41° New York City Marathon - 20° Posto Assoluto - 1° Europeo

41° New York City Marathon - 20° Posto Assoluto - 1° Europeo
Un Sogno Ad Occhi Aperti...

giovedì 31 dicembre 2015

Trail Fest a Bosco della Ficuzza!

Il podio assoluto, con un Grande V.M. Catania
per un'edizione dagli alti livelli!
Palermo, fino anno 2015.

E' stato un anno di difficile interpretazione, resta salda la fiducia in me stesso, ho trovato affetto sportivo ed una affermata amicizia in quelle poche persone che hanno conosciuto me stesso in ogni mia angolazione (del carattere).
Angoli che alle volte sono da smussare ma che, nella ferma rigidità del mio essere mi aiutano e mi accompagnano nell'impresa di resistere ad ogni corsa...

Dicembre rappresenta come ogni anno un punto di transizione, di riflessione, di ripartenza, verso una nuova scommessa che rappresenta una sorta di crescita sia personale che di squadra...
Il nuovo che avanza si vedrà fra qualche settimana, ma è tempo (finalmente) di raccontare l'ultima esperienza vissuta, quella tradizionalmente calcata dal freddo e dal fango, dalla foschia e dall'aria fresca, lontano dalla modernità, lontano dall'asfalto... l'ultima prova del Circuito Ecotrail Sicilia a Bosco della Ficuzza (PA).

Torno per l'ennesima volta e spero che prima o poi giungerà la vittoria tanto agognata da aggiungere alle soddisfazioni personali raggiunte in anni di dedizione a questo Sport.
Il Trail ti completa, saperlo correre è una soddisfazione che non ha pari, riuscire a scendere in quelle semi-ripide discese fangose come un discesista sa fare, cogliendo l'attimo, senza esitare, ti sfiora come un brivido sulla pelle e sono gioie che con la monotonia della pista o della strada non puoi cogliere.
Finalmente so come si fa, o meglio, ho cacciato via da me stesso i fantasmi del timore di cadere senza motivo e di ruzzolare nel fango... alcuni nel dopo-gara hanno criticato questo Trail di 23K circa, definendolo "troppo veloce e poco emozionante" ma per un agonista come me che ha tirato per tutta la corsa allo spasimo, soffrendo e ansimando nelle lunghe salite e digrignando i denti nelle scorrevoli ed a volte infide discese, vien da pensare che queste persone non interpretano il Trail alla stessa maniera di chi si trova avanti a lottare, fino alla fine.
Ne esci pervaso da emozioni ma le gambe ti scoppiano, sanguinano e lacrimano...

Così, con poco Trail nelle gambe ed i principi della "preparazione invernale" iniziata ai primi di dicembre, ho affrontato forse con meno impeto la partenza di una gara che mi ha visto nettamente in testa almeno nelle battute iniziali.

Nel contesto di un clima molto mite ma tanto umido, ho deciso di partire con abiti leggeri, soltanto la maglia tecnica a manica lunga, peraltro leggera.
Quest'anno record di partecipanti per numeri in continuo crescendo!
Alla fine, mi ridurrò una pietà tra umidità e fango.

Non saprei se è un periodo particolare oppure ho capito che almeno in un Trail impegnativo è meglio dosare le forze, ma in questa edizione avevo pensato di non gettarmi a capofitto nella lunga discesa d'asfalto che ti si presenta subito dopo il via, lasciato alle spalle l'imponente Palazzina di Caccia borbonica.
C'era chi ci aveva pensato al posto mio, il più giovane ed entusiasta Salvatore Pillitteri (vecchia conoscenza della Pista ed a suo tempo discreto siepista) che ha messo perentoriamente in fila indiana tutti i partecipanti con la sua netta iniziativa.

A fatica riesco a mettermi al comando con lui e poco dietro il netto favorito, Vito Massimo Catania.
Già sapevo quando ci avrebbe lasciati con il suo incedere in salita potente e regale, forse "sprecato" per restare rinchiuso negli ambiti Trail isolani...

La trazzera iniziale dura tanti chilometri, quasi cinque e sale sempre, tanto che non è facile per nessuno di noi trovare rilassatezza.
Restiamo in tre, compatti, gli altri sembrano essere già abbastanza lontani da non impensierire più nessuno e, con sorpresa, anche Pillitteri si stacca prima dell'inizio dei tratti Trail seri facendo pensare che quell'azione iniziale fosse realmente più "suicida" che meditata.

E, come volevasi dimostrare, Vito Massimo inizia la sua leggera progressione nel primo settore vertical della corsa, che a mio giudizio è il più difficile tecnicamente di tutta la gara.
Con irrisoria facilità sparisce tra le radure e continua a correre laddove inizio a cedere alle pendenze, camminando a passo svelto e ritmato.
La prima salita dura tanto e sembra non finire mai, Vito Massimo sparisce e riapparirà solo al traguardo... un fenomeno del Trail!

Da questo momento in avanti la gara sarà tutta in solitaria con il mio avversario diretto lontano parecchio da non potermi impensierire, per molto tempo.
Nelle successive discese non noto esitazione, cerco di scendere con scrupolo e intelligenza, senza cercare di fermarmi o interrompere la danza ritmica a volte tra rocce scoscese, altre volte tra stretti rivoli di terra scavati dal fango.
E' un arrivo felicemente... distruttivo!
La scelta più intelligente è sempre quella di cercare la strada più larga e laterale (che è in genere anche quella meno scivolosa) e laddove non fosse possibile evitare i tratti rischiosi, è meglio affrontarli con saggia decisione affondando il piede interamente nel terreno: solo così sarà possibile restare in piedi!

E' una tecnica che mi ripeto sempre ad ogni corsa off - road, ma non è altro che la sostanza di tutto nel running, saper usare bene i piedi!

La prima metà di gara è sofferta, è un continuo salire e solo in queste discese puoi rifiatare ad alta velocità.
Oltretutto è la parte di bosco che apprezzano in molti, perchè è ricca di ambientazioni differenti che regalano scorci paesaggistici incantevoli.
Ci si sente davvero trasportati lontano dalla grigia civiltà!

La lunga serpentina di fango è un divertimento nella serietà della gara, è sempre bene allungare il passo e saltare i fossi per non sporcarti, ma dopo qualche chilometro appare inevitabile colorare interamente di ocra le tue scarpe variopinte di vivaci tonalità verdi per intuire che almeno quest'anno il percorso appare più appesantito dell'anno precedente.
Non capisco come mai ciò sia accaduto vista la siccità invernale in Sicilia, ma nel tentare di affrontare un tratto in salita dove rischi di lasciarvi le scarpe se la terra fangosa ed "adesiva" le vuole trattenere, torni a memoria che questo episodio nei tuoi ricordi non c'è...

Nel 2014 era stato abbastanza facile correre, questa volta un leggero alibi per l'appesantimento dei tempi c'è stato...

Considerato che Vito Massimo abbia pressochè concluso con lo stesso tempo, egli ha completato un'autentica impresa (in solitaria), ma nel mio caso, le cose non sono andate esattamente così, nessun miracolo...
La seconda parte di gara, diventa per così dire "monotona" perchè ti fa affrontare nuovamente una salita Trail e successivamente inizia un tratto di lunga trazzera in salita che sembra un'autostrada per quanto è larga ed accogliente.
Bisogna avere le gambe per correre, ma una volta che le tue scarpe sono tutte appesantite dal fango e dall'acqua fredda assorbita, con oltre un'ora di gara dura sulle gambe, non vien tanta voglia di insistere e lottare, ma devi farlo, per il tuo onore anche perchè il tuo avversario è più vicino di quanto sembri...

L'avversario, giustamente convinto che fosse Salvo Pillitteri, si materializzava dall'alto di pendenze che avevo appena finito di completare, calcolandole con un distacco rassicurante, ma non avevo fatto i conti sia con il VERO avversario che con le discese che per alcuni sono delle vere e proprie discese libere.

Infatti, terminato il lunghissimo tratto di percorso in salita, iniziava quello in discesa ma i piedi erano così stanchi (oltre la mente) che non volevano offendersi ulteriormente, così quella discesa molto lunga e rischiosa, l'ho affrontata con meno mordente.
Chi ha detto che Babbo Natale sia grasso e goffo? ;-)

Tutto filava liscio fino all'ultima lunga discesa - Trail leggermente fangosa e scivolosa che sapevo durasse tanto.
Del mio avversario non c'era traccia, eppure era rimontante...
La lunga corsa sta per aver fine e l'agognato traguardo sembrava vicino più che mai quando avviene rapidamente il sorpasso ed il mio avversario trova (giustamente) la meglio su di me chee non cerco in nessun modo scorrettezze, lasciandolo passare.

In verità, al termine della discesa, superato il cancello che la delimita, mi lancio verso di lui con tutta la rabbia agonistica in corpo, su del saldo asfalto, ma le gambe mi chiedono pietà e lascio la mia fatica al bosco con un buon terzo posto :-)

Soddisfatto, comunque con un discreto tempo (che non sapevo quantomeno sfiorare nemmeno negli anni podisticamente migliori di questo) dopo alcuni minuti vengo a scoprire che l'ignoto avversario che mi ha soffiato la seconda posizione è un giovane 23enne dell'Universitas, Lorenzo Abbate, decisamente più bravo sui sentieri fangosi che su pista (con tutto il rispetto che merita!).
Con un esordio così era giusto avere il sorriso in bocca e che ben vengano i giovani audaci che vogliano sperimentare corse diverse dalla strada!

L'anno si chiude così, in salute, con un Good Race Team che cresce, sempre presente, sempre in forma e che mi ha fatto sentire parte di un gruppo che fonda le basi dello stare bene tra le persone che, ancor prima di mettersi un pettorale, provano stima reciproca ed un grande rispetto.

Sarà bello ripartire con nuove sfide e con tanto entusiasmo: si cresce, si va avanti ma posso dire grazie con il cuore a quelle poche persone che sono state sempre con me negli anni, tra alti e bassi.

Un buon 2016 sportivo a tutti!

lunedì 30 novembre 2015

Altofonte, The House of Champions!

Il via affollato quanto basta per occupare l'intera Piazza!
Altofonte (PA) - 22 novembre.

Una settimana dopo, gambe a pezzi, entusiasmo alle stelle, un punto di partenza su cui lavorare molto.
Più passavano i giorni più si abbassavano le temperature e più cresceva l'entusiasmo.
Ci sono voluti alcuni giorni per smaltire l'effetto "ultramaratona" di Palermo, ma già al mercoledì tornavo a far girare bene le gambe.
Purtroppo, evidentemente a causa dell'indebolimento causato dall'estenuante prova di 42K, un brutto virus intestinale si è impadronito del mio stomaco e per due giorni non ho potuto più mangiare nulla senza poterla digerire...
La mia partecipazione al Trofeo "Pipitone" di Altofonte era in bilico, ma almeno al sabato avevo corso e qualche speranza restava.

Quella domenica mattina faceva già abbastanza freddo.
Oltretutto Altofonte, posto a pochi chilometri da Palermo, città nota per aver dato i natali all'intramontabile Totò Antibo, è di fatto diventata una cittadina leggenda per aver sfornato continuamente Campioni e gente appassionata di atletica.
Pochi metri e subito in quattro
E' incredibile vedere come un piccolo centro abitato cavalchi ancora l'onda forte di un Campione dei miei tempi da adolescente e grazie al lavoro di famiglie appassionate, presenti batterie di ragazzini pronti a sgambettare lungo le strette e tortuose vie che attraversano il Paese.

Ritrovo, come sempre, in Piazza Centrale ad Altofonte, di fronte al Municipio, con tutto il Good Race Team, amici ed appassionati.

Non lo sapevo ancora se avrei mai potuto concludere la corsa, ma già era nota la partecipazione di Alessio Terrasi, la ancora giovane speranza altofontina, runner ben impostato, stilisticamente agile e perfetto e non ancora sbarcato con decisione alle lunghe distanze.

Accetto ben volentieri la sfida, conscio che in gara ci sarebbero stati altri interessanti avversari locali, ma la mia determinazione era focalizzata su di lui.
Il riposo forzato mi aveva privato di energie ma almeno il fisico si era rilassato a dovere dopo l'enorme sforzo della maratona.

Passaggio in curva, un pò difficoltoso
Il via, dopo un'infinità di batterie giovanili (che ben vengano!) avviene quasi a mezzogiorno: 8,4 K su un percorso nervoso fatto di continui saliscendi (alcuni anche irti) ricavato nelle vie adiacenti alla Piazza principale, per un totale di 7 giri.

I partecipanti alla gara assoluta non erano in tantissimi, ma alla partenza in molti hanno dato sfoggio delle loro capacità da primo giro.
Tutto si risolve in poche centinaia di metri, quando alcuni podisti, dopo aver tirato forte la prima difficile salita, rallentano di colpo nella pendente discesa successiva.
Non comprendo tutto ciò e mi getto a "peso morto" come se si trattasse di un Trail scosceso ma fatto di asfalto.
Lascio ai miei avversari un leggero stupore e, una volta ricomposti, capiscono che lo scherzo è finito e che devono correre seriamente.
A quel punto, al termine del primo giro, siamo in quattro: Io, Terrasi, Cimò ed un giovane del CUS Palermo che non conosco bene.

La lotta inizia ad essere interessante.
Corro sul velluto, quello che faccio mi viene semplice e lo stomaco non sembra crearmi fastidio.
Dopo tre giri, come era prevedibile visto il giro poco più lungo di un chilometro, iniziano i primi doppiaggi dei concorrenti più lenti ed a breve i sorpassi diventano routine mischiata alla gara vera.
Chi è del posto sa da quale strada siamo usciti :-)
Il giovanissimo del CUS Palermo sgomita un pò troppo per prendersi una posizione avanti prettamente inutile ed intuisco che è il sintomo di un atleta in difficoltà... tante volte è capitato a me, inconsapevolmente!

In breve tempo, complici anche le continue salite molto selettive per il ritmo dei vari podisti, restiamo in due, io e Terrasi avanti ma il ragazzo è ovviamente più fresco del sottoscritto.
Non posso far altro che continuare del mio passo e usare più esperienza possibile, cercando di contrattaccare, nonostante il ritmo sia già serrato.
Come era prevedibile, purtroppo, riesco a tamponare la sua maggiore freschezza fino a che, al termine del 5° giro, nel lungo curvone in salita, perdo terreno e mi stacco.

Il momento della Fuga di Terrasi!
Terrasi lo capisce e inizia una progressione non particolarmente severa ma provoca un boato nella folla, che rintuonava con veemenza ogni qualvolta attraversavo un vicoletto o una strettoia: mentre Alessio usciva dalla stradina, io entravo nella stessa e sentivo il rimbombo del tifo cittadino che, sportivamente mi incitava comunque al mio passaggio.

Ma i cittadini accorsi sapevano che ormai la vittoria locale era in pugno ed all'ultimo giro, ormai stanco io e ben avanti Terrasi, cedo definitivamente le speranze di rimonta e da lontano "sento" la vittoria del sempre bravo Alessio.

Io, mi accontento del secondo posto ma noto buone sensazioni, il lavoro costante mi ha ripagato e finalmente posso allenarmi con serenità.
L'anno si è ormai (quasi) chiuso con molti risultati deludenti, il Vero Crono non è mai arrivato ma, cosa importa?
Ciò che davvero è importante è essere sempre in mezzo agli altri avversari, a lottare fino in fondo e non arrendersi mai, alzarsi presto al mattino, sentire la Città caotica dormire e svegliarsi con i raggi del sole appena usciti, oppure essere sempre lì, nel buio del tardo pomeriggio, unica fuga dal lavoro.

I risultati, arriveranno.

(Ringrazio Sicilia Running per il servizio completo di foto)

giovedì 26 novembre 2015

Maratona di Palermo, il traguardo più sofferto, la gioia più grande!

La Foto più Bella, l'arrivo è giunto, grazie Adriana!
Palermo, 15 novembre.

Questa volta il racconto non inizia con le solite "storie da allenamento", stavolta la gara vera inizia proprio dalla mia Città, colei che mi ha cresciuto in tutto e per tutto, Palermo.

Ricordo ancora gli esordi quando correre in Città era diverso, quando c'erano tanti protagonisti in più ed altri che hanno fatto la storia del podismo siciliano magari sono tutt'ora sulla linea di partenza di quest'ultima edizione ma quindici anni fa, primeggiavano...
Farò la stessa fine anch'io, è normale con il passare dell'età, ma dopo questa lunga ed estenuante domenica non posso che essere felice per aver colto un'occasione che capita raramente nella vita.

E' vero, un tempo le Maratone erano più ricche di atleti stranieri, anche la mezza maratona (gara a contorno della principale manifestazione) era più partecipata ed il livello qualitativo era più alto in assoluto ma, che sia la Maratona di New York (basti vedere i tempi dei primi venti all'arrivo di quest'anno) o che sia l'ultima delle Maratone italiane, ormai il livello assoluto si è affievolito, non di poco.

E di certo la Maratona di Palermo non è l'ultima, anzi con questi numeri (oltre 2.000 partecipanti in assoluto e ben 400 alla 42,195K) si piazza tra le migliori Italiane, là dove merita di stare.
Il fenomeno del running si è allargato a vasta scala, ecco il perchè di così tanti partecipanti, ma la "colpa" degli scarsi risultati non può essere attributo soltanto all'aria od al cibo pesante della Città (battuta ironica), sono le nuove generazioni che non hanno tanta voglia di muoversi, e di correre.

La scelta dell'organizzazione, quindi, di lasciar concorrere alla vittoria finale gli unici atleti locali accorsi quella domenica 15 non appare dunque discutibile, ma sono pronto a scommettere che ci saranno centinaia di veri runners degli anni passati che avrebbero potuto farcela anch'essi se avessero avuto anche loro questa chance.
E non se la sarebbero fatta scappare.

Ottimo secondo posto del "centista" Buccafusca!
E' noto che la condizione degli ultimi tempi non era la migliore in assoluto.
I riscontri in allenamento non erano poi così tanto negativi e nell'ultimo mese ero riuscito a lavorare fin troppo bene da tornare a toccare i 9-10 allenamenti settimanali.
Tutto questo non è mai tanto facile e non serve uno schiocco di dita per tornare subito il miglior me stesso di sempre, ovvero un discreto podista.
Purtroppo maledire tutti i piccoli acciacchi che mi hanno frenato diverse volte nella sempre più estenuante calda estate siciliana non serve ad un gran che, ma saper trovare le forze per rialzarsi dopo ogni caduta è sempre stato il mio volere primario.

Gli allenamenti, come raccontato, non avanzavano in maniera decisa e spedita e l'umidità che pervade la Città mi ha spesso messo in seria difficoltà come quando avevo affrontato tutta la Salita di Monte Pellegrino due sabati prima di prendere il via alla Maratona che si è rivelata la più importante degli ultimi anni.
L'umidità crescente, un misto tra aria fresca che investe i sempre caldi raggi solari, mi ha costretto più volte a correre con le T-Shirt in tessuto sintetico misto - lana, che almeno proteggono dalle vampate di freddo sulla pelle, ma è inevitabile sudare ovunque, persino fin giù nelle scarpe, ancora, a novembre... :-(

La decisione, presa ormai con ferma saggezza, di puntare tutto il possibile sulla Maratona di Palermo, la maturai la settimana prima, con grande intesa tra l'organizzazione tutta: tale responsabilità mi diede una grande carica, conscio che non sarebbe stata una passeggiata, con un percorso tutto rinnovato, ma arduo come mai avrei potuto immaginare se non correndo.
Io, l'anello Rosso e Monte Pellegrino sullo Sfondo
Non avrei voluto continuare con un altro mese nel quale non mi sarei potuto preparare come avrei dovuto, magari prendere un volo a fine dicembre ed "imbroccare" un altro presunto fallimento in Italia, no, questo non avrei potuto sopportarlo!

La settimana che portava al Grande evento passò con tanta tranquillità, l'allenamento di rifinitura, un classico 10 x 600m (R.1'30") svolto il martedì 17, restituì belle sensazioni e lasciai che il resto dei giorni di avvicinamento alla Maratona facessero il loro quieto e silente decorso.
Il sabato all'expo dentro lo Stadio Vito Schifani, avvenne con vari incontri: gente sicura del mio assoluto risultato, grandi nomi noti come l'intramontabile Gelindo Bordin, l'amica "Rossa" fotografa, gli amici del gruppo di fotografi soci UIF, gli affetti e tanti tanti amici lì a chiedermi come sarebbe stata la corsa.
Era una grande incognita: per la prima volta dopo tantissimi anni veniva reintrodotto il "giro unico" a rendere più completa, cittadina ed intrigante la corsa, con un'incognita: quella Salita di Mondello nelle ultime fasi della gara presente come un Gigante insormontabile, dall'alto della sua enorme statura di quasi ben 3.000m!
L'idea del giro unico è stata decisamente accolta benevolmente da tutti i podisti, locali e stranieri e non a caso il numero complessivo di partecipanti è raddoppiato rispetto alle passate edizioni.
Sempre di poca gente si tratta, per quel che merita la Città e la manifestazione tutta, ma quei pochi sono aumentati ed hanno potuto raccontare di un'impresa tagliando il traguardo di una Maratona bella e accattivante paesaggisticamente parlando come poche al Mondo.

Stavolta non mi va di parlare dei soliti disagi tra gli automobilisti rincarati a torto dalle testate giornalistiche locali che, invece di invitare (e magari allertare) la Cittadinanza a partecipare all'imminente evento che dovrebbe coinvolgere tutti, a beneficio dei tanti esercenti commerciali, la butta sempre sull'ormai stucchevole notizia dei problemi per il traffico veicolare.
Questa gente non ha evidentemente mai viaggiato in vita sua nè tantomeno ama i propri concittadini che possono trarne beneficio da questa manifestazione, potenzialmente grande volano per l'economia turistica della Città di Palermo.

Durante il riscaldamento, nubi fisse all'orizzonte che incupivano l'ambiente quanto bastasse a non far uscire del tutto i già presenti raggi solari.
Umidità a livelli elevatissimi, ma si sapeva già.
Il Podio maschile della Maratona
Ero già molto concentrato e temevo la gara tutta, lunga e imprevedibile.

Il "Via" è il solito spettacolo di podisti che sfilano lungo i 400m dell'anello dello Stadio delle Palme "Vito Schifani" per poi immettersi immediatamente nel cuore del Parco della Favorita.
Mi aspettavo di scegliere il ritmo migliore tra i pretendenti al piazzamento sulla Mezza Maratona, ma dopo circa un paio di chilometri dei tanti in leggera discesa che portavano al Centro Storico della Città, mi trovo in compagnia a tre e successivamente solo in due a dettare un ritmo assestato sui 3'30"/Km circa.

Là avanti Alessio Terrasi fa di tutto per staccare il diretto avversario, Mohammed Idrissi, ma al termine dei 21K sarà il marocchino a trionfare.
Subito dietro, a controllare la mia gara ed a godermi la Città e tutto il pubblico festante, io insieme al mio compagno d'avventura che mi tenevo stretto per non restare troppo presto da solo.
La prima irta salita avveniva in quel dei Quattro Canti, passando a fianco della Cattedrale e subito dopo dentro il Palazzo della Regione, due passaggi semplicemente fantastici ma molto difficili.

La mia corsa, in totale controllo, presentava il primo serio cambiamento al percorso incanalando i podisti nella via di ritorno attraverso una strada parallela a quella appena attraversata, evitando quindi in modo intelligente la folla dei sopraggiungenti podisti che inevitabilmente sarebbe venuta addosso con le solite conseguenze disastrose.
In poco tempo ed in totale relax, tornavamo in zona "Teatro Politeama" ed affrontavamo l'intera strada di ritorno in costante e leggera salita.

Il mio compagno d'avventura non mollava ma ogni tanto perdeva qualche passo dietro di me.
L'ingresso dentro al Parco della Favorita lo conosco bene, è ricco di saliscendi e di insidie ed ero pronto ad affrontarlo con la giusta intelligenza, ma al primo giro di boa notai con una certa apprensione che il mio diretto avversario, Vito Massimo Catania, non era poi così distante.

Fino a quel momento non avevo pensato a lui e mi ero goduto il percorso, anzi sapevo esattamente quando avrei dovuto provare ad attaccare, anche se non sapevo che già stavo correndo più lento del previsto: ero così terribilmente bagnato dall'umidità ed avevo già costantemente bevuto ad ogni rifornimento, il che non giocava a mio vantaggio.

Suggestivo il passaggio dentro il
Palazzo della Regione
A quel punto provo ad incrementare un po il ritmo e resto da solo, scalando le piccole salitelle del Parco con maggiore impegno.
La parola impegno, in Maratona, è una cosa seria: se ti impegni troppo presto sai già che dovrai fare i conti con la parte finale della gara.

In realtà la strada scorre via con facilità e slancio, il passaggio alla Palazzina Cinese ed a Villa Niscemi immersa dentro il Parco è semplice così come l'ingresso allo Stadio delle Palme, semplice ed essenziale ma pieno di carica: tutto il pubblico mi incitava e mi sosteneva!

E' il momento di fare nuovamente il punto della situazione e con un semplice colpo d'occhio, Vito Massimo Catania era lì, issato a 300m esatti di distacco.
Nonostante il modesto forcing non ero riuscito ad ottenere significativi risultati, ma era già tempo di tornare dentro il Parco e spingere in discesa.
La discesa dura poco perchè il percorso, una volta approssimarsi all'uscita del Parco, con un intelligente giro di boa, ti faceva reimmettere sul percorso calcato dalla Mezza Maratona trovando tutti gli altri partecipanti che si apprestavano a concludere la loro gara.

Questa compagnia non mi dispiaceva e mi invitava a spingere di più quando, nuovamente, era il lungo ed arduo rettilineo della Favorita a presentare il suo conto.
Stavolta ricordo di iniziare ad ansimare un pò, il passo era ancora fluido ma non desideravo altro che raggiungere la lunga discesa che avrebbe portato sul lido di Mondello (dopo diverse deviazioni) ed al termine dei continui sorpassi, sopraggiunge il silenzio: era ora di scendere e di accendere la gara, il momento tanto temuto!

La discesa dura sempre troppo poco ma il cartello dei "-10K" all'arrivo giunge al termine di essa: purtroppo una deviazione al percorso inserita all'ultimo minuto rende tutto  meno gradevole perchè piazzata in salita (l'inizio della salita di Monte Ercta, la strada in salita che porta a Monte Pellegrino lato Mondello) e spacca le gambe di tutti, compreso quelle del sottoscritto.
Era un rapido giro di boa ma la mente si piega al volere di quella pendenza e Vito Massimo, apparentemente rilassato, era sempre lì a debita distanza.

Sarebbe stata decisamente un'idea migliore allungare il percorso al termine della gara, consentendo ai podisti di percorrere un intero giro di Pista - passerella prima dell'arrivo vero e proprio.
Mondello, fase di ritorno, le moto di vedetta mi "spingono" oltre le difficoltà
Con quei 400m in più ricavati sull'anello dello Stadio si sarebbe evitata questa dura deviazione, rendendo più scorrevole il percorso.

In verità avevo spinto il più possibile in discesa ma ormai i piedi mostravano i primi segni di cedimento: era nulla in confronto a ciò che sarebbe accaduto di lì a poco.
Il percorso si rivela più lungo del previsto ed è davvero arduo giungere sul lungomare che per fortuna, arriva dopo l'aver toccato l'ultimo club nautico baciato sul Golfo di Mondello.
Era il momento di correre sul serio e di rilassarsi ove possibile: per due lunghi chilometri era tutta costa, splendida e calma costa con poca gente in spiaggia o a Piazza Valdesi ad incitare i propri beniamini.

Anche lì, come in diversi punti del percorso "strategici" presente un punto ristoro organizzato grazie all'aiuto delle principali Società podistiche della Città, sempre ben forniti ed organizzati, una carica di motivazioni non indifferente!

Purtroppo la strada del ritorno era la stessa e identica di quella dell'andata, lunga e inarrivabile e già vacillavo.
Il "Gigante" era sempre più vicino, la temibile Salita di Mondello che nella mia vita l'avrò corsa in mille modi centinaia di volte, ma non in gara giunta al 35°K.
Provo a reagire, prendo l'ultimo gel di maltodestrine e mi butto a testa in giù.
La conosco come le mie tasche ma non avanzo, ormai i piedi mi hanno abbandonato al mio destino ed è una terribile agonia.
Le carte cambiano volto in pochi chilometri.

E' il momento di massima crisi e si legge nel volto...
Sono tenuto da sottili fili quali la mia determinazione, le moto della Direzione Corsa, fin troppe e fin troppo rumorose e dalle voci di incitamento di amici che ormai seguivano il mio lento incedere in salita dalla corsia opposta.
Tutta questa "spinta psicologica" mi faceva andare oltre le mie attuali capacità e pensavo a quando sarebbe arrivato il mio diretto avversario, magari più fresco di me e con il sorriso sulle labbra a sorpassarmi, sportivo ma beffardo.
Ma tutto questo non accade ed in "vetta" alla salita mi aspettano altri amici ad incitarmi.

"Out of Order", non rispondo più a nessuno, non guardo più in faccia a nessuno, solo pochi gesti, qualche mugugno ma non parlo più, non ho più forze.

Finalmente giunge la lunga discesa verso la Palazzina Cinese ma dura poco, i piedi sono così deboli che devo scartare le asperità del terreno con la testa, mi da tutto fastidio ormai, ma la testa funziona, e sono meno tre.

La lunga salita di Villa Niscemi mi spegne, definitivamente, ma penso che sarebbe stata l'ultima della giornata, prima della pace, forse della gloria.
Temo la beffa, da un secondo all'altro e mi preparo a gettarmi in discesa, girando a destra quando...

"Gira a sinistra, prima devi andare lì" mi diceva la Direzione di Corsa.
Questa deviazione ulteriore non la conoscevo, era troppo piccola in Mappa, una pugnalata alle gambe.
"Non ce la faccio più", smorfia di dolore in viso, non accetto questa pendenza non annunciata e quasi resto fermo sul posto.
A pochi metri vi era il punto di ristoro del Good Race Team Palermo, la mia squadra, il mio Presidente era lì ad urlare con tutte le sue forze, a spingermi oltre.

Interviste del Post - Gara
E come tante volte nelle mie gare, mi spingo oltre.
Reagisco, svolto la boa e aspetto la Beffa, ma la Beffa tarda ad arrivare e non ha il volto di Vito Massimo, poi fermatosi a metà salita di Mondello per sopraggiunta crisi.
Mi getto in discesa, manca meno di due chilometri e adesso la musica cambia.
Torno a correre, il ritmo è superiore ai 4'10"/Km ma non è così da buttar via.

Finalmente vedo lo Stadio, inizio ad immaginare la Vittoria e corro con la disperazione verso i primi spettatori che attendono da troppo tempo il mio arrivo.

C'è la bandiera francese ad aspettarmi all'ingresso allo Stadio, in ricordo di tragici fatti accaduti poche ore prima che avevano coinvolto la Capitale francese, la afferro ed ormai mancano circa 200m.

Me li godo tutti, lo Stadio esplode a festa, quella bandiera è pesante ma la porto con grande orgoglio e finalmente taglio, esausto, il traguardo a braccia alzate.

VINCO LA MARATONA DI PALERMO!!!
Il crono finale importa poco, è di 2h44'03" ma la gioia è immensa per quanto è stata difficile questa domenica.
Chiaramente non preparato a dovere, ho avuto abilità e fortuna nel mantenere la posizione sin dal Via, gestendo le mille difficoltà.
Fossi stato da solo in corsa, probabilmente avrei ceduto psicologicamente ma questa è stata una vittoria raccolta di più con le forze mentali prima ancora che con quelle fisiche.

L'anno agonistico, dopo alcune delusioni, mi regala una grande soddisfazione ed entrare a far parte dell'albo d'oro della Maratona della mia Città non ha prezzo.

Adesso si volta pagina, mesi di allenamento e duro lavoro mi aspettano ma con una nuova marcia in più!

(Grazie Sicilia Running per il servizio e le foto, oltre che Adriana, Toti, Manuela per le foto)

domenica 25 ottobre 2015

Adidas Evil Eye Evo Pro e Tycane Pro - Occhi al Sicuro!

Evil Eye Evo Pro (Large) con Lenti Blu Mirror Hydrophobic
Gli ultimi arrivi in casa Adidas Eyewear li ho provati tutto l'anno, inclusa l'estate e si tratta di ricche novità.

Ho la fortuna di essere Testimonial di un Brand Leader indiscusso quantomeno per la tecnologia applicata alla corretta visione nello sport, ambito dove è molto difficile sbagliare o presentare prodotti di qualità scadente o dai pessimi filtri che possono negare la gioia dei colori che offre la natura tutto l'anno.

Innovazioni nel Design e nello stile, oltre che nella qualità delle Lenti, che si arricchisce di novità interessantissime.

EVIL EYE EVO PRO

Con gli Evil Eye Evo Pro puoi fare qualsiasi sport, dal Running, al Cycling
agli sport di Alta Montagna...
 Evil Eye (nome storico degli Occhiali da Sole di casa Adidas per il Ciclismo, BMX, Downhill, Outdoor ed anche Running) Evo ed Evo Pro.

La novità assoluta di questo 2015 infatti si chiama

Dei due modelli che ho avuto il piacere di testare, parlerò del modello Evil Eye Evo Pro, che si differenzia dal secondo perchè di serie è incluso il parasudore posto all'estremità superiore degli occhiali.

Nasce con un design avvolgente, voluto per le estati torride e per garantire la massima facilità di visione in ogni ambiente, con il nuovissimo design a goccia lanciato alla fine del 2014 con il modello Tycane, che sta bene al viso.
Visione massimale, curvatura degli occhiali strabiliante e mai un dettaglio perso, questi sono Evil Eye Evo.

Raffronto dall'alto dei due modelli: si vede la maggiore
"presenza dell'Evil Eye Evo Pro
La comodità durante la corsa è indiscussa, si sentono sicuramente i pochi grammi in più di differenza rispetto ad un modello fatto a posta per il Running quale l'Adizero Tempo (consigliatissimo per la sua leggerezza e flessibilità) o l'elegante quanto leggero Adivista (ottimo e pensato anche per il Golf).

Ma questi sono gli Evil Eye Evo ed il mio miglior consiglio è di pensare di prendere il modello "a194/S" ("S" sta per small) a meno che non abbiate un viso molto grande perchè su un volto scavato come il mio stanno fin troppo comodi e possono poggiare sugli zigomi durante l'azione di corsa.

Regolabili in modo facile ed universale, con Tre inclinazioni delle solide aste degli Occhiali, gommate dall'interno e sostituibili facilmente, e quattro modalità di regolazione del naso (due + due, capovolgendo il nasello molto confortevole in gomma morbida, sono adatti per ogni viso e per ogni tipo di personalizzazione e morfologia del viso.

Come detto, il modello Evil Eye Evo Pro possiede un parasudore che, da me testato nelle torride giornate estive, fa il suo egregio dovere assorbendo l'umidità in eccesso e impedendo al sudore di penetrare all'interno della montatura, direttamente dall'alto dove è più probabile che ciò accada.

La qualità delle Lenti è un cavallo di battaglia di Adidas Eyewear, da
quest'anno anche Hydrophobic!
Non di meno, sono presenti molte aree di ventilazione, al centro degli occhiali ed ai lati, in corrispondenza del ponte dove è piazzato il Logo Adidas dal quale si possono estrarre le Lenti.

Basta infatti aprire il ponte di bloccaggio (Lens Lock System) e con un minimo scatto la lente esce via facilmente.
Su questi dettagli ed sull'intercambiabilità gli Occhiali Adidas Eyewear sono stati da sempre una garanzia.

LENTI
La novità assoluta del 2014/2015 sta nelle lenti idrofobiche, introdotte pochi mesi fa al lancio di questi nuovissimi Occhiali da sole.

La massima qualità delle lenti, garantite dalle varianti LST (Light Stabilizing Technology) nelle seguenti versioni:

LST active Silver H (Lenti specchiate che sanno gestire i cambi di luce dinamici come in un bosco)
LST bluelightfilter silver H (Lenti specchiate idrofobiche ottimali in condizione di luce abbagliante)
LST bright silver H (Lenti specchiate idrofobiche che tendono a schiarire gli ambienti più scuri)
LST contrast silver (Lenti specchiate di grande effetto che esaltano i colori, ideale per il golf)
LST polarized silver H (Lenti polarizzate, riflessi azzerati e massima esaltazione del colore)
LST active anti fog (Aumentano il contrasto e schiariscono i dettagli, ideali in caso di nebbia)
LST bright anti fog (Lenti che schiariscono gli ambienti, ottimali in caso di nebbia)
LST (various color) H (Consigliatissime le Lenti color Blu e Rosso, idrofobiche)

In gara è importante avere il viso
ben protetto dal sole
Tolte le già note LST Active ed LST Bright (rispettivamente per ambienti con cambi di luce dinamica e schiarenti), le nuove Lenti (consiglio vivamente le "silver" sia per la perfetta visione che per l'effetto "specchiato" clamorosamente affascinante in questo modello con design così avvolgente) si distinguono per la dicitura "H" che sta per HYDROPHOBIC.

Le Lenti H - Idrofobiche sono una bella novità per chi come me corre e suda tanto o preferisce di tanto in tanto rilassare i tendini e fare potenziamento in mare con fondo sabbioso.

La Lente Idrofobica impedisce, infatti, che elementi molto fastidiosi come le macchie d'acqua o di sudore e le particelle di sale e di sporco si attacchino alla lente, lasciando la visione ottimale.
Impronte digitali e aloni di sporco o polvere sono un lontano ricordo, grazie a questo trattamento speciale delle lenti applicato in superficie.

Dopo un intenso utilizzo, infatti, la lente Idrofobica si è comportata benissimo, lasciando la visione ottimale e solo qualche leggero alone, ma considerato che molto spesso ho a che fare con percentuali di sporco e umidità da far paura, sono davvero soddisfatto della resa di queste bellissime quanto innovative lenti.

L'introduzione di nuovi abbinamenti di vari colori hanno reso gli Occhiali da Sole sportivi ancora più accattivanti, anche a scopo commerciale.
Non mi dispiace, infatti, correre ad esempio con delle lenti esageratamente Blu come le Blue Mirror H (specchiate) e per giunta idrofobiche!

Alta tecnologia per un tocco fashion (per chi lo vuole) ma consiglio sempre di avere un paio di LST di riserva perchè sono davvero eccezionali!

TYCANE PRO
Tycane Pro con Lenti LST Active Silver H

I Tycane Pro sono la novità di fine anno 2014 e con essi sono state presentate le sopra citate lenti Idrofobiche H ed il design nuovo, avvolgente e coinvolgente :-)

Più leggeri degli Evil Eye Evo, si distinguono da questi ultimi per una maggiore leggerezza, dimensioni più ridotte ed una immagine al viso a mio parere più cool, per uno sportivo.

Forniti anche di galleggiante con fascia elastica inclusa, nel caso si vogliano fare attività in acqua, nascono infatti per respingere gli schizzi del mare durante una regata, ad esempio, ma presto si evolvono come i migliori compagni di avventura a cavallo di una Bike o nel Running.

A garantire la eccellente versatilità di questo modello, c'è la versione adatta agli sport di Montagna, ovvero i Tycane Pro Outdoor: una protezione per il viso aggiuntiva (in caso di freddo estremo o di giornate molto chiare dove il sole fa parecchio male sopra i 3.000m di altitudine) e Lenti "Space Lens" dalla protezione estrema in caso di luce solare di alta montagna.

I Tycane Pro sono avvolgenti ma nello stesso tempo molto leggeri
Parlando a sportivi seri ed esigenti, sicuramente questo modello mi ha molto entusiasmato per tutte le qualità che possiede e per la maggiore flessibilità rispetto agli Evil Eye Evo che pagano il dazio delle maggiori dimensioni.

Inoltre, la qualità costruttiva lo rende utilizzabile nei momenti più concitati e sta molto bene su per la testa senza rischio di scivolamento, grazie all'eccellente Grip interno delle aste dal gradevole design.

Estrarre le lenti dai Tycane Pro è facilissimo: stavolta non serve una clip a scorrimento ma soltanto la spinta decisa di un pollice e... vanno via dal corpo occhiali che li accoglie.
L'estensione laterale delle lenti non le rendono pesanti, affatto, donano invece tutto un tocco da PRO a chi non le ha.
Non è facile promuovere un design ad un paio di occhiali ma questi Tycane meritano quanto meno per l'innovazione e la versatilità un bel Voto 10!

I Tycane Pro stanno tremendamente bene al viso!
Ovviamente le varianti ottiche delle lenti sono le medesime, soltanto lenti Professionali LST, Lenti Idrofobiche e nessuna variante colorata (almeno per ora) per questo modello, ma ci sta tutto!

L'alta qualità dei materiali con i quali tutti gli occhiali da sole Adidas Eyewear sono realizzati ed assemblati ha un costo economico (come tutti i prodotti di altissima qualità), ma per proteggere al meglio i propri occhi è meglio non risparmiare.

Made in Austria, altissima qualità dei materiali che resistono alla fatica del tuo sport anni interi senza un minimo cedimento, un investimento sicuro per regalarti attimi sportivi solo tuoi!

mercoledì 7 ottobre 2015

Perchè Berlino è la Regina delle Maratone In Europa

Così voglio ricordare questa Berlin Marathon, urlante e festante
(e la gente attorno a me attonita nello sforzo)
Berlin Marathon, da un differente punto di vista... 27 settembre.

Berlino è una Metropoli tra le più importanti d'Europa, sicuramente da visitare perchè offre tanta cultura e vive di molti tristi ricordi del secolo scorso.
Alle volte vorresti scappar via dai luoghi che rievocano pagine di storia che mai avremmo voluto leggere, noi che siamo venuti al mondo molto tempo dopo, ma è corretto venir lì e documentarti dei fatti realmente accaduti.
Ogni giorno vedevo scolaresche intere girare i musei e imparare qualcosa di nuovo, non scritto sui libri di storia.

Le generazioni attuali e future in Germania vivono serene, si sente, mentre le persone più grandi hanno ancora dentro i loro animi un ultimo ventennio passato a conquistare la vetta economica del Vecchio Continente.

Metropolitana spartana ma efficiente, puntualità "tedesca", larghi vialoni e nemmeno troppo alti palazzi che non ti fanno rievocare lo skyline newyorkese, aperti alla multiculturalità ma soprattutto... alla multipla scelta di mezzi di locomozione.
A Berlino in tantissimi si muovono in bicicletta e per me osservare i tanti mezzi a due ruote ecologici (tutti rigorosamente con luci segnaletiche accese avanti e dietro) è da sempre un vezzo: i giovanissimi sfrecciavano lungo la striscia di marciapiede riservata ai ciclisti e dopo un breve periodo di adattamento mi resi conto che il maggiore pericolo veniva più dai ciclisti che dagli automobilisti!
Peccato che le biciclette fossero quasi tutte prevalentemente nere o grige, in tutte le tonalità...

La Berlin Marathon, presentata semplicemente come la Maratona dei Record, qui il tentativo lo provano ogni anno e spesso si sfiora l'impresa portando il vincitore a realizzare sempre qualcosa ai limiti dell'umano.
E per ottenere tutto questo la formula è molto semplice: gara veloce, prevalentemente pianeggiante (ho contato credo due miseri cavalcavia in tutta la 42K), clima gradevolmente fresco avvinghiati dai vialoni alberati e, soprattutto, tanta ed agguerrita competizione.

La vigilia della Maratona sorge su un clima di festa.
Il Muro di Berlino, fa parte della storia,
la triste storia addolcita da mille colori
Già da qualche giorno in Città da turista, il mio compito era di correre come Pacer delle 3 ore di tempo finale, un incarico di tutto relax motivato da ragioni di Sponsor (che mi ha omaggiato soltanto dell'iscrizione) che ho accettato ben volentieri visto che ancora ero molto indietro nella preparazione a causa di molteplici impegni e, principalmente, del clima caldo sempre più difficile da gestire a Palermo.
Una mattina passata a visitare l'Expo Maratona può anche bastare, spazi di alto livello come una Major Marathon deve possedere, con tutte le novità del settore nel campo del Running: si trattava di un'area espositiva nata su un vecchio hangar di aeroporto.
Tanta, tantissima gente già presente sin dall'apertura dell'Expo e moltissimo entusiasmo dipinto sui volti variopinti della gente: come previsto gli economicamente ricchi popoli dell'Oriente avevano preso d'assalto la Città in poche ore.

Al mattino del sabato, come detto, mi trovo inconsapevolmente presente alla Breakfast Run, pre-gara per divertimento gratuitamente offerta dall'Organizzazione per sciogliere la tensione che verrà il giorno dopo.
Una volta scoperto il deliziosissimo Parco dove è situato il Palazzo Reale, avevo deciso di correre il fondo lento lì, partendo ovviamente dall'Hotel.
Senza saper leggere (il tedesco ovviamente), non ero conscio di dove si sarebbe tenuto il raduno e caso volle che incontrassi anche gli amici dell'Alto Adige!

Porta di Brandeburgo, I'll be back!
Una 5K di tutto relax, che alla fine portava all'Olympia Stadion: ha fatto un piacevole effetto calcare quella insolita pista blu, così moderna immersa in un contesto di storicità pazzesca!
Ero entusiasta e senza (ancora una volta) capir qualcosa, mi ero reso conto troppo tardi che l'allegra corsetta terminava lì e grazie ad un passaggio dei miei amici potei tornare in Hotel.

Avrete capito quanto fossi tranquillo e disinteressato, il che ha lati positivi, ma non si può negare quanto fosse grande la curiosità di rivivere momenti di altissima atletica, immerso in un fiume di oltre 40.000 persone, festanti, intente ad inseguire un sogno.

Questa volta il sogno avrei dovuto aiutare io a raggiungerlo e la forte eccitazione che mi aveva portato a questo gesto altruistico, è stata ripagata con un'esperienza a larghi tratti bella, comunque da raccontare.

Posto a circa 50m dalla Start Line, il gruppo di maratoneti attorno a me non spingeva nè si agitava e tantomeno allo sparo ci sono stati strattoni o spintoni per partire: altri 30 secondi di orologio e partiva ufficialmente la mia gara "differente".
Un clima così rilassato è surreale, ma siamo in Nord Europa, la gente lì è civile ed educata...

Posto lì, con tutto attorno centinaia di gente che ti sfrecciavano o ti correvano accanto, è stata euforia: urla, entusiasmo alle stelle, clima di festa.
Ma dopo qualche chilometro, assestati gli animi, nella mia piena tranquillità, inziai a calarmi nel ruolo di metronomo umano e capii che correre "nella pancia del gruppo" è difficile per chi non è abituato come me.
Era un continuo sorpassarsi, gente che ti avanzava e dopo poco arretrava, che trovavi a fine gara sempre accanto a te senza nemmeno rendertene conto, immersi in un contesto dove il tifo era caldo ma non eccitante come ricordavo nelle Major.
Bastava ed avanzava per spingerti oltre... ma questa volta per loro ci stavo io.

Un paio di podisti avevano capito l'importanza del Pacer e si erano incollati a me, erano diventati i miei nuovi amici, non avversari.
Questa in fondo è la differenza sostanziale dal "gareggiare" rispetto ad "offrire un servizio alla corsa".
Se puoi fare qualcosa per loro, se puoi dargli un incitamento, se puoi prendere da bere o fornirgli un gel, lo fai senza pensare al peso del cronometro, per me, quel giorno leggero leggero.

Gruppo normalissimo di Pacers, felici, puntuali ed affidabili!
L'esperienza dell'area rifornimenti è stata un qualcosa di inenarrabile: abituato ad avere sempre pochi atleti attorno a me, educati a mettersi in fila e prendere al volo da bere, qui era un caos di bicchieri per terra e pericolosi zig-zag per afferrare l'ultimo bicchiere di plastica colmo d'acqua disponibile: amici runners, siete stoici a competere in mezzo a tanta folla, quasi dei combattenti per la conquista del metallo pregiato, la medaglia di finisher!

Il ritmo notavo che era rilassato e provavo comunque ad osservare il panorama che viaggiava intorno a me rapidamente, immersi in una giornata splendente ma fresca fino alla fine.

Avanti a me un serpentone di gente lunghissimo, dietro chissà cos'altro, tantissima gente fino alla fine... ed ero appena il riferimento delle Tre Ore, impensabile alla vigilia.
A fine corsa, stimavo di trovarmi in una posizione attorno alla 700ma posizione, mentre invece sarà quasi il doppio la conta finale, con oltre 50 atleti attorno le 2h20' di tempo finale!

Incredibile, questa è Berlino, una certezza per i tanti che si cimentano ed è la migliore posizione in cui ti possa trovare per migliorare il tuo Personale, perchè se non lo vuoi fare tu ci pensano tutti i tuoi avversari che ti trascinano fin oltre il traguardo, oltre il pubblico sempre e comunque festante.

Era la Mezza Maratona ed urlavo l'avvenuto passaggio con enorme entusiasmo, alzando le braccia al cielo, festante, come un bimbo; era il 30°K e rammentavo agli eroi del giorno che la vera gara iniziava lì e li spronavo, era il 35°K e promettevo loro che non li avrei mai mollato, fino alla fine.

Fantastico, in tanti mi hanno ringraziato, con quello sguardo che solo chi ha terminato la Maratona sa regalarti!

L'arrivo tanto atteso è da emozionarsi, il pubblico a 500m dalla fine è in continua festa e viaggi sulle ali dell'emozione, quando oltrepassi la Porta di Brandeburgo tra te e l'arrivo ci sono ormai poche centinaia di metri: dovrò tornare a Berlino soltanto per vivere l'emozione di spingere con tutte le energie rimanenti fin sull'arrivo e dire: ce l'ho fatta!

La differenza tra una maratona "normale" ed una Major:
tantissima gente che ti coinvolge!
Questo arrivo è stato divertente, un concentrato di felicità, ma non ti realizza e non ti lascia tutta una serie di ricordi intensi che solo spingendoti al limite, solo rischiando di non farcela puoi portare con te.
La Maratona infatti è questo, la felicità nel tuo cuore è pari alla fatica nelle gambe ed alla sofferenza nella tua mente, ma solo una volta ottenuta la medaglia al collo, ad ogni occasione!

Torno quindi a casa sicuramente con una medaglia fantastica, con un'esperienza nuovamente entusiasmante e con la speranza che da questo momento in avanti le cose vadano sempre meglio e senza intoppi: ormai ho capito che insistere a questa età e in questo sport non fa bene e da troppi anni le caldissime estati mi hanno sempre regalato infiammazioni tendinee più o meno serie: dal prossimo anno farò di tutto per essere al via della Maratona di Berlino ma per riuscire nell'impresa dovrò lasciare Palermo per qualche settimana...

Sarà dura, ogni qualvolta che visito un posto nuovo rifletto a quanto sia triste aver lasciato ai barbàri miei concittadini le chiavi della mia Città, splendida perla del Mediterraneo con un potenziale infinito ma ormai allo sbando...

giovedì 17 settembre 2015

Acchianata a Santa Rosalia - L'essenza mistificante della Corsa.

Il Tris è Servito, l'Acchianata è Mia!
Palermo, 13 settembre.

Correre è fatica, sofferenza, impegno e dedizione.
Accadono situazioni speciali nelle quali quando corri su percorsi "benedetti" dove tanti fedeli nemmeno tanto abituati ad usare i loro principali mezzi di locomozione, le gambe, almeno una volta l'anno fanno l'enorme sforzo di lasciare il loro mezzo di trasporto preferito, l'automobile, in un clima misto fra mistificazione e speranza.
La nostra "Santuzza", Santa Rosalia protettrice della Città di Palermo, è lì, ad ogni curva, ad ogni angolo, la sento e la penso mentre salgo in allenamento, da almeno quasi un ventennio ormai, e non c'è un giorno che non apprezzi la poesia di quei luoghi che rifarei senza mai stancarmi.
Nel periodo di settembre in tanti salgono (acchiànano in dialetto) anche a piedi scalzi, in pochi addirittura in ginocchio implorando un miracolo, un aiuto divino ed in tempi di così scarsa devozione, vedere un segno così importante ancora oggi fa molto piacere.

Noi podisti, invece, troviamo il pretesto per correre sfiorando le vette più alte dei cieli che solcano la Città per giungere in uno dei panorami più belli d'Italia conosciuti da pochi e raggiungibili da qualsivoglia turista in giro per la Città semplicemente con l'autobus di linea "812".

Scorgere dall'alto uno dei panorami più belli mai visti e che posso
godere sempre...
E così qualche anno fa nacque la gara ufficiale dell'Acchianata ed oggi, dopo un anno di assenza è riproposta in memoria del nostro amico scomparso prematuramente, Mario Ferrara.

La mia assenza da questa gara risale dal 2012 e volevo a tutti i costi essere presente, conscio che da quella data il percorso venne cambiato aumentando la difficoltà con il passaggio ad una vetta più elevata ed una discesa su un tratto di circa 800m di Trail molto tortuoso e pericoloso in caso di pioggia.
Conscio di questa difficoltà aggiunta, mi apprestai lunedì 7 scorso a fare un sopralluogo sulle vette più alte che conosco curva dopo curva, pendenza dopo pendenza, fino ad arrivare al luogo denominato "delle antenne".
Da lì, dopo aver affrontato tutta quella salita a fartlek, provai per ben due volte il tratto Trail imparando bene il percorso e cercando di memorizzare ogni difficoltà e insidia.
Tale tratto è parte dell'Ecotrail di Monte Pellegrino, che si disputa ogni anno abitualmente nel mese di marzo.

Speravo solamente che non piovesse troppo in Città e non sono stato smentito: in quest'ultima settimana troveremo un caldo da clima ferragostano!!!

Particolare dei fedeli che scalavano insieme alla
nostra gara la Montagna Sacra
Messo a posto questo tassello, ho potuto continuare ad allenarmi in proiezione di un aumento dei chilometri, anche se ancora il fastidio che mi porto da un mese circa non accenna molto a diminuire nonostante le dovute cure.
Mercoledì 9, corso un farlek in Villetta, da 10 x 815m (il giro intero) con recupero 415m a ritmo più blando, corsi in maniera non proprio esaltante, mi sono dedicato a correre due giorni dopo un lungo con annessa salita di 1h 45' e chiedere a me stesso "come sto".

Non starei male se magari si corresse ampiamente sotto i 30°C ma ancora così non è, c'è ancora troppa afa e devo impegnarmi molto per raggiungere (prossimamente) il target delle Due Ore - 32 Km.

Una puntatina al Parkrun al sabato 12 mattino - unica tappa italiana il Parco Uditore di Palermo - con nuovo record del percorso, poco sforzo - massimo risultato, e via verso la gara più importante dell'indomani :-)

Ma intanto domenica 13 si avvicina ed arriva, con un sole splendente e molto forte.
Partenza ore 09:30 dopo la commemorazione di Mario Ferrara e di un nostro compagno podista del Marathon Monreale deceduto poche settimane or sono per un malore improvviso...

Grazie Sicilia Running per le Foto!
I primi 500m di lungo rettilineo già ti chiariscono come stanno le cose, ma il massimo impegno è dovuto per capire come stanno gli avversari.
Un folto gruppo di fedeli che scalano lentamente queste antiche strade di pietra liscia, provano a darti strada all'ultimo per non impattarti, tra il sorpreso e lo sgomento... immaginavo pochi attimi dopo il nugolo di podisti affannati che avrebbero trovato!
Uno in particolare, Filippo Porto dell'Universitas Palermo non sta poi così male e mi segue a poche decine di metri che presto diventano un centinaio.
Sono i primi tornanti affrontati, i più difficili dell'intero percorso; mi volto con molta fatica e dopo la serie molto ripida che porta alla prima piazzetta sul Monte, Mezzarancio, non mi volto più a controllare perchè soffro maledettamente.
Il crono non è scoraggiante, 6'48", e mi incita a proseguire.

I piedi iniziano a scarseggiare e provo ad accorciare il passo e motivo me stesso puntando obiettivi più lenti di me.
Molta gente sul percorso ma tutto sommato innocua, tra persone più o meno giovani, capivo al volo da che parte deviare per non intralciare il loro incedere, ma non doveva essere al contrario? :-O

In fondo conosco così bene la strada che diventa prassi scalarla per la mente, meno per il fisico che è sempre provato, specie al mattino che non si è molto pronti a sforzi così intensi.
Avrei sperato di chiudere l'agonia all'ultimo lungo rettilineo che porta alla fine della Scala Vecchia (e che conduce al Santuario), ma il tratto aggiuntivo lo conosco bene e porta ulteriormente alle Antenne, un tratto di altri 6 minuti (circa) in asfalto a tratti molto duri da gestire.

Grazie Adriana - Foto a Metà Salita!
Ma ormai il più era fatto e avrei potuto "riposarmi" nel tratto Trail in discesa da guidare con molta intelligenza.
Giunto alla sommità in 25'34", inizio il difficile tratto con molta concentrazione, annebbiato dalla temporanea fatica e per qualche centinaio di metri mi lascio trascinare dalle gambe poco elastiche e molto stremate.
Smaltita rapidamente cotanta difficoltà, trovo il ritmo e ricordo bene ogni insidia meglio di prima e, con tutta l'accortezza del caso senza prendere rischi, copro il tratto in discesa in 5'28" circa, migliorando di un minuto rispetto al lunedì del Briefing.
I Briefing sono da sempre l'arma segreta degli agonisti del Trail Running!

Ormai l'arrivo è vicino, è così ampio, arieggiato, spazioso, non c'è un'automobile, la triste civiltà e relegata sul livello del mare ed il respiro adesso è più rilassato.
C'è ancora un'altra breve pendenza da superare, l'arrivo alla piazzetta del Belvedere lassù, mi riempie sempre il cuore, sia che si tratti di un allenamento in un anonimo pomeriggio o che si tratti di un arrivo con una tempesta impetuosa o addirittura sotto la neve (come nel dicembre scorso).

L'arrivo in Vetta è una liberazione!
L'elettricità in corpo scorre viva, la gara avrà una valenza tutta sua, ma il Titolo Regionale di Corsa in Montagna per il Good Race Team è conquistato!
2011 - 2012 - 2015 vinco la gara, seppur in condizioni climatiche e distanze differenti ed è sempre una bella emozione!

Il crono non è affatto male, considerato il forte caldo e l'aver corso al mattino, posso ritenermi soddisfatto, almeno sulla distanza dei 10K sono in buona condizione di forma.

E' il momento di cambiare marcia e provare ad incrementare chilometri e impegno, per riuscire a correre una buona 21K e più avanti chissà.
Sono indeciso, lo ammetto, ma giornate come queste ti mettono di buonumore... uscire ad allenarti sapendo che hai donato il tuo impegno in quelle rampe ardue ma benedette da oggi sarà ancora più bello!

(Ringrazio Sicilia Running per le foto ed il servizio e la sempre brava Adriana P.)

venerdì 4 settembre 2015

19° Volata Napola Mokarta - Numeri Uno in Sicilia

Per una volta i protagonisti nella foto sono gli uomini in bianco...
Gli Eroi della Volata Napola Mokarta
Napola (TP) - 30 agosto.

Credetemi se dico che è un privilegio essere schierato al Via della più importante manifestazione podistica della Sicilia, titolo e onore (che resta pur sempre un mio parere) suffragato dai fatti: classifica in mano ed emozioni vissute non ho potuto far altro che respirare un grande evento, cosa che manca ormai da troppo tempo.
Inevitabile fare il paragone con altre Grandi Classiche 10K regionali, molto più antiche e blasonate ma c'è ben poco da fare, Napola con il grande lavoro di un gruppo di persone umili ed infaticabili, ha saputo meritarsi questo titolo, quello di Regina d'Estate.

La mia gara è stata nelle retrovie, questo è vero, ma ho lottato con validi avversari ed ho provato a restare attaccato alle più giovani promesse con almeno 10 anni in meno di me.
Ma non guardo i pochi capelli grigi allo specchio in questo momento, ho un desiderio di continuità che, rotto il duro incantesimo del caldo - umido insostenibile di questa estate, mi regali nuove soddisfazioni.

Mito Vivente, non ha bisogno di
Presentazioni...
Nell'ultimo mese di agosto, infatti, ho lavorato bene e, conscio di aver effettuato gli esami del sangue senza nessun problema di sorta (ed alle volte un atleta può crearsi nella propria mente convinzioni che in realtà non esistono), ho pian piano messo a terra delle buone basi per un autunno in crescendo.
Un lieve problema spesso può bloccarti ed in questo momento un pensiero c'è: nelle ultime due settimane ho dovuto rallentare l'intensità degli allenamenti e non ho potuto più doppiare ma sto cercando di risolvere questo inconveniente ed in fretta.
Non mi voglio esprimere su quale sia questo problema ma la sua scarsa rilevanza non deve portare a tralasciarlo: da questo genere di mentalità possono nascere i guai fisici irrisolvibili...

Napola, quindi, a risultato ottenuto, mi restituisce la consapevolezza che ci sono delle salde basi e per uno come me, è molto facile trovare esaltazione.

Se mi venisse chiesto: "cosa ti ricordi di questa edizione della Volata maggiormente?" potrei rispondere tutti gli anni la stessa cosa e cioè, quella tremenda lingua di asfalto bagnata dagli ultimi raggi solari ed in particolare, l'inseguimento al compagno di via, il marocchino Idrissi avanti a me di una ventina di secondi.

Lo spettacolo è assicurato, il format della gara non ha pari, una manifestazione che resiste alla crisi e che presenta prima della 10K internazionale le batterie brevi per i più piccoli e successivamente le due serie amatori/master, maschili e femminili.

Anche in queste gare il livello è molto elevato ed almeno nelle prime posizioni molti di questi runners saprebbero dare filo da torcere anche al sottoscritto, almeno in queste condizioni.
Non li invidio invece per il sacrificio che devono accollarsi, cioè di correre con il caldo delle ore pomeridiane, davvero estremo.

Ori e allori Siciliani
Ogni anno gli sponsor principali restano confermati, segno di entusiasmo guadagnato tutto attorno alla corsa che riscuote successo ed anche per chi si trova alla prima esperienza, vorrà decisamente correrla il prossimo anno!
Ospite d'onore quest'anno è stato il Campione del recente passato nei 3.000m siepi Alessandro Lambruschini ma vorrei citare la sempre importante presenza di Totò Antibo, il Campione della nostra gioventù.
Totò mi diceva ieri, dopo esserci fatto una foto insieme, che aveva perso un pò la voglia di correre e che presto avrebbe ripreso, magari nei mesi successivi quando finirà il caldo.
Non poteva che darmi una risposta del genere un uomo che, alla sua età, ha dato la sua vita intera allo Sport Italiano ed ha fatto correre davvero tanta gente!

Fortunatamente all'orario della nostra gara il caldo è placato ma sempre presente e lo scenario resta perennemente dipinto dietro i miei occhiali da sole: quest'anno gli spettatori hanno animato letteralmente un paese con il loro entusiasmo ed hanno fatto un tifo sfrenato ed entusiastico in modo ordinato persino nella sede stradale!

Tanti, tantissimi uomini africani, alcuni italiani naturalizzati di origine maghrebina e noi, i "poveri" atleti siciliani a caccia di un ottimo risultato e di gloria, anche in vista degli imminenti Campionati Italiani assoluti di 10K a Trecastagni (CT) (che per esigenze familiari non potrò correre).

In tanti scesi da vari raduni in altura, chi sull'Etna, chi al Sestriere, chi recentemente sotto i riflettori dei Mondiali di Atletica o di competizioni europee di categoria giovanile, con allori e medaglie, tutto questo è la Volata Napola Mokarta.

Il Via come sempre è stato sollecito...
Il via, dopo le presentazioni adrenaliniche di rito, consuete come ogni anno, è avvenuto circa alle 19:00 quando il sole iniziava a nascondersi dietro le collinette.
Paese rovente, vicino vicino alla Città delle saline, Trapani.

Come previsto i Big partono subito incalzando, ma a sorpresa chi tira molto forte il gruppo è italiano di passaporto e non ha la pelle nera d'ebano ma leggermente più chiara.
Vincerà la gara con un crono importante vista la durezza e tecnicità del percorso e non ci sarà scampo per il secondo degli italiani, un valoroso Vincenzo Agnello, che giungerà al 10° posto.

Inizialmente mi batto e provo a non mostrare il fianco a tutti i miei onorevoli avversari.
Poco più avanti resta visibile Alessio Terrasi, una giovane promessa ancora non del tutto maturata, che corre con l'elasticità e la naturalezza di un buon maratoneta.
Il mio passo, invece, ancora troppo radente e poco fluido, deve riflettere sul da farsi e decido di seguire il ritmo di Mohamed Idrissi abbastanza rilassato ma difficilmente perscrutabile.

Figuriamoci io... dietro gli occhiali da sole posso soltanto fingere delle smorfie che, visto l'incedere non ci sono, infatti resto passivo dopo aver corso il primo giro piuttosto sollecito, attendendo la rimonta di Luigi Spinali che quest'anno mi ha sempre battuto.

Mi aspettavo molto da lui ed ero preparato a seguirlo, solo che scendere immediatamente dall'altura può provocare disagi e probabilmente per il giovane atleta della sponda catanese, la Volata Napola Mokarta è stata una semplice giornata "no".

Con un po più di coraggio si poteva stare con il cavallino di Altofonte...
I miei due avversari infatti non li capivo ancora bene: Idrissi alle volte si staccava, Spinali abbreviava qualche allungo da 30 metri e desisteva, io sempre avanti sperando nell'ultimo giro.
Questo tira e molla porta al definitivo allontanamento su Terrasi e su uno Scialabba poco visibile ma avanti non tantissimo, ormai irraggiungibili.

La via del termine di gara si stava avvicinando, un'emozione fortissima passare continuamente negli ultimi 500m del rettilineo in salita attraversando un fiume di gente a bordo strada (senza transenne) così come avviene nel ciclismo moderno, e provare a riconoscere qualche volto o qualche voce nota.
I bambini del Good Race Team sapevano ben distinguersi dalla folla e li ringrazio :-)

Idrissi, a metà della salita del penultimo giro, parte fortissimo e con apparente facilità stacca me e Spinali.
Il suo incedere non conosce cedimento e vola via infliggendomi un pesante distacco in poco tempo.
Capisco subito l'attacco e cerco di dare il massimo, riuscendoci, per quel che posso fare.
Fasi finali di una lunga e interminabile Volata
in salita...

Il mio ultimo giro al cronometro è infatti di 6'08" che rappresenta, taccuino alla mano, un buon tempo che mi porta a chiudere in 33'50" al 19° posto.

Peggioro di 10" il tempo dello scorso anno e non posso esserne molto contento.
Il caldo assurdo dell'ultimo mese ed una noia fisica apparsa il mese scorso mi hanno forzato a ridurre i chilometri e la lunghezza degli allenamenti, a scapito della qualità generale degli stessi.

Il risultato, quindi è veritiero ma non mi getta nello sconforto, ormai nella mia mente c'è tanta serenità a livello personale (in fondo per chi mi conosce bene questo è stato un anno con un evento importante che mi ha portato ad una fase di transizione) e le incertezze fisiche in alcuni punti critici al più hanno mostrato noie e sono riuscito a gestirle per il meglio senza preoccuparmi troppo.

C'è quindi molto da lavorare.
Il mio personale nella gara di Napola è lontano più di un minuto ma tutto ciò è traducibile in continuità di allenamenti e lavori specifici che sono certo presto arriveranno.

Una maratona è l'ideale conclusione dell'anno, distanza regina e fonte di motivazione assoluta per me.
Don't worry, Milano è soltanto un brutto e lontano ricordo :-)

(Ringrazio per le foto i vari spettatori accorsi che hanno condiviso le proprie immagini su Social)

NEW YORK CITY MARATHON 2010 (Foto Podisti.net)

NEW YORK CITY MARATHON 2010 (Foto Podisti.net)
PRONTI A PARTIRE...