E' veramente difficile ammetterlo, dopo aver corso diversi giorni nei sentieri storici per un corridore, soprattutto maratoneta; ma questa esperienza andava fatta parecchio tempo fa, almeno da quando avrei potuto permettermelo con gli impegni lavorativi...
La (mala)sorte e la (buona)sorte hanno voluto che mi mettessi di impegno quest'anno nel prendere questa importante decisione che mi ha portato a vivere un'esperienza a dir poco unica nel suo genere.
Non c'entra solamente il fatto di essere un runner, un maratoneta, ma di stare a stretto contatto con la natura e ripercorrere nei lunghi chilometri di un Sentiero Bordin, le gesta di un grande ed epico uomo del recente passato.
Ammetto che non sempre mi è riuscito l'attacco al Sentiero Bordin bene, appensatito dal passare dei faticosi giorni e superarlo sotto la sufficienza mi ha deluso un pò, ma ciò significa che non mi sono affatto risparmiato e che non mi è mai bastato averlo "solamente" percorso.
Mi sento ancora oggi "un duro" e non mi spaventa nessuna asperità (ammettiamolo, per le discese sono negato!) ma gestire la respirazione ai 2.035m e oltre è stato un trauma, specie al primo impatto.
E' stato un errore non tirarmi indietro specie al primo lavoro, ma così ho potuto provare il vero e proprio handicap dell'aria rarefatta: laddove riuscissi sempre a cavarmela con il mio "cavallo di battaglia" ovvero il Fondo Lento, nei lavori in pista è stata un'autentica sofferenza dettata dall'impossibilità di non poter superare certi ritmi constatando che la soglia di accumulo dell'acido lattico diventa tremendamente rapida.
E così è accaduto al primo vero lavoro in pista...
In effetti il Coach mi aveva impostato due allenamenti di approccio prima di questo evento, dei cambi di ritmo (12 x 1' Forte - 1' Piano) e successivamente il classico Medio di 40' "free air" per saggiare lo sforzo lattacido.
Correndo questi allenamenti da solo, era uscita una discreta gestione dello sforzo, senza ben capire ancora che significasse la fatica intensa in alta quota.
E' stato proprio il lavoro di 1 x 2.000m (R.3') + 5 x 1.000m (R.2') corso pochi giorni dopo il vero e proprio scontro con il "Gigante" altura, fatto per giunta con i colleghi del CUS Palermo con i quali mi sono aggregato e ben più avanti di me nelle brevi distanze...
Una vera e propria "rovina" (esagerando un pò! ;-): colto dall'immediato entusiasmo di svolgere un tempo training in Pista dopo quella breve fase di adattamento (seppur essa sia stata molto "short"), ho tirato fin troppo forte la corda all'inizio del 2.000m dandomi una mazzata da non dimenticare.
Sentire l'acido lattico pervadere prima le gambe e subito dopo le braccia con sorprendente immediatezza mi ha non poco disorientato e dopo quel 6'o9" in netto calando la situazione è andata a degenerare con i mille corsi sempre ad handicap rispetto a chi fosse più agile di me in questo momento: 3'06" - 3'08 - 3'14" - 3'12" - 3'16" sempre a filo di quel confine che ti fa sentire le gambe irrimediabilmente perse...
E proprio questo concetto lo valutai bene poco prima dell'attacco al Bordin, da Monte Rotta "side", sull'inerpicato sterrato di autentica disperazione: dovetti fermarmi nel durante una fase del lunghissimo di 1h45' (che vale come le 2h30' slm e con vette da scalare) prima che l'organismo si trovasse delle gambe intossicate in pochi attimi.
Umiltà, tanta; spirito di adattamento e nella mente i consigli di chi ha corso tante volte proprio in questi posti: consigli di grandi Campioni tutti molto simili e con la direttrice comune del non esagerare mai!
Aria pura, gente quieta, periodo di bassa stagione qui al Sestriere (TO), dove se parli con i residenti in questo periodo la Cittadina è morta, come lo è Mondello d'Inverno...
Difficile a pensarlo, meno male che ci sono tanti atleti a ravvivarla, oltre migliaia di famiglie al completo desiderose di vivere tante giornate immerse nel verde dei paesaggi in quota o, come osservato, portatori di handicap presenti con le proprie attrezzature forse con il nostro stesso intento di produrre qualcosa in più per dar sfogo al proprio sport di fatica quando sarà ora di affiggere un pettorale sulla propria bici...
Che fortuna! Trovare tante belle giornate non ci è sembrato possibile, ma così è stato.
Il Sole è più intenso in alta quota, ho dovuto scegliere come costante fissa gli Adizero L con lente LST Polarized per quanto sentissi brillare la palla luminescente che ci dona la vita.
Per diverse sere è caduta un poco di foschia, dopo le 18:00 ma irrilevante ai fini di giornate semplicemente tiepidi e dalla sempre costante brezza fresca...
Saranno ancora diverse le giornate "negative" (ma qui devi prenderti quello che ottiene senza preoccuparti più di tanto), come quell' 8 x 800m (R. 200m) in pista senza mai riuscire a svoltare un minimo dal piatto ritmo impostato sin dall'inizio, ma il Coach sarà sempre tranquillo: "Devi ancora adattarti" mi diceva, parole di grande saggezza le sue...
(Terza ed ultima settimana... vedremo come andrà... prossimamente...)