01 Novembre 2009 - Ore 09:20.
Colpo di Cannone!
Alla partenza, stavo pochi metri dietro la linea di partenza.
Francesco... era riuscito ad eludere la sorveglianza e piazzarsi poco dietro i grandi favoriti della corsa.
La seconda linea era composta da altri atleti invitati dall'organizzazione.
Davanti a me c'erano strani gruppi e fisici non di certo atletici: chiamiamole pure le "Celebrities" messe davanti per giusto riconoscimento di altre qualità, non per certo atletiche!
Insomma, pochi metri dopo il via senza rendermene conto avrò passato attori, cantanti e alte cariche del NYPD.
Le reminiscenze delle movenze in pista mi aiutano a fare un 30" di slalom tra gente più lenta di me; da quel momento inizia la gara vera e propria.
Il
Verrazano Bridge, si propone subito come una sorte di sfinge che ti rivela cosa potrai fare di qui alla fine della corsa.
Mi ritrovo immediatamente da solo, lanciato all'inseguimento di atleti dai ritmi consoni a quelli preventivati e per farlo tiro fuori una "ripetuta in salita".
Il Ponte, con la sua forma ad "U rovesciata" mi costringe subito a tenere oltre 1K con il fiatone ma ciò serve a scorgere prima Francesco (che mai più rivedrò) e l'amico Hermann, anche qui a New York.
Il vento fresco ma per lo più contrario mi fa riflettere che bisogna essere saggi per tutta la corsa, senza cercare mosse avventate.
Le luci colorate Blu e Rosse da lontano scorgono la distanza tra me, il ponte, i miei sogni e gli uomini Top la davanti.

Il resto è solitudine, quiete e dietro un immenso plotone di gente che mai mi volterò a guardare.
Staten Island, arrivederci!
Di fianco correva il gruppo con pettorale color arancio: partenza leggermente avanzata rispetto a noi blu, diverso percorso e congiunzione all'8vo miglio.
Volevo fare sul serio.
Non appena sul ponte inizia la discesa controllo il primo Mile ma è ben oltre i 3'20"/Km: vento e salita rendono da sempre difficile l'inizio.
Di una cosa ne sono certo: questa è una maratona Internazionale e ci sono i "pazzi" di tutto il mondo gettati all'avventura. Sfruttiamoli!
Resto per i primi K con un ragazzo giovane, americano: questo tira tantissimo, si va (e controvento) a ridosso dei 3'20"/Km; si inizia a far sul serio e lo capisco giacchè, voltandomi, non scorgo più nessuno dei miei amici.
Si recuperano diverse posizioni ma valuto che è troppo presto per agire così e ad un certo punto lascio andare via il ragazzino accostandomi dietro una vittima, un Russo :-)
...il ragazzino prima del 30° K sarà mia preda, poverino :-P

Inizia lo
Show.
Dietro il Russo mi guardo il panorama: siamo sul lungo rettilineo che attraversa tutta
Brooklyn.
Fin'ora era stato difficile il percorso: questa è l'unica tregua che concede il tracciato newyorkese: non molte difficoltà altimetriche.
Qualche moto "di rappresentanza" dei Cops a scortarci e tantissima gente ad acclamarci.
Inizio ad aizzare il pubblico: in alto le braccia, il volume aumenta sensibilmente.
I primi incitamenti personalizzati mi infiammano l'animo: "
Go Italy" urla la folla; successivamente arriva un "
Go Sicily". Inizio a sospettare che le comunità italiane saranno presenti in massa nei quartieri americani.
Il russo che ho dietro continua a spingere ma sento che sta dando già più del dovuto.
Ogni tanto si gira come se non capisse cosa facessi alle sue spalle, ma è semplicemente tifo da stadio :-)
Rilassato, concedo tante strette di mano al volo, resto attendista.
Rifornimenti ovunque con l'acqua e l'integratore, se ne salti uno lo troverai poco più avanti, 2 miglia oltre.

Fantastico, ma fortunatamente il clima fresco mi ha aiutato parecchio.
Ogni movimento è monitorato con assoluta precisione:
presidi cronometrici ogni miglio e ai
passaggi dei classici 5K, 10K, 15K, ecc.
Imperioso!
I
10K recitano 33'29", è lento ma a me serve così.
Lascio passare la strada, prima o poi qualcosa si muoverà.
Da dietro sembrano rinvenire e li aspetto.
All'8°vo miglio il ricongiungimento con il gruppo arancione.
Questo gruppo, più folto e agguerrito è subito mio.
Del russo... a chi l'ha visto :-P
Dentro ci trovo
Toni Liuzzo, sempre dietro;
Tito Tiberti (Cover Mapei) a tirare ed
Herminator silente in rimonta.
Davanti il vero protagonista è Tiberti che, insieme a due giovani americani, fa la parte da leone.
Le strade prendono fuoco.
Il tifo all'uscita da Brooklyn è impressionante e mi metto nelle prime posizioni per godermelo tutto.

Una lunga ed insidiosa salita (credo il
Boerum Hill) non la percorro con le mie gambe ma con la bolgia di gente che ci incitava: l'adrenalina era alle stelle e non c'era possibilità di ragionare tanto era forte il frastuono.
Io, ovviamente, ci ho messo del mio per premiare tanto tifo.
Il passaggio alla mezza maratona avviene poco dopo.
Tiberti era partito verso un attacco solitario.
Si era preso una 30ina di metri ma tenevo a bada il mio gruppetto facendogli capire che non potevamo farcelo scappare.
Riusciamo, senza sforzo, a riprenderlo prima della mezza: azione facilmente annullata e grosso sforzo da parte sua.

Modesto ma prudente il tempo alla
Half: 1h 11' 13" circa su un
Pulaski Bridge poco frequentato dal pubblico.
Sfrutto il momento per fare il punto della situazione.
E' stata
la mezza maratona più veloce mai passata nella mia mente.
Si entra verso il
Queens e iniziano a vedersi le prime vittime illustri.
Verso il K 23 mi accorgo solo io di raggiungere un "
American Hero" (anche per me!), gloria anche dell'Esercito (Army) e gli stringo la mano.
Fugacemente lo passo ma credo che avrà capito che il mio gesto era inteso come rispetto nei suoi confronti. Giornata storta la sua.
Non ci perdiamo in chiacchere e si inizia ad aumentare il passo.
Il
15mo miglio è il punto cruciale di gara.
Senza accorgermene ci troviamo dentro il
Queensboro Bridge.
Lo riconosco dall'imponente struttura e dai colori fino a quel momento visti solo in televisione.
Il nero dell'asfalto, le ombre di luce e il rame intenso della struttura mi fanno entrare dentro una dimensione strana; sullo sfondo palazzi silenti che ci attendono.
I ragazzi si erano dati da fare, ma mi ritrovo davanti a tenere il ritmo con confortante scioltezza.
Recuperiamo qualche altro atleta sul tratto in salita e mi accosto per star dietro in discesa.
...non saprei cosa fosse, ma avverto qualcosa di strano in quel silenzio generale, qualcosa di grosso che mi avrebbe investito...

Al termine della discesa
Liuzzo decide che è il momento di agire e si porta avanti in testa a tutti.
Non perdo l'attimo e mi affianco a lui.
Memorabile: si esce dal ponte e si
scatena l'Inferno!Tifo da stadio, campanacci e Screaming altissimi.
Io e Toni, affiancati, stesse divise con l'Italia sul cuore e la Sicilia sul petto tiriamo avanti per le 3 curve strette stracolme di tifosi.
Si entra nella
First Av, siamo a Manhattan, New York City.
L'adrenalina è alle stelle.
Dietro il gruppetto inizia a sfilarsi.
Tiberti non è da meno e in pochi metri ci raggiunge portandosi nuovamente avanti.
Il parziale
K20-25 è velocissimo: 16'29" ma è tutto cuore.
La First e il suo lungo rettilineo è un girone dell'Inferno (per gli altri); per noi 3 è il
paradiso del sorpasso.
Da lontano, sull'ondeggiante First travolgiamo una decina di atleti e il Tiberti capisce cosa significava il mio: "Fai la tua gara!" dettatogli all'8vo miglio su una sua domanda.
Morti e feriti gli altri e di tutte le nazionalità; la gente a bordo strada è impazzita.
Non so dove voltarmi prima, se a destra o sinistra per l'ampia strada, cerco di dare il 5 a più persone acclamanti. L'azione non mi rallenta,
mi fa sentire più forte.

Ogni qualvolta urlano "
Go Italy - Go Sicily" dentro mi gaso e resto avanti a tirare.
Ad un certo punto, imboccato il
Willis Avenue Bridge "tappetato" di arancione che decreta la fine della First, restiamo un attimo appagati dei sorpassi effettuati e, voltandomi dietro noto che siamo rimasti in quattro, con Liuzzo sempre ad osservare.
Il
Bronx ci accoglie amichevolmente, non è un pubblico esaltante ma tutti i banner mostrati dalla gente sono benauguranti. Brava gente, nel Bronx.
Si corre poco lì e ci si distrae poco quando Tiberti lancia un altro attacco.
Carpi da lontano suona la campanella sulle mie gambe e i piedi stessi iniziano a stentare.
Da dietro
rinviene velocissimo Liuzzo, rallentato da un banale appoggio scorretto su un tombino.
Il
Madison Avenue Bridge, corto quanto basta, è il suo palcoscenico per sferrarci l'attacco definitivo.
Provo a tenere ma inizio a soffrire; quello che non mi aspetto è la
resa di un Tiberti fin lì agguerrito.
Non riesce a tenere nemmeno me che in quel momento avanzavo con difficoltà

.
Le poche curve di
Harlem iniziano a definire i distacchi.
Toni se ne va imperiosamente, pennella le curve con agilità.
Davanti mi trovo un duo americano che mai riuscirò a raggiungere ma che sarà di stimolo per l'ultimo atto.
La Fifth Av.Sei un duro oppure un debole?
Questo è il messaggio della temibile Fifth.
Lenta a salire, ti fa soffrire quanto basta per cuocerti a fuoco lento.
Ma non per me, non per oggi.
La gente è tantissima come gli italiani confusi fra la folla.
Sono loro il mio motore "di riserva".
Non mollo mai, inizio a costeggiare Central Park e in ogni caso qualche altra vittima la passo lo stesso, sarò giunto alla ventina di sorpassi ormai.
L'ingresso a
Central Park è vicino.
Ho i quadricipiti a pezzi.
Prima di imboccare la curva di ingresso al Parco ed alle
ultime 2,5 Miglia noto una
bandiera italiana sulle transenne.
Devo farmi forza e mi stringo a loro, i miei connazionali. Do il 5, altre energie.

I saliscendi del parco non mi fanno più paura, il tifo è assordante e con la massima lucidità taglio le curve al millimetro.
A poco meno dell'ultimo miglio da lontano, una canotta giallo-rossa a quadri.
Riconosco il team, americano e di professionisti.
"La chioma, bionda, è la sua?
Sua Maestà Brian Sell?"E' lui!" Mi urlo dentro.
Porto la testa avanti e rilancio l'azione. Devo andare a prenderlo senza indugiare! Non posso perderlo!
Qualche curva dopo lo raggiungo, lo guardo in viso, i suoi mitici baffoni e vado avanti, ormai poco aggraziato nella corsa.
Che importa?
Ormai sono vicino, ancora il tempo di prendere un altro americano ormai saltato ma
l'ultima collinetta voglio godermela in santa pace...
L'americano mi rimonta, mi fa la volata, lo lascio andare.
Mi guardo gli spalti, rallento, il
Maxischermo che mi fa protagonista per pochi attimi, braccia aperte un bacio a tutti...
A passo d'uomo termino la mia corsa
Mi inchino, "Amazing" le mie prime parole, entusiasta.
Medaglia al collo, il premio per tutti quelli che compiono l'eroica impresa.

E' finita, purtroppo, la
New York City Marathon 2009:
2h 24' 04" - 26° assoluto - 3° italiano - 4° europeo.L'immediato dopo gara è una lunghissima camminata nel prendere la mia borsa, tra gli ultimi Camion UPS messi in rigoroso ordine.
Ma i
Volontari che immensa festa mi hanno fatto!
Io tra i primi a transitare ed a ringraziarli per il loro onorevole lavoro.
Il resto è grande soddisfazione.
Giusto al
Mariella Pizza della 56th ci ritroviamo noi 3: Francesco, Toni e me per un grande abbraccio e tanti complimenti per entrambi.
Mitico
Toni, autore di due identiche mezze, pennella un
2h22'36" splendido 22° - 2° italiano e 2° europeo.
Francesco migliora la prova di Carpi, da il meglio di se con
2h28'15", 47°.
Al pomeriggio grande festa con tanti amici al
Mariella Pizza della 60th a celebrare i
3 siciliani ai primi 50 posti.

Clienti del ristorante a farsi le foto con noi! Meraviglioso!
Grazie Giuseppe, Vincenzo, Giampiero, Giovanni, e tutti gli altri ragazzi del "Cù è che va a Delivery?" ;-)
Missione compiuta.
Peccato sia finita così presto.
NYC Marathon nel cuore e nell'anima.
(Ringrazio per le splendide foto Podisti.net, Les, il New York Times e per le miniature il Sito Ufficiale della New York City Marathon di acquisto online delle Foto.)