41° New York City Marathon - 20° Posto Assoluto - 1° Europeo

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Un Sogno Ad Occhi Aperti...

sabato 30 giugno 2018

Monreale Vincere? Non me lo aspettavo!

Bene Così! Foto M. Amato
Monreale (PA), due settimane dopo la splendida 43 Km sull'Etna, la 0-3000m...

Non mi sono potuto riprendere così velocemente, almeno posso garantire sul recupero pieno durante la settimana post - scalata.
Ho corso poco, piano per lo più ed ho aspettato che i soli dolori avvertiti, cioè ai muscoli della schiena, fossero riassorbiti, anche grazie all'aiuto di una blanda corsa e ad un blando allungamento muscolare.

Non è stato facile recuperare e per di più ho notato con enorme sconcerto che nell'affrontare delle salite di alcune centinaia di metri sembrava quasi che il mio fisico si rifiutasse categoricamente di correrci sopra...
Il che è assurdo visto che il risultato di due settimane fa l'ho preso con grande serenità e non ho accusato alcuna "crisi da rigetto" nè per le salite, nè per la corsa in genere.
Anzi, questa esperienza montana mi ha più che rinvigorito nello spirito.

Come detto, si vive di obiettivi e sta a noi continuare a crearli nella vita...

Durante la settimana appena passata ho ricominciato da zero.
Martedì 19 ho approcciato una bella seduta di potenziamento a carico naturale con i tanti esercizi di stimolo propriocettivo e muscolare svolti su strada in pendenza (dicasi salita), così tanto per intensificare lo sforzo :-)
A fine lavori, dato che ho sempre poco tempo a disposizione, visto che già mi trovavo nella predetta pendenza, mi sono gettato su 10 x 100m di sprint in salita con recupero veloce in discesa.
Complice l'eccessivo caldo dell'orario ed una stanchezza di gambe ancora presente, ho davvero sofferto quegli allunghi che non erano nè cercati e nè cronometrati...

La settimana si svolge costantemente sui gioiosi binari della frenesia e così anche giovedì 21 mi tocca correre ad orari non proprio "freschi".
Tento la carta della Pista, non l'accarezzavo da mesi (dico per davvero) e opto per un fartlek che pensavo da tempo: 6 x 1.000m (300m Forti + 200m Lenti + 200m Forti + 200m Lenti + 100m Forti) (R.2' tra un 1.000m e l'altro).

Partenza! Piazza Gremita!
Fatica paurosa, mi ero preoccupato di non concluderlo questo allenamento, complice il caldo troppo opprimente a quell'orario del primo pomeriggio.
Quanti sacrifici per non sacrificare troppo la famiglia!
Allenamenti di questo tipo possono essere svolti al massimo sotto la boscaglia del parco della Favorita, con buona pace della precisione cronometrica, ma la Pista è la Pista, non puoi rinunciarci!
Infatti, pur uscendo con le ossa rotte da questo allenamento, svolto con i 300m in circa 52"-53", i 200m intorno i 36" ed i 100m sui 17" (anche alto), mi sono messo il cuore in pace, comprendendo che gli allenamenti lunghi e blandi mirati alla "Zero-Tremila" in qualche modo mi avevano parecchio rallentato...

La conseguenza che non avvertirò nell'immediato, sarà di ottenere un senso di stanchezza inspiegabile nei giorni successivi, accentuato al sabato dove al pomeriggio (forse) avrei fatto meglio a non andare nemmeno a correre quei 45 minuti lenti, davvero lenti...

Dormo tutta la notte, provo a riposare, in parte ci riesco e con la famiglia, alla domenica 24, si parte verso Monreale, situata pochi chilometri più in alto del capoluogo di Regione.

Erano le 08:00 e già non c'era più un buco per parcheggiare.
Tutto questo aumenta la tensione: non avevo intenzione di gareggiare con l'idea del ritiro, non fa piacere a nessuno.
Il tempo di sistemarmi e lasciare la famiglia dopo un rapido riscaldamento, e mi calo nella veste di un runner con il pettorale appeso.
Faceva già caldo, anche troppo e qualche nuvola presente in cielo graziava un pò tutti.

Lo start avviene con discreta precisione, gli organizzatori hanno preparato l'evento con dovizia di particolari ed il percorso lo conosco molto bene, dopo la vittoria dello scorso anno...
Prime Tornate ed il podio già delineato
Questa volta mi ricordo ogni curva ed ogni difficoltà del tracciato, so come gettarmi nella lunga ed unica discesa del giro da ripetere 5 volte per un totale di poco più di 9 Km.

La gara, quindi, è veloce e con discreti avversari: saranno Lorenzo Abbate ed il coetaneo Vito Massimo Catania (entrambi tesserati per l'Universitas Palermo) a battagliare per la vittoria, comunque ambita visto che trattasi di prova di Gran Prix Regionale con oltre 500 partecipanti.
Così tanta gente in un minuscolo quanto affascinante Paese (basti pensare al magnifico Duomo di Monreale famoso in tutto il Mondo...) fa il suo bell'effetto...

La partenza avviene senza grossi intoppi, riesco a mettermi in testa sin dalla prima curva, ma non avevo intenzione di mettere fuoco alla gara, assolutamente!
E pensare che più di dieci anni fa quando gareggiavo in Calabria, dopo lo Start facevo la guerra sotto i 3'00"/Km, sempre ed in ogni condizione...

Come previsto lascio fare ai leaders della corsa che si alternano.
Il mio respiro è affannoso, devo adattarmi al ritmo sollecito delle prime battute ed il passaggio al primo giro è abbastanza veloce, siamo sui 6'17".

Chi mostra maggiore aggressività sportiva è Lorenzo Abbate, il più giovane della truppa che, complice la mia collaborazione, fa subito la selezione di soli tre - quattro atleti.
Lascio a lui l'iniziativa, tranne nella ripida discesa che troviamo dopo il curvone che riporta indietro i runners verso il traguardo.
Mi getto come ai vecchi tempi, quando ero sicuramente il meno folle a scendere ma dovevo mettercela tutta per non prendere grossi distacchi da gente che sapeva correre...
Stavolta però, metto in difficoltà i miei contendenti pur notando che i miei piedi corrono con scarsa reattività.
Tratti in salita, come spingevano le mie Wave Shadow!
Gli effetti della Zero-Tremila si fanno notare e c'è molto da lavorare, sulle basi, a partire dalle andature ed i vari saltelli...

Quando provoco queste fratture gli altri faticano a ricucire, nelle salite tendo a recuperare un pò ma non sembra che gli altri se ne approfittassero...
Con tale condotta corro regolare e cerco sempre che qualcuno mi stia a fianco.
Al termine del secondo giro sembra che Vito Massimo, inizialmente avanti a tirare, abbia perso alcuni metri ma non mi voglio distrarre perchè inizia la saga dei doppiaggi.

Da quel momento in poi devo badare anche a come prendere la traiettoria e bere inizia a divenire quasi impossibile per via della gente che man mano avanzo aumenterà in numero.
Meno male che mi ero idratato bene durante i primi due giri e da quel momento in avanti non mi volterò più.
Al termine della lunga discesa posta a "giro di boa", provoco un'altra frattura con Lorenzo Abbate e stavolta non rallento più di tanto.
Proseguo costantemente ed anzi provo ad incrementare qualcosa per cercare di farlo crollare psicologicamente.
In realtà devo badare con molta attenzione alla folla di runners più lenti di me che costantemente dovrò doppiare, ma capisco che stavolta l'azione può essere decisiva.

Passo l'inizio del quarto giro ed insisto nei tratti più duri.
Prima Vittoria con Tecnica Sport!
Non perdo tempo in alcun modo e sento che il distacco aumenta, sottolineando lo sforzo nei punti dove mi avvantaggiavo.

Anche il quarto giro scorre regolare ma stavolta inizio a sentire la fatica sopraggiungere con insistenza.
Quasi mi sorprende il fatto di essere ancora in ballo e per di più in lotta per la vittoria finale.
L'ultimo giro è decisivo, mi impegno molto durante la prima parte, sapendo che rimarranno solamente circa tre minuti di sofferenza finale.
Provo sinceramente a siglare il mio miglior giro, ma non ci riuscirò ed è solo questa la nota negativa della giornata...

Riesco a districarmi facilmente tra i tanti doppiati che si godranno ancora altri minuti di divertimento su un percorso tecnicamente molto valido e, senza intoppi, chiudo vincendo la gara!

Una bella soddisfazione, considerato che poche ore prima mi sentivo una pezza.
Il segreto sta nel riposare bene e tutti i giorni.
Io in una sola notte, più l'adrenalina del giorno di gara, ho saputo raddrizzare una situazione apparentemente drammatica.

Il podio era già delineato da tempo: Lorenzo Abbate giungerà al secondo posto e Vito Massimo Catania saprà mantenere la terza piazza.
Con grande sorpresa, a fine serata ed una volta tornato a casa, sfogliando l'agenda vedrò che mio tempo (31'34") sarà migliore di quello siglato lo scorso anno.
Considerato che ho ancora nelle gambe una gara molto pesante, è una piccola soddisfazione personale!

Bella la cerimonia di premiazione!
Con la vincitrice C. Immesi
Una volta terminata la corsa, ho potuto riabbracciare la famiglia nei giardini comunali che si affacciano su uno splendido belvedere che mostra parte della Città di Palermo.
Il che, sommato al paesaggio offerto dallo splendido Duomo, hanno allietato una mattina speciale e vincente.

Infine, una nota sui premi: credo che prima di questa premiazione l'Oscar dell'originalità fosse andato ad una bottiglia di Vodka vinta non mi ricordo più dove.
Stavolta, con grande stupore, gli organizzatori del Marathon Monreale hanno lasciato perdere le classiche coppe e donato una bellissima riproduzione in ceramica delle "Teste di Moro" in stile Caltagirone, prodotte da una artista locale.

I "puristi" potranno storcere il naso, ma il premio è bellissimo (insieme ai piatti donati ai vari podi di categoria) ed è di gran lunga il più bello mai ricevuto.

E pensare che era una "mattinata iniziata male" ;-)

Ringrazio Sicilia Running per l'ampio servizio fotografico

venerdì 22 giugno 2018

Mizuno Wave Rider 21 - Semplicemente Propulsive!

Lasciatemelo dire, Mizuno mi sta soprendendo piacevolmente.

Con l'estate, il caldo sempre più soffocante, il problema principale è trovare una scarpa leggera e dinamica che non si carichi eccessivamente di sudore, capace di spingere forte nelle uscite brevi, quelle fino ai sessanta minuti estivi.
Ed il problema non è semplice perchè una scarpa dalla massima ammortizzazione spesso diviene molto pesante quando le temperature si fanno elevate.
Fortunatamente da qualche anno a questa parte, i Top Brands hanno compreso quanto sia importante avere un modello che associ una buona protezione agli impatti sul terreno oltre che una esaltante reattività, prerogativa che solo una scarpa molto leggera può avere.

Gli ibridi della categoria A3 - Massima Ammortizzazione che "somigliano" ad una A2 - Intermedia nel mercato sono pochi e molto spesso una rarità quando la formula è vincente, ma nel contempo sono molto apprezzati dai runner veloci, volenterosi e ambiziosi.
Spesso si associa questo modello al "cavallo di battaglia" del Brand e per Mizuno, scelta più che azzeccata, non può che essere un nome solo: Wave Rider.

La Mizuno Wave Rider 21 è sicuramente l'icona del Wave - Concetto per Mizuno.
La ventunesima edizione riassume a se tutta la lunghissima storia del modello, nato quasi come un concept design, con intersuola altissima e massiccia direi, fino a snellirsi eccessivamente negli anni 2010, quelli del minimalismo esasperato fino a non riscuotere più il consueto successo.

Ma dagli errori si impara e ci si migliora ed oggi, dopo averla provata ininterrottamente per un mese intero, posso tranquillamente affermare che, per le mie esigenze che prevedono allenamenti giornalieri, Mizuno ha fatto centro!
Quando non puoi calzare una Intermedia tutti i giorni (a meno che non sei un runner etiope che pesa 50 Kg!), ma hai voglia di correre agile e leggero senza aver ripercussioni sulle articolazioni, sai che puoi contare sulle Wave Rider 21.

TOMAIA.

Tomaia semplice, leggera e di impatto
La tomaia della Wave Rider 21, proposta in questa Osaka Special Edition che consiglio vivamente, è presentata con un contrasto molto elegante dal forte impatto, tra il nero brillante della tomaia made in Japan ed il logo Runbird giallo fluorescente.
I colori dell'arcobaleno, proposti in modo discreto internamente nella tomaia e lateralmente nell'intersuola, danno il tocco elegante che caratterizzano fortemente la filosofia della Città Orientale: abbracciare tutte le Nazioni e le Culture diverse con tutti i colori del Mondo.

Considerato che anche l'occhio vuole la sua parte, la comodità non è da meno ed è una delle scarpe più belle da indossare (per il piede intendo) che ho mai calzato: Mizuno la chiama "Dynamotion Fit".
Non sono parole di circostanza ma dati di fatto, tant'è che la costruzione tradizionalista della scarpa non presenta cuciture interne, ma come già spiegato nella recensione della Wave Ultima 9, ha il pregio di tenere il piede ben protetto sulla punta, irrobustendo una zona parecchio sollecitata dalle dita del piede.
Il collarino che protegge il collo piede è molto soffice, come richiede una scarpa A3, ma tutto il resto attorno alla zona retrostante è saggiamente alleggerito: insieme ai soffici lacci il piede resterà ben saldo alla scarpa dall'inizio alla fine della corsa.
Merito, infine, della conchiglia tallonare che avvolge uniformemente la zona retrostante.
Il feeling è accentuato grazie alla eccellente traspirabilità della tomaia tutta che è semplice quanto efficace: è l'ideale per i climi molto caldi e umidi!

L'armonia della corsa è garantita dalla stabilità irraggiungibile da altre calzature per merito del sistema Wave che rende al meglio a ritmi sostenuti, lasciando a proprio agio il piede che è libero di spingere quanto vuole.
La scarpa comoda è prerogativa per Mizuno, con la Wave Rider 21 è sintetizzata in poco più di 300 grammi (per la misura media maschile).

INTERSUOLA.

Dettaglio del sistema Wave sul tallone, in mezzo U4ic e U4icX
La Wave Rider 21 è tanto semplice quanto ben progettata.
Basta osservarla attentamente per notare la sua forma affusolata che predilige la performance.
Trovare un compromesso tra una scarpa protettiva ed una veloce non è semplice, requisito fondamentale è escludere tutti i fronzoli lasciando lavorare gli elementi principali caratteristici del marchio, ovvero le intersuole U4iC, U4icX ed il sistema Cloud Wave alleggerito inframmezzato.

La differenza sostanziale rispetto ad una scarpa più protettiva (ma adatta a tutti, sia i runner veloci che quelli più lenti) quale la Wave Ultima 9, è l'avampiede più affusolato.

Come è noto, per ottenere una corsa corretta è importante utilizzare tutto il piede: quando si vedono immagini di gente che corre di solo avampiede o poggia solamente di tallone, si sta commettendo un grave errore di impostanzione della corsa.
La Wave Rider 21, grazie al rigido sistema Wave ed al disegno della suola molto semplice quanto fluido,  è pensata per correre correttamente poggiando per bene il piede sul terreno.

Se per la Wave Ultima ho mostrato un design della suola molto semplice quanto efficace, per la Wave Rider questo aspetto è ancora più semplificato, puntando tutto sui grossi intagli laterali (nei punti di maggiore torsione dell'avampiede e dei metatarsi, e dal lungo intaglio mediale che rende la scarpa flessibilissima.

Il ritorno elastico della Rider 21 piegandola completamente su se stessa è eccezionale.
Se staticamente si comporta così bene, balzando molto in alto, figuriamoci cosa accade durante l'armoniosa azione di corsa!
Il contributo del Sistema Wave comporta una
fondamentale resistenza alla torsione mediale
oltre alla dispersione delle vibrazioni
Tanta rigidità torsionale non si acquisisce solo con la singola schiuma iniettata, ma è la risultante della combinazione dei tre strati così riassunti:

1° strato - Intersuola in U4iC (preponderante) molto reattiva per il primo impatto del piede al terreno.
2° strato - Sistema (Cloud) Wave alleggerito per consentire la massima stabilità tallonare/mediale, dispersione dell'impatto a terra attraverso le onde e conseguente ritorno energetico della spinta
3° strato - Intersuola in U4icX più soffice soltanto nella zona retrostante per garantire il massimo dell'ammortizzazione nel momento di maggiore impatto (e di stress) del piede al terreno.

Se Mizuno era anche da me considerata come una scarpa dall'ottimo potenziale ma universalmente molto dura, con l'avvento delle nuove Intersuole, in special modo dello U4icX, si sono risolti finalmente due grossi difetti: lo schiacciamento eccessivo in corrispondenza del Wave (la nuova schiuma nell'intersuola ha una memoria allo schiacciamento migliorata e resta pressochè identica per centinaia di chilometri) ed un comfort in fase di atterraggio parecchio migliorato.

Di per se la Wave Rider 21 non sarà la scarpa morbida per lunghi chilometraggi o per runner pesantissimi (anche per via della calzata comoda ma pur sempre filante), ma il drop ridotto tra tallone ed avampiede, oltre che lo spessore dell'intersuola ottimizzato per il compromesso tra velocità e protezione, la rendono perfetta per le uscite dinamiche senza sacrificare il requisito fondamentale per una scarpa da Running, ovvero la giusta ammortizzazione.

SUOLA.


SmoothRide, concetto che semplifica il design della suola
Come già anticipato, il disegno della Wave Rider 21, pensato per la strada asfaltata, è di per se molto semplificato.
La diretta conseguenza è una corsa definita come "Smooth Ride", molto veloce e filante, cosa che ho avvertito maggiormente in questo modello più che con la Wave Ultima 9 che una impostazione più comoda e ammortizzata.

La Wave Rider 21 ti invita a spingere sempre e senza sosta, a poggiare velocemente il piede senza balzare e, grazie alla gomma utilizzata per la suola, la X10 ad alta resistenza all'abrasione, ma dall'ottimo grip, è facile passare da un ritmo blando a correre vicino i 3'00"/Km senza troppo disagio.

In fondo stiamo parlando di una "Quasi Intermedia" che ho indossato molto spesso nei lunghi allenamenti in salita dove è fondamentale non perdere il ritmo.

CONCLUSIONI.

Mizuno ha puntato molto su questo modello, Wave Rider 21, ed il percorso di ottimizzazione di un modello ibrido di impostazione neutra pensato per associare dinamismo (allenamenti veloci per molti runners o ritmi gara intensi fino alla Maratona) ad una buona protezione al fine di non incorrere in spiacevoli inconvenienti quali crampi muscolari, non è stato facile.

Mi è stato spiegato che c'è stato molto lavoro dietro il concepimento di questo capolavoro di equilibrio, con un solo semplice appunto: la filosofia di Mizuno è incentrata sul rendere ogni persona un atleta migliore (e quindi una persona migliore), pensiero che sposo appieno.

L'alta tecnicità di questa scarpa non scende a compromessi ed ovviamente l'utilizzo della piastra Wave in pebax molto rigida garantisce il massimo della stabilità senza trascurare l'ammortizzazione che comunque non è eccezionale in questo specifico modello: la Rider 21 non è pensata per correre piano o fare jogging.
Un compromesso che si può tranquillamente accettare, dato che la scarpa è molto più morbida di una qualsiasi intermedia, permette un alloggiamento del piede molto tranquillo e spinge (quasi) tanto quanto una A2.
In pratica ha le prestazioni di una Intermedia da usare in gara ma una volta calzate pensi di correre con una Massima Ammortizzazione per quanto è comoda.

Ideali per correre in salita o fare ripetute a ritmi sostenuti
E' rivolta a corridori con appoggio neutro veloci, ambiziosi che si allenano prevalentemente su strada o che preferiscono portarsi con se un'unica scarpa da corsa durante un lungo viaggio, capace di rendere bene su ogni tipo di allenamento: dalle ripetute in salita, a quelle su pista, medi più intensi oppure un lungo (non tanto lento) di 16 - 20 Km.

Per sfondare il muro delle 3 ore in maratona non c'è di meglio, ma anche chi ci va molto vicino saprà trovarla un'arma in più... vincente!

Mizuno Wave Rider 21, l'applicazione di stile e materiali all'avanguardia, un concentrato delle migliori tecnologie dell'azienda di Osaka riassunte in circa 300 grammi... Da Provare!

venerdì 15 giugno 2018

Supermaratona dell'Etna - Da 0 a 3000m - Indescrivibili Emozioni

Il fatidico arrivo - E ringrazio Maurizio Crispi
che ha saputo immortalare in momento
Marina di Cottone (CT) - Sabato 09 giugno.

Inizia tutto alle 05:30 del mattino, il punto di partenza è vicino anche se bisogna pensare anche alla famiglia che si passerà una giornata a mare.
Il clima è ancora freddino così come l'acqua, ma il cielo è sereno seppur leggermente ventoso.
Il lido, praticamente sgombro, sarà uno spasso per il resto della mia famiglia che mi lascerà.

Ci dirigiamo verso il punto di partenza, il lido attaccato alla strada provinciale che porta verso l'ingresso autostradale distante pochi chilometri.
Quella strada l'avevo percorsa in auto il giorno prima per il ritiro del pettorale, il numero cinque, a Linguaglossa, altro punto focale e di passaggio della corsa.
Quelle pendenze e tutte quelle curve mi sembravano irte.
Domando: "Quant'è l'altitudine qui?" La risposta è: "solo 700m circa".
Mi aspettava un'impresa dal sapore dell'ignoto...

Faceva caldo, maledettamente caldo alle 08:00, orario di inizio gara, il sole era già alto e i corridori presenti da più parti d'Italia e d'Europa (ma quasi la metà dei circa 500 partenti - numero chiuso -  Palermitani!) scherzavano e ridevano con molta allegria.
Io ero solo teso, avevo timore, dovevo sfiorare delicatamente l'asfalto e non dovevo disidratarmi.
Avevo paura e smitizzavo sorridendo agli amici e conoscenti lì presenti.

Il via è con i piedi sulla sabbia e parto con molta calma, senza cercare le posizioni di testa.
Quelle arriveranno poco dopo, ad un ritmo che definivo molto blando.

Pensare che per i primi 3 chilometri si correva sul piano e addirittura in discesa!
Subito dopo, iniziavano le prime dure rampe che, affrontate a quel ritmo, intorno i 5'00"/Km, sembravano uno scherzo.
Ci trovavamo su delle strade secondarie non trafficate e potevo correre dove volevo.
Questo lungo strappo durerà abbastanza tanto da spingere un pò troppo in avanti i battiti cardiaci.

Partenza, da Marina di Cottone
Beh, stavolta avevo scelto di indossare la fascia cardio pur non utilizzandola mai in allenamento o in altre gare.
In questo caso è stata utilissima perchè quando i battiti aumentavano da "zona rossa" (circa oltre i 160) abbassavo il ritmo basandomi sul concetto che più lavora il cuore, il muscolo principale che pompa ossigeno ai muscoli, più esaurirò le forze prima.

Qui, invece, dovevo dosare al meglio le forze e finalmente ho trovato utile la fascia cardio, che sa dirti con esattezza quando stai esagerando (e non dovresti).
Ahimè, invece, già dovevo fare i conti con le prime grosse sudate ed ogni volta che c'era possibilità afferravo una bottiglietta di acqua che consumavo lentamente, quasi per intero.
Faceva caldissimo e sapevo che tutto questo mi avrebbe ridotto l'autonomia, il più grosso handicap con cui dovevo combattere.

Eppure, quella bellissima strada asfaltata invita a correre, a correre più forte.
Così, senza volerlo visto che andavo più piano di certe giornate "no" che avevo in allenamento, mi ritrovo a correre da solo ed a staccare uno ad uno gli avversari.

A quel punto, decido di correre per i fatti miei e comunque non da solo visto che ero scortato dalla moto di testa e dai mezzi ufficiali di gara.
Un'organizzazione perfetta, dove tutto è studiato a puntino, quella della 0 - 3.000m!

Primi chilometri su strada lisci, qui a Linguaglossa
Inzio a mangiare qualcosa oltre i 10 Km, mangio una banana intera quando la strada è meno pendente ma accade molto raramente.
Quelle pendenze che mi sembravano molto dure in auto, le lascio alle mie spalle con evidente facilità sotto i 5'00"/Km , alle volte anche 4'30"/Km.

Mi sento bene, non forzo mai e controllo costantemente la barra del cardio che ho sull'orologio GPS, ben più importante del ritmo che tenevo.
Raggiungo prima Piedimonte Etneo, successivamente Linguaglossa a 14 Km circa con una rilassatezza senza pari.
Ero già molto sudato, mi idratavo costantemente persino bagnandomi la testa.
Da dietro già avevo dato distacchi di alcuni minuti.

Evviva la strada, da lì in avanti non avevo idea di cosa mi aspettasse.
Il percorso tuttavia era  molto semplice: esiste una sola strada così diretta per raggiungere le pendici dell'Etna ed era la statale che forse qualche anno fa percorrevo in auto.
Avevo ricordi offuscati, ma sotto gli occhiali da sole la vista non lo era, anzi, mi riparava dal sole caldo che non smetteva di nuocere.

In compagnia del motociclista, sentivo il rombo della motocicletta da cross borbottare per chilometri e chilometri.
Ogni tanto passavano i supporters dei podisti o delle staffette previste in gara.
Niente, ero concentrato tanto che alle volte mi dava molto fastidio essere affiancato da qualcuno.
Mi sa che fossero i primi segnali di un cedimento.

Aver lasciato i centri abitati da così tanti chilometri mi lasciava solo ed inerme al destino.
Più tardi raggiungevo con la costanza e la saggezza, il chilometro 23, ne mancavano solo 10 all'inizio della gara vera, del momento tanto atteso da più di un mese.
Mi facevo forza e continuavo a bere, a ristorarmi, a prendere un primo gel (con la bocca impastata nonostante avessi bevuto attimi prima), sotto quel sole smorzato ogni tanto dai freschi alberi e dall'aria che pian piano si rinfrescava.
Piano Provenzana Km 33

Un'ora e mezza fa ero con il mare a due passi, adesso il mare lo vedevo da lontano e dall'alto di quei tornanti, un panorama mozzafiato che non ti faceva capire dove ti potevano portare quelle strade.

A colpi di 5'30"/Km avanzavo senza più tanto scherzare ed alle volte mi sorpassavano ciclisti che si allenavano su quelle strade o motociclisti con le Harley strombazzanti che si dirigevano verso le baite montane, probabilmente.

Degli avversari nessuna traccia, adesso dovevo badare a me stesso.
Mancava poco all'arrivo a Piano Provenzana posto a quota 1.800m, e verso il chilometro 30 in un tratto molto più veloce e scorrevole, ascolto il consiglio dell'uomo sulla motocicletta che mi invita a bere (per l'ennesima volta) ed a mangiare una banana perchè di lì a poco avrei affrontato un muro verticale prima di trovarmi dinanzi a Sua Maestà l'Etna.

Finalmente l'aria era davvero fresca, piacevole ventilata, ma non per questo non ero accaldato, tant'è che sotto la testa il sole picchiava come all'inizio.
Pensavo di trovarmi di fronte ad un sentiero molto stretto per affrontare quel fatidico "muro" descritto dal motociclista, e invece mi trovo davanti ad un bivio larghissimo che dava su un "belvedere" che si prestava ad essere il "balcone" da cui guardare sicuramente un magnifico panorama (che mai vedrò perchè impegnato in corsa).

Quel muro arriverà, eccome se arriverà!
Tanto che decido, una volta trovatomi solo e perso, di fermarmi a camminare, per la prima volta.
Era il segnale che il sole, il sudore ed i chilometri affrontati in salita, poco alla volta mi avevano picchettato.
Quella pendenza per me diventava killer, quando con delle gambe fresche l'avrei affrontata di slancio ma non senza difficoltà.
In quel preciso istante, il mio diretto inseguitore, un ragazzo dalla canotta giallo fluo, mi sorpassa e va avanti senza fare una piega, senza avvertire il colpo.
Dico dentro di me che quello sarà il vincitore finale, perchè stava ancora troppo bene e continuava a correre facilmente...

Quel tempo a camminare lo passo alimentandomi e rifrescandomi.
Poco dopo riprendo a correre.
Accanto a me, in quell'ultimo chilometro asfaltato, due in Mountain Bike arrancavano peggio di me e non mi lasciavano solo...

Piano Provenzana è giunto, in appena 2 ore e 43 minuti, credo sia il mio limite fisiologico allo sforzo visti gli allenamenti (onesti ma incompleti) passati su e giù per Monte Pellegrino.

Un chilometro a Piano Provenzana, un muro che interrompe la corsa,
maledettamente bello
Afferrata l'ultima bottiglietta e messo piede sul paesaggio lunare, inizio molto male, camminando.
Quelle pendenze le conoscevo già: tolto l'aspetto della terra lavica, poco più consistente della sabbia ma molto, molto più affascinante, erano quelle del tratto dei fedeli di Scala Vecchia a Montepellegrino, solo con aria più rarefatta e gambe praticamente sfinite.

Ancora faceva caldo, e continuavo a bagnarmi e in quelle prime battute non volevo darmi per vinto.
Superata la fase iniziale dove mi demoralizzavo molto all'idea di camminare "solamente", alzavo la testa già a lungo chinata per spingere di gambe, e riprovavo a correre.
Niente, inutile, valeva la pena camminare perchè la spinta durava troppo poco.

In poco tempo vengo superato da altri partecipanti, di cui alcuni mai visti nel gruppo lasciato a inizio gara e altri facenti parte delle staffette.
In quel momento sono confuso e penso soltanto ad avanzare; ogni tanto do l'occhio verso il basso per vedere se qualcuno rimontava... accadeva sempre.

Dopo una ventina di minuti circa, tra tentare di correre e camminare energeticamente, mi accorgo che il rapporto era di 8'30"/Km su 13'00"/Km circa.
Ciò significa che ogni chilometro stavo perdendo un abisso... impietoso.

Beh, in quel momento capivi quanto sarebbe stato importante allenarmi molto di più, a lungo e affrontando la salita finale magari dopo le 2 ore e mezza di corsa.
Tempo che non avevo a mia disposizione e che non potevo mai inventarmi, senza contare le enormi esigenze di recupero muscolare e di riposo che non potevo mai avere.
In quel frangente capivo che dovevo allenarmi di più, più alungo e con le gambe doloranti.
Tutto il resto delle ripetute era stato ben svolto, mancava maledettamente la tenuta, la durata ed il fresco che non c'è stato mai...

In quei momenti quando stai solo a camminare nel silenzio pensi a tante cose: alla famiglia lontana, agli avversari sempre più vicini, alle posizioni che potrai ancora perdere e ti metti con la schiena dritta, dai motivazioni a te stesso e vai avanti.
Sono davvero stanco di vedere a 10 cm di distanza le mie Mizuno Wave Shadow ormai color giallo ingrigito arrancare così, meritano molto meglio e voglio andare avanti, proseguire con la corsa.

Paesaggi Pazzeschi, ho corso là dentro...
Ogni tanto riesco a correre, ma dura poco, troppo poco.
Il traguardo è ancora lungo, infinito, specie quando cammini.
Ne sono cosciente e lucido, l'aria è sempre più fresca e sembra di respirare affannosamente anche per poco; i battiti cardiaci sono ormai calati ai limiti della normalità, perchè l'intensità dello sforzo fisico si è ridotta quasi a zero...

Forse il caldo mi ha battuto di nuovo, questo fantasma che ti priva le energie, non mi do colpe perchè ho davvero passeggiato su strada e nonostante ciò nessuno mi toglie dalla testa di raggiungere la vetta.
Purtroppo atleti come Antonio Recupero e qualcun'altro mi passeranno via continuando a correre.
Il francese che vincerà la gara, J. Kiredjian, farà una rimonta incredibile perchè recupererà circa 10 minuti di distacco in poco più di metà montagna, correndo costantemente come se fosse un 4 x 4, mentre il ragazzo dalla canottiera giallo fluo (Angelo Direnzo), in testa con enorme distacco su tutti, si fermerà di colpo stramazzando al suolo in preda a fortissimi crampi.
Peccato, la vittoria era sua ma Sua Maestà L'Etna colpisce senza pietà i suoi avventori...

Qualche crampo ce l'avrò anch'io perchè ogni tanto la strada spianerà e tentare di correre per un centinaio di metri per recuperare l'irrecuperabile mi provocherà giustamente irrigidimenti alla pianta del piede...
Purtroppo quel traguardo non arriva, non faccio altro che desiderarlo e sono felicissimo di leggere il cartello del chilometro 40.

Ne mancano solo tre, ormai la vetta è vicina!
Quel paesaggio lunare sempre più remoto, con l'aria sempre più fredda che ti asciuga finalmente il completo da corsa, la pelle che brucia pensando fosse lo sfregamento e invece era la scottatura del sole, i banchi di ghiaccio ancora buttati lì ed infine la natura che vince su tutto.
Edizione Memorabile, temperature alte fin quasi alla vetta

Mandrie di cavalli che scendevano da là sopra, ciuffi di piante o di fiori colorati che si infrangono sul grigio affascinante del Vulcano, un panorama che avevo visto solo in foto e che stavo vivendo sul serio.
C'erano anche le vetture del "Discovery Etna" che salivano per i turisti che non vogliono farsela a piedi... peccato che in mezzo a tutta quella polvere alzata c'eravamo noi atleti con tanto di pettorale...

Ormai la fine era vicina.
Un amico di Palermo era lì appostato a fotografarci, apparso come un oracolo, mancavano poche centinaia di metri e potevo toccare il cielo per davvero!
La strada spianava di botto e dopo aver percorso velocemente la curva da buon stradista, mi ritrovo l'immagine di tutta l'intera corsa: una rampa verticale di circa duecento metri e l'osservatorio vulcanologico gremito di persone: un sogno che si avverava finalmente!

Voglio provare a correre questo breve tratto finale, per la gloria, ma non c'è verso e sono costretto a camminare anche lì, fino alla fine, finchè non taglio il traguardo bello e possibile.

E' stata breve la sensazione che non finisse più quella lunga ascesa, ma sono rimasto sempre lucido contando i chilometri che mancavano all'improbabile finale.

In pochi minuti, giusto il tempo di riprendermi dallo sforzo e dalla grande fatica, mi infreddolisco.
Bevo qualcosa di caldo, mi accorgo che la divisa di gara era asciutta mentre la pelle nella parte della schiena lasciata scoperta bruciava un pò tanto.
Nella confusione post gara, penso solo a coprirmi rapidamente ed a cambiare i vestiti con qualcosa di asciutto ed in poco tempo riuscirò a scendere alle pendici del Vulcano grazie alla vettura messa a disposizione del Corpo Forestale, gentilissimi.
Ci mettiamo più di mezz'ora a scendere, le gambe facevano male maledettamente e poco importa se non ero riuscito a scendere sul percorso veloce di 5 Km che l'organizzazione invogliava a provare.
Podio di categoria
L'avrei fatto se non mi fossi ridotto così male, ed è un'utile trovata per snellire il servizio di accompagnamento dei podisti: molti di loro una volta tagliato il traguardo dovranno aspettare parecchio al cospetto di una gelida brezza prima di riuscire a scendere con i mezzi messi a disposizione dell'organizzazione.

Incredibile quantificare quale e quanto sia immenso lo sforzo che l'organizzazione dell'Etna Trail mette per offrire a soli 500 fortunati partecipanti un simile spettacolo.

Nel tardo pomeriggio ci saranno le premiazioni, mi vedrò per una sola posizione fuori dal podio assoluti con cocente amarezza, tanto da sorridere vanamente ad un primo posto di categoria che non vale poi così tanto...

Mi accontento perchè sapevo che poteva andare a finire così con così poco allenamento (chilometricamente parlando) ed immediatamente mi immagino il prossimo anno di nuovo al via, consapevole di dovermi allenare di più.
In realtà non posso sapere se ciò accadrà, ne sarei contento se così fosse, intanto mi godo una settimana di meritato riposo e penso ai prossimi obiettivi estivi, non più lunghi di 10 Km :-)

Ringrazio tutta l'organizzazione dell'Etna Trail, Carmelo Santoro, i Fotografi Ufficiali, la famiglia Regonese per le foto, Ultramaratone, maratone e dintorni e tutti gli amici e sponsor che mi sostengono)

martedì 5 giugno 2018

Inseguendo un Sogno - La 0 - 3000m

Sullo sfondo, ad una certa altezza, si intravede il Castello Utveggio,
patrimonio della nostra storia
Palermo - Mese di maggio 2018.

In questo mese non ho corso nessuna gara, nessun altro impegno mi separa dalla costruzione di questo evento e non credo riuscirò a simulare fino al giorno della gara l'intera grandezza dell'impresa, ovverosia partire da quota sul livello del mare ed arrivare fino alla vetta del più alto vulcano d'Europa.

E' una pazzia?
Credo di no, forse parzialmente lo è se non si corre con serietà da molti anni, fatto sta che con avventure podistiche così importanti è bene preparare ogni dettaglio a puntino, senza tralasciare sia lo stile di vita che l'allenamento più importante, quello mentale.
Dalle passate edizioni, non ho potuto che notare un sano entusiasmo e tanti occhi emozionati all'arrivo in vetta, descritto come qualcosa di ineguagliabile mai corso prima.
Il peccato "mortale" è che come sempre non avrò il tempo per preparare bene l'evento e dovrò per forza inventarmi allenamenti molto intensi per il più lungo tempo possibile.

Man mano che sono passate le settimane, ho affrontato parecchie volte i versanti di Monte Pellegrino, sia su strada asfaltata che nella parte più ripida, ogni volta fosse possibile e persino durante il lungo, riuscendo a completare uscite molto impegnative, anche se la parte più difficile sta nel correre davvero a lungo ed in salite a volte spezzafiato.

Se consideriamo che i migliori tempi fatti registrare negli anni passati oscillano al di sotto delle 4 ore di corsa continua in salita, per i 43 Km interi del percorso, tanto fa riflettere sul come questa sia una prova più mentale che fisica, o meglio coniuga entrambe le prerogative.
Bisogna prediligere il passo costante più che una condotta aggressiva ed in queste settimane ho capito come si debba riuscire a raggiungere il compromesso tra il salire senza cali di ritmo ed il gestire il calo di forze che coincide con quello di energie per lo più.

Si consumerà più energia in salita, quindi sarà d'obbligo alimentarsi con regolarità e rifornirsi di liquidi, considerato che per oltre metà gara si correrà con una temperatura abbastanza elevata.
A tal proposito, nelle prime settimane di maggio a Palermo le temperature si sono mantenute miti e ventilate (seppur con ampio tasso di umidità) e quindi correre è stato per lo più meno faticoso del solito.
Ciò mi ha agevolato nei lunghi allenamenti, ma non ho concluso il volume chilometrico che avrei desiderato raggiungere.

Ho calcolato che, chilometro più, chilometro meno, devo correre consecutivamente per tre volte la tratta su strada, più tre volte la tratta dei fedeli "Scala Vecchia" di Monte Pellegrino a Palermo.
Poche le giornate di Relax, per un mese o poco più
passato su queste pendenze
Un'enormità, e già quando ho svolto alcuni allenamenti specifici come le due salite di Scala Vecchia consecutive, ho patito parecchio la difficoltà del correre a lungo in salita.

Mi sono reso conto che chiudere per ben tre volte la salita di Scala Vecchia è un'impresa parecchio ardua e non aggiungo la tratta conclusiva che porta alle Antenne posizionate sul punto più alto della montagna perchè mi da fastidio correre per decine di minuti a contatto con potenti fonti elettromagnetiche, fonte di potenziali danni alla salute dell'uomo.
Quindi i miei sforzi si sono sempre conclusi in corrispondenza della discesa verso il Santuario e potevo ritenermi più che soddisfatto degli allenamenti.

Man mano che sono passati i tentavi, mi sono abituato facilmente a scalare due volte Scala Vecchia, il che è diventata una consuetudine, ma è necessario andare oltre con un allenamento più intensivo sotto il profilo della durata dello sforzo, ovvero affrontare entrambi i versanti stradali del Monte.

Al contrario di quanto si possa pensare, anche se ufficialmente è chiusa la strada, il versante che da su Mondello, è sempre più frequentato da ciclisti, motociclisti e qualche automobilista dato che gli sbarramenti sono stati nei mesi rimossi volontariamente dalla gente che non li accettava (immagino).
In parole povere, tutti possono salire dal versante di Mondello anche se ufficialmente non sarebbe consentito, ma con i dovuti accorgimenti si può correre tranquillamente anche lì (di norma si evita quando c'è maltempo per rischio di frane).
Sprint in salita con le mie Mizuno Wave Rider!

Nelle ultime settimane ho anche dovuto fronteggiare pesanti cali di rendimento quando mi sono sentito a corto di energie fisiche: ho notato crolli repentini quando ho avuto necessità di dormire per ricaricare le forze, ma con la famiglia spesso non si può ed il disagio te lo porti appresso per giorni interi.
E' capitato di dover correre a ritmo di jogging per un paio di giorni e magari al quarto, affrontare la salita di Monte Pellegrino come un leone a buon ritmo e fino alla fine, come è capitato giorno 23 maggio.
Mi ha affiancato un giovane in bicicletta (penso più di me), era tardo pomeriggio, ideale per chi si vuole allenare.
Ovviamente non sono mancati i complimenti, ma quando si fatica i complimenti ci sono per tutti.
Stavo bene e dato che il ritmo del giovane in bici era leggermente superiore al mio, decido di iniziare ad incrementare.
Era appena iniziata la salita e questo episodio fa scoccare la scintilla: inzierò a correre con grande impegno come se fosse una cronoscalata ed arrivo al santuario con ottima spinta e staccando l'episodico compagno che in realtà ha atteso il suo secondo in bicicletta che andava più piano.
E pensare che poche ore prima non riuscivo quasi ad andare a 5'/Km sul piano!

Così va la vita, così vanno le corse, ciò che conta maggiormente è non arrendersi mai perchè ogni giorno di allenamento è sempre molto importante e comunque può andare male un mese intero di allenamenti ma il giorno della Gara è l'unico che deve andare bene.
Molto spesso quando credi in te stesso, va così: settimane scarse ma un solo giorno buono.

Dettaglio della vista della Città, un qualcosa di indescrivibile!
Avessi più tempo potrei affrontare salite sparse per la Sicilia o affrontare uscite di Trail impegnative, preparatorie per affrontare l'evento nel miglior modo possibile.
Cercarmi un gruppo di allenamento comporta appuntamenti, tempistiche morte e relax che oggi non posso più permettermi di gestire.
D'altronde correre a Palermo è più che sufficiente per me in questa fase della vita e sempre più entusiasmante ed affascinante.
Tra l'altro in questi ultimi anni ho "elasticizzato" sempre di più la mia mente adattandomi in modo molto flessibile alle location dove mi trovo giornalmente per affrontare i miei allenamenti.

Spiegandomi meglio, se in estate dovessi trovarmi a Mondello, potrei affrontare saggiamente delle ripetute di 400m su strada alberata o dentro il Parco della Favorita su sterrato, se raggiungere la Pista di Atletica risultasse difficoltoso.
Il concetto fondamentale è uno solo: mai stressarsi e mai allenarsi in condizioni psicofisiche penose.
Correre con caldo atroce, unicamente su asfalto o su percorsi pesantentemente trafficati poco si sposano con il mio concetto di Running che assolutamente è poco urban, anche a costo di esiliarmi per mesi interi.
Individuare i posti migliori dove correre nel tempo è diventata la mia priorità, anche se non rinnego i bellissimi momenti passati in gruppo con ragazzi nel tempo sempre più giovani di me.

Sono cresciuto da ragazzo a vivere dei sabati pomeriggio fantastici trascorsi correndo prima, allenandomi poi e godendo di una cena serena ed un riposo serale.
I weekend migliori, che sono stati irripetibili e che non posso vivere più ma che in fondo si avvicinano al concetto che più mi appartiene.

Le rampe che portano a Mezzarancio, storico punto di congiunzione con
Scala Vecchia
Nelle ultime settimane, invece, il caldo si è fatto sentire: pesante, umido e afoso.
Penso che alla partenza della gara, prevista al mattino per le ore 08:00, tutto questo non ci sarà e che man mano che si dovesse salire di quota, mi ritroverò un'aria fresca a ventilata, forse anche freddo.
Allenarmi con il sole che ti brucia il viso ti rallenta così tanto, ti fa sentire arsura alla gola, ma ti prepara al peggio nel modo migliore!

Non credo potrò mai ambire alla vittoria finale, non sono uno specialista delle Ultra o delle Corse in Montagna, nonostante la preparazione mirata ai percorsi vertical.
Quest'anno nella start list figura uno specialista degli Ultra Trail da quattordici ore e delle pendenze impossibili, oltre che un recente ottimo risultato alla Milano Marathon persino migliore del mio.
Se aggiungiamo un vero asso delle salite quale è Vito Massimo Catania ed altri outsiders, posso tranquillamente ambire al mio vero target: scendere sotto le 4 ore e portare la medaglia alla mia famiglia!

La chiesetta posta a Mezzarancio, nonsolo Santuario di S. Rosalia!
Non ho corso come volevo, non ho fatto tutto quello che desideravo correre, probabilmente l'avrei fatto facilmente se avessi trovato un compagno con cui condividere cotanta fatica.
Mi sento pronto così, con una solidità nelle gambe discreta, una garanzia sicura fino ai 33 Km nei quali dovrò soltanto scherzare e conoscere dei luoghi raggiungibili per davvero solo in cartolina.

Dopo sarà difficile, potrò spezzarmi in due per proseguire, spero di non smettere mai di correre, ma sicuramente non dovrò fermarmi mai.
Comunque vada, questa sarà l'ultima impresa che affronterò prima di dedicarmi maggiormente alla famiglia e pensare per un pò a distanze più brevi.
E' l'ora di coglierla, fisicamente preparato e senza alcun dolore che possa limitarmi.

Raggiungere la pace, il silenzio, la solitudine, un puntino insignificante se lo guardi dalla Vetta di quel Vulcano così imponente, che non vedo l'ora di conoscere...

NEW YORK CITY MARATHON 2010 (Foto Podisti.net)

NEW YORK CITY MARATHON 2010 (Foto Podisti.net)
PRONTI A PARTIRE...