41° New York City Marathon - 20° Posto Assoluto - 1° Europeo

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Un Sogno Ad Occhi Aperti...

giovedì 31 dicembre 2015

Trail Fest a Bosco della Ficuzza!

Il podio assoluto, con un Grande V.M. Catania
per un'edizione dagli alti livelli!
Palermo, fino anno 2015.

E' stato un anno di difficile interpretazione, resta salda la fiducia in me stesso, ho trovato affetto sportivo ed una affermata amicizia in quelle poche persone che hanno conosciuto me stesso in ogni mia angolazione (del carattere).
Angoli che alle volte sono da smussare ma che, nella ferma rigidità del mio essere mi aiutano e mi accompagnano nell'impresa di resistere ad ogni corsa...

Dicembre rappresenta come ogni anno un punto di transizione, di riflessione, di ripartenza, verso una nuova scommessa che rappresenta una sorta di crescita sia personale che di squadra...
Il nuovo che avanza si vedrà fra qualche settimana, ma è tempo (finalmente) di raccontare l'ultima esperienza vissuta, quella tradizionalmente calcata dal freddo e dal fango, dalla foschia e dall'aria fresca, lontano dalla modernità, lontano dall'asfalto... l'ultima prova del Circuito Ecotrail Sicilia a Bosco della Ficuzza (PA).

Torno per l'ennesima volta e spero che prima o poi giungerà la vittoria tanto agognata da aggiungere alle soddisfazioni personali raggiunte in anni di dedizione a questo Sport.
Il Trail ti completa, saperlo correre è una soddisfazione che non ha pari, riuscire a scendere in quelle semi-ripide discese fangose come un discesista sa fare, cogliendo l'attimo, senza esitare, ti sfiora come un brivido sulla pelle e sono gioie che con la monotonia della pista o della strada non puoi cogliere.
Finalmente so come si fa, o meglio, ho cacciato via da me stesso i fantasmi del timore di cadere senza motivo e di ruzzolare nel fango... alcuni nel dopo-gara hanno criticato questo Trail di 23K circa, definendolo "troppo veloce e poco emozionante" ma per un agonista come me che ha tirato per tutta la corsa allo spasimo, soffrendo e ansimando nelle lunghe salite e digrignando i denti nelle scorrevoli ed a volte infide discese, vien da pensare che queste persone non interpretano il Trail alla stessa maniera di chi si trova avanti a lottare, fino alla fine.
Ne esci pervaso da emozioni ma le gambe ti scoppiano, sanguinano e lacrimano...

Così, con poco Trail nelle gambe ed i principi della "preparazione invernale" iniziata ai primi di dicembre, ho affrontato forse con meno impeto la partenza di una gara che mi ha visto nettamente in testa almeno nelle battute iniziali.

Nel contesto di un clima molto mite ma tanto umido, ho deciso di partire con abiti leggeri, soltanto la maglia tecnica a manica lunga, peraltro leggera.
Quest'anno record di partecipanti per numeri in continuo crescendo!
Alla fine, mi ridurrò una pietà tra umidità e fango.

Non saprei se è un periodo particolare oppure ho capito che almeno in un Trail impegnativo è meglio dosare le forze, ma in questa edizione avevo pensato di non gettarmi a capofitto nella lunga discesa d'asfalto che ti si presenta subito dopo il via, lasciato alle spalle l'imponente Palazzina di Caccia borbonica.
C'era chi ci aveva pensato al posto mio, il più giovane ed entusiasta Salvatore Pillitteri (vecchia conoscenza della Pista ed a suo tempo discreto siepista) che ha messo perentoriamente in fila indiana tutti i partecipanti con la sua netta iniziativa.

A fatica riesco a mettermi al comando con lui e poco dietro il netto favorito, Vito Massimo Catania.
Già sapevo quando ci avrebbe lasciati con il suo incedere in salita potente e regale, forse "sprecato" per restare rinchiuso negli ambiti Trail isolani...

La trazzera iniziale dura tanti chilometri, quasi cinque e sale sempre, tanto che non è facile per nessuno di noi trovare rilassatezza.
Restiamo in tre, compatti, gli altri sembrano essere già abbastanza lontani da non impensierire più nessuno e, con sorpresa, anche Pillitteri si stacca prima dell'inizio dei tratti Trail seri facendo pensare che quell'azione iniziale fosse realmente più "suicida" che meditata.

E, come volevasi dimostrare, Vito Massimo inizia la sua leggera progressione nel primo settore vertical della corsa, che a mio giudizio è il più difficile tecnicamente di tutta la gara.
Con irrisoria facilità sparisce tra le radure e continua a correre laddove inizio a cedere alle pendenze, camminando a passo svelto e ritmato.
La prima salita dura tanto e sembra non finire mai, Vito Massimo sparisce e riapparirà solo al traguardo... un fenomeno del Trail!

Da questo momento in avanti la gara sarà tutta in solitaria con il mio avversario diretto lontano parecchio da non potermi impensierire, per molto tempo.
Nelle successive discese non noto esitazione, cerco di scendere con scrupolo e intelligenza, senza cercare di fermarmi o interrompere la danza ritmica a volte tra rocce scoscese, altre volte tra stretti rivoli di terra scavati dal fango.
E' un arrivo felicemente... distruttivo!
La scelta più intelligente è sempre quella di cercare la strada più larga e laterale (che è in genere anche quella meno scivolosa) e laddove non fosse possibile evitare i tratti rischiosi, è meglio affrontarli con saggia decisione affondando il piede interamente nel terreno: solo così sarà possibile restare in piedi!

E' una tecnica che mi ripeto sempre ad ogni corsa off - road, ma non è altro che la sostanza di tutto nel running, saper usare bene i piedi!

La prima metà di gara è sofferta, è un continuo salire e solo in queste discese puoi rifiatare ad alta velocità.
Oltretutto è la parte di bosco che apprezzano in molti, perchè è ricca di ambientazioni differenti che regalano scorci paesaggistici incantevoli.
Ci si sente davvero trasportati lontano dalla grigia civiltà!

La lunga serpentina di fango è un divertimento nella serietà della gara, è sempre bene allungare il passo e saltare i fossi per non sporcarti, ma dopo qualche chilometro appare inevitabile colorare interamente di ocra le tue scarpe variopinte di vivaci tonalità verdi per intuire che almeno quest'anno il percorso appare più appesantito dell'anno precedente.
Non capisco come mai ciò sia accaduto vista la siccità invernale in Sicilia, ma nel tentare di affrontare un tratto in salita dove rischi di lasciarvi le scarpe se la terra fangosa ed "adesiva" le vuole trattenere, torni a memoria che questo episodio nei tuoi ricordi non c'è...

Nel 2014 era stato abbastanza facile correre, questa volta un leggero alibi per l'appesantimento dei tempi c'è stato...

Considerato che Vito Massimo abbia pressochè concluso con lo stesso tempo, egli ha completato un'autentica impresa (in solitaria), ma nel mio caso, le cose non sono andate esattamente così, nessun miracolo...
La seconda parte di gara, diventa per così dire "monotona" perchè ti fa affrontare nuovamente una salita Trail e successivamente inizia un tratto di lunga trazzera in salita che sembra un'autostrada per quanto è larga ed accogliente.
Bisogna avere le gambe per correre, ma una volta che le tue scarpe sono tutte appesantite dal fango e dall'acqua fredda assorbita, con oltre un'ora di gara dura sulle gambe, non vien tanta voglia di insistere e lottare, ma devi farlo, per il tuo onore anche perchè il tuo avversario è più vicino di quanto sembri...

L'avversario, giustamente convinto che fosse Salvo Pillitteri, si materializzava dall'alto di pendenze che avevo appena finito di completare, calcolandole con un distacco rassicurante, ma non avevo fatto i conti sia con il VERO avversario che con le discese che per alcuni sono delle vere e proprie discese libere.

Infatti, terminato il lunghissimo tratto di percorso in salita, iniziava quello in discesa ma i piedi erano così stanchi (oltre la mente) che non volevano offendersi ulteriormente, così quella discesa molto lunga e rischiosa, l'ho affrontata con meno mordente.
Chi ha detto che Babbo Natale sia grasso e goffo? ;-)

Tutto filava liscio fino all'ultima lunga discesa - Trail leggermente fangosa e scivolosa che sapevo durasse tanto.
Del mio avversario non c'era traccia, eppure era rimontante...
La lunga corsa sta per aver fine e l'agognato traguardo sembrava vicino più che mai quando avviene rapidamente il sorpasso ed il mio avversario trova (giustamente) la meglio su di me chee non cerco in nessun modo scorrettezze, lasciandolo passare.

In verità, al termine della discesa, superato il cancello che la delimita, mi lancio verso di lui con tutta la rabbia agonistica in corpo, su del saldo asfalto, ma le gambe mi chiedono pietà e lascio la mia fatica al bosco con un buon terzo posto :-)

Soddisfatto, comunque con un discreto tempo (che non sapevo quantomeno sfiorare nemmeno negli anni podisticamente migliori di questo) dopo alcuni minuti vengo a scoprire che l'ignoto avversario che mi ha soffiato la seconda posizione è un giovane 23enne dell'Universitas, Lorenzo Abbate, decisamente più bravo sui sentieri fangosi che su pista (con tutto il rispetto che merita!).
Con un esordio così era giusto avere il sorriso in bocca e che ben vengano i giovani audaci che vogliano sperimentare corse diverse dalla strada!

L'anno si chiude così, in salute, con un Good Race Team che cresce, sempre presente, sempre in forma e che mi ha fatto sentire parte di un gruppo che fonda le basi dello stare bene tra le persone che, ancor prima di mettersi un pettorale, provano stima reciproca ed un grande rispetto.

Sarà bello ripartire con nuove sfide e con tanto entusiasmo: si cresce, si va avanti ma posso dire grazie con il cuore a quelle poche persone che sono state sempre con me negli anni, tra alti e bassi.

Un buon 2016 sportivo a tutti!

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NEW YORK CITY MARATHON 2010 (Foto Podisti.net)

NEW YORK CITY MARATHON 2010 (Foto Podisti.net)
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