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In Copertina, foto Certomà, ancora mi fa emozionare vederla... |
La bellissima cavalcata verso l'atto finale della Maratona di Milano, di fatto si è conclusa in questi ultimi giorni che andrò a narrare; dopo aver pensato a tutte le sfumature di questa lunga ed estenuante avventura, finita in tragedia, non trovo i motivi per i quali non avrei dovuto prendere il via.
Forse... nemmeno se avessi saputo il verdetto finale avrei rinunciato a darmi una chance, caparbio e cocciuto quanto sono in questo settore, ciò vuol dire che in fondo quel traguardo me lo sono cercato nonostante ad un certo punto (forse) non lo volessi più...
Mi è costato una montagna di lavoro, sudore e fatica tutto ciò; un tradimento per nulla annunciato della mia Città dal clima tanto stabile quanto caldo, quasi perennemente, tranne che nelle ultime settimane, dove c'è stato un repentino calo delle temperature con brusche gelate, per giunta in pieno allenamento.
Non c'è nulla che frena un runner determinato, figurarsi una pioggia gelida in piena primavera, quando ormai correre negli ultimi giorni ha un significato diverso, laddove la parola "impegno" svanisce fino al sancire dell'Evento.
Quel che potrò raccontare di qui in avanti potrà sembrare antipatico, delirante, forse esagerato, per cui nessuno è obbligato ad andare avanti nella lettura, e non sarà nè autocommiserazione, nè un tentativo di giustificare quel che è il verdetto universale per antonomasia: la Classifica Ufficiale.
Clima anomalo a Palermo, un quasi maggio così freddo a stento posso ricordarlo, eppure ha mietuto parecchie vittime, me compreso, ma subdolamente, senza nemmeno lasciare una traccia evidente.
Era giovedì e mi risvegliavo con un aggressivo mal di gola, inizio a porre rimedio con i semplici medicinali da banco, la preoccupazione saliva alla ribalta, uscivo a correre, cattive sensazioni...
"Eppure c'è ancora tempo" mi ripetevo imperterrito, consapevole di una sicurezza nei miei mezzi, specie dopo la buona prova alla Belluno - Feltre 30K, in costante crescita.
Gli ultimi facili specifici avevano restituito buone sensazioni, quel che era impensabile sarebbe dovuto ancora venire, da lontano...
Già a Milano paradossalmente faceva più caldo di Palermo e la Città regalava un piacevole tepore che lasciava immaginare una domenica - maratona climaticamente perfetta.
Ormai si trattava di scaricare del tutto la gara e correndo (molto piano) non avvertivo grossi cedimenti, tra molti sternuti e continui rimedi per alleviare i fastidi alla gola, forse ormai in via di guarigione.
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Erano i primi 10K, Giovanni Certomà regala un gran scatto e provavo a non darmi per vinto... |
Ormai il malessere era placato, mi sentivo "abbastanza bene" per essere uno che ogni tanto sternutiva di qua e di la...
Nel pre-gara, il tempo vola via, e si faceva sera, mi facevo più taciturno del solito, più pensieroso, calato nel clima-gara dell'indomani...
La sentivo importante questa Maratona: occhi addosso ovunque, seppur molto friendly, ma poco mi interessava: la gara quando scatta il via diventa tua e nessuno può interferire sul suo avanzare: errori, malesseri, dolori, espressioni, pensieri, sono tutti interiorizzati e nessun fattore esterno può frapporsi al tuo avanzare!
Così, da molto tempo non mi trovavo dentro un'organizzazione, quella milanese, realizzata così bene, con una logistica snella ed efficiente, anche grazie alla Metropolitana sempre comoda da utilizzare e ben funzionale: apprezzo molto la Metro milanese e fra un po saprete perchè...
Le bottiglie "PIPPO" pre-gara erano state consegnate nel seguente modo: rifornimenti ai 10K - 20K - 30K - 35K perchè più di tanto non avverto il bisogno; nel taschino dello short anche un gel alle maltodestrine in forma gelatinosa della Multipower, gradevole al palato anche sotto sforzo.
Tutto perfetto e l'adrenalina che sale...
Pochi avversari ma validi, il Brand Adidas con i riflettori puntati addosso (me lo sentivo interiormente così, in fondo correre la Maratona di Milano era stata un'idea tutta nostra) e la tensione a poche ore dal via che saliva sempre più alta in un modo così speciale riservato a pochi eventi importanti durante l'anno.
Ormai eravamo schierati, mancava poco e sarebbe partita la gara... Via!!!
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Ancora G. Certomà, sicuramente concentrato, non era giornata di saluti al pubblico, scusate! |
Mi trovo in mezzo, poco dietro il gruppo delle donne, ma con me uno slovacco si pone avanti.
Ovviamente provo a mantenere un ritmo che mi rilassi, cosa che dovrebbe accadere per i primi 15 Km almeno, ma già era circa il 3°K ed il Pacer delle donne era a noi due vicinissimo...
Decido pacatamente di pormi con questo gruppo e proseguire, al momento era impossibile capire che sensazioni avessi...
Una prima grossa difficoltà la avverto incredibilmente al rifornimento dei 5K, dove le sempre imbranate atlete africane rallentano di molto per afferrare la bottiglia d'acqua e provocano l'allungamento della fila...
Provo a reagire ricucendo il buco, ma sento che "fa troppo male" questa azione.
Non capivo bene cosa accadesse, ma era già il momento di entrare in zona Duomo di Milano.
Questo tratto, ricco di curve strette, cambi di direzione, basole e rotaie del Tram, rendevano difficoltosi gli appoggi e quindi correre, ma nel contesto di ciò avvertivo anche uno strano ed eccessivo fastidio nello stare in mezzo al gruppo folto.
Incitamenti, rumori, questo ritmo stranamente "tirato" per il mio malessere mi stavano provocando grosso disagio e prima del Km 10, il mio fisico mi impone di staccarmi.
Sarà un distacco netto, senza poter riuscire a ricucire il gap e dentro di me, avvertito il silenzio, provo pace...
Il tutto è molto strano, anche perchè gli incitamenti ti fanno correre forte, stare in gruppo aumenta la voglia di resistere, ancora mi chiedevo quanto forte stessero andando le donne, così forte da staccarmi.
Non riuscivo a far calcoli in quel momento, mi attaccavo ad una sola speranza: quell'atleta donna del Kenia, con le gambe meno esili del pacchetto di testa, che si era staccata e che, ad una 200ina di metri, era a vista.
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Il sorpasso all'atleta donna etiope sancisce la fine delle mie forze, era il Km 23 circa (foto G. Certomà) |
La keniana non demorde, tira forte quanto tiro io, sento di essere al 90% delle mie capacità e inizio ad ammettere che quel che sto facendo è importante lo stesso, che fino a due giorni fa avevo un mal di gola feroce, che quell'atleta la davanti si deve andare a riprendere...
Strade dritte, rettilinee e qualche cavalcavia bello profondo da superare: siamo ormai in pochi a correre la gara e tutto attorno la lontana periferia di Milano baciata dal sole senza sapere grosso modo dove mi trovassi, ma ormai le atlete erano due a vista e quella keniana correva a prendere la sua acerrima avversaria etiope.
Assistevo alla scena imperterrito e finalmente, avevo un verdetto quando passavo a fianco dell'ippodromo di Milano, un posto che rievocava bei ricordi (nella scorsa City Trail): il passaggio alla Mezza Maratona in 1h14'00".
Beh, non c'è che dire, stavo male e non c'era altra spiegazione per capire tale ritmo che pian piano calava.
La keniana si allontanava, l'etiope si avvicinava, e con slancio la sorpasso; era l'ultimo slancio...
Inizia a quel punto una rincorsa verso l'interiorità, visto che il 30° (il prossimo obiettivo) era molto lontano e provo a correre in modo costante quando invece, provo un primo senso di vuoto...
Perdo il ritmo che stavo imponendo e la mia corsa subisce un brusco rallentamento, dietro di me la concorrente etiope mi insegue alla stessa, lenta, velocità...
Inizio a provare sofferenza, correre non è più un piacere (come poteva sembrare fino a quel momento) e medito il ritiro, ma ricordo la mappa del percorso e mi rendo conto quanto mi trovassi lontano dal centro Città in quel momento.
Sono senza via di scampo!
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Podisti.net immortala il giusto attimo sulla finish line |
Non ne avvisterò mai una purtroppo...
Dal 20K al 25K inizia quindi questa brutta metamorfosi e poco alla volta tanti concorrenti mi sorpassano, alcuni chiedendomi di reagire...
Ho un malanno addosso che mi sta mangiando dentro le forze... sono attonito e mi sto rendendo conto di ciò nel momento peggiore della corsa...
Il 30K arriva, anche presto e siamo lontani, lontanissimi, ormai si va a circa 4'10"/Km e chiedo aiuto, forse a me stesso, di non fermarmi, perchè non saprei come tornare una volta messa l'ancora al suolo...
Proseguo, sempre più lentamente, ben due donne italiane mi sorpassano, la prima di slancio, la seconda anche lei un po spenta come me, ma in un chilometro sparisce anch'ella dalla scena...
Non so come raggiungo il 35K e forse lo devo a due amici che mi hanno fatto prendere la decisione di fermarmi sul più... brutto: Marco ed Andrea, che ringrazio di cuore...
Siete stati come angeli custodi per me!
O forse siete stati la mia salvezza, il mio calvario peggiore, fatto sta che quella bottiglietta, l'ultima della giornata, la afferro con rabbia e la mando giù immediatamente.
Iniziava a far caldo e quello era l'ultimo dei miei pensieri, abituato a ben peggio a Palermo...
Il tempo di agonizzare ancora un'altra volta nella salita sul bel ponte pedonale di Milano, ed ormai si rientra in Corso Sempione, così lungo, così sofferto...
Chiedo aiuto (a me stesso, a chi?), mi ripeto che non ce la faccio più e vado avanti, vuoto come un bicchiere d'acqua nel deserto, il passo non è pesante ma lento ed inizio ad avvertire dei brutti indurimenti muscolari da sovraccarico.
Il passo è ormai lentissimo, vado a 4'30"/Km ed oltre e realizzo già da tempo l'umiliazione dell'arrivo...
Dentro il Parco Sempione il lungagnone slovacco si materializza davanti a me, aveva fatto la mia stessa fine e peggiore della mia, ma lui era detonato con rassegnazione e scavato in viso, assente; io avevo un malanno... ancora oggi mi chiedo chi dei due possa aver sofferto dentro di più...
Mi tocco più volte la canottiera, strano sentire ruvida al tatto la leggerissima casacca Adizero così morbida e liscia... è una sensazione tattile che non dimenticherò più, un marker di questa gara che magari riapparirà quando ripeterò lo stesso gesto nelle altre gare che andrò a fare più avanti: i polpastrelli così sorpresi si interrogavano su tale ruvidità che sembrava sorprendente...
E' la fine, sto per arrivare, la gente è festante, mi incita, mi fa i complimenti anticipati, io vedo una linea nera da oltrepassare, a testa bassa e sguardo spento.
Chiudo per un attimo gli occhi, mi passa davanti la maratona intera e mesi di lavoro, e scoppio in lacrime...
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Ho trovato tanto conforto negli amici nel dopo gara... Milano cara, tornerò presto! |
Nessun dolore muscolare importante, solo un gran senso di vuoto, di spossatezza.
Mi tolgo la canottiera, è ancora ruvida, mi tocco le braccia e le gambe e realizzo che sono pieno di sale come mai non mi era capitato...
Il calore della giornata e l'aver corso così piano avevano fatto evaporare il sudore lasciandomi tanto ma tanto sale addosso, meno male che gli occhiali da sole abbiano nascosto e trattenuto il vero volto della mia sofferenza...
Torno in alloggio, cerco una doccia ed un riposo, sono lento, sono "slowly" e non trovo modo per riprendermi prima dell'indomani...
Mi sveglio alle 08:00, mi sento meglio, riposato, pochi dolori muscolari, il sole splende su Milano...
Mi muovo bene, ho ritrovato le forze, mi riposerò per quel giorno, niente corsa, ma dentro stava nascendo una nuova energia, linfa vitale per un runner che non si arrende mai...
Un ringraziamento speciale, infine agli eroi milanesi:
Felipe, spalla a spalla con Emanuele, un bellissimo 3h09' ed il rischio di aver provato il passaggio dell'1h30', il Muro lo abbatterete presto!
Danilo, ha stupito tutti, pure me, complimenti vivissimi per il suo nuovo PB a Milano: 3h14'31" ed il lavoro paga!
Antonio, il tuo orgoglio ti ha fatto concludere la Maratona, ma sono convinto che farai presto un gran tempo! - 4h20'
Maria, un Forfait annunciato ma correre con un dolore persistente non era la scelta saggia, Milano la conquisterai un'altra volta!
(Infine per Giovanni, Antonio e Roberto, un sincero grazie per i vostri fantastici momenti in foto...)