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Immagine emblematica di tutta la Maratona, dietro il gruppo delle prime donne, nella speranza di uscire alla distanza... (A. Capasso) |
Milano - Palermo - 02 e 03 aprile 2017.
Si è chiusa anche questa volta l'avventura milanese nella Maratona della capitale della moda, della modernità e dello sviluppo economico in Italia.
Se dovessi scegliere quale Maratona scegliere, tra Roma e Milano (corse quest'anno in concomitanza), non saprei perchè sceglierei quasi sempre Milano, pur sapendo che a Roma il pubblico è molto più caloroso che lassù.
Dentro di me, probabilmente per l'abitudine di correre a Milano per via della vicinanza familiare e per care amicizie paragonabili solo a quelle calabresi o venete, l'emozione di correre per le strade milanesi assume un fascino sempre nuovo che mai stanca.
Sicuramente la scommessa da vincere era quella di ribaltare i pessimi risultati ottenuti negli anni 2015 e 2016 che assumeva la rivalsa su ogni altro pensiero, ma ero conscio di non poter essere preparato come si deve...
Perchè so bene come si prepara una Maratona vincente e per ottenere questo risultato, nella quotidianità, serve più tempo a disposizione, calma, concentrazione e poco stress che
al momento non posso avere.
Ma già essere lì ai nastri di partenza e mettere in discussione tutto e tutti va al di là di ogni risultato, che avrei comunque accettato, tranne una nuova debàcle, quella inaccettabile!
Guardando a poche settimane prima,
il risultato della Stramilano mi aveva assalito di dubbi ed incertezze, ragion per cui mi ero obbligato ad affrontare una gara saggia ed accorta, senza farmi prendere da primi chilometri arrembanti che non avevano motivo di esistere.
Oltretutto, pochi giorni dopo l'evento della 21K, in uno degli ultimi allenamenti di Fartlek sulla lunga distanza, mi ero ritrovato su strada a voler affrontare un allenamento impegnativo, sulla difensiva, chiudendo 27,5 Km a 3'40"/Km...
Deludente, se non fosse che fare sia l'atleta che il papà che un normale lavoratore moltiplica di molto le difficoltà e le capacità di recupero.
Milano al sabato si presentava con un bel cielo sereno e soleggiato ed una temperatura troppo alta per me, almeno l'aria era ventilata.
L'expo, spostato al Mi.Co. (Milano Congressi), era di colpo triplicato, assestandosi su un livello di qualità ed acclamazione di sponsorship davvero altissimo.
Tanti i brand protagonisti del Running in primo piano ed organizzazione nel curare sia la Maratona che la Relay Marathon eccellenti.
Un saluto veloce per pochi amici presenti nell'organizzazione, e via verso casa dopo una levataccia mattutina per prendere il volo aereo.
Tutto girava bene ed ero spaventosamente tranquillo, segnale positivo visto gli ultimi trascorsi in Maratona pieni di incertezze.
Sapevo cosa fare e sapevo cosa aspettarmi da me:
un buon 2h29' auspicabile con finale in crescendo...
La mattina della gara, arrivo comodamente in tempo per riscaldarmi con tutta calma, dopo un'abbondante colazione ed un bel carico di carboidrati della sera precedente (inclusi i giorni precedenti).
Un paio di sacche di gel liquido alle maltodestrine spillato ai lati del pantaloncino, oltre quello che avrei trovato al 35° Km mi davano molta tranquillità: tutto procedeva bene ed il cielo era coperto mantenendo un'aria fresca pur trovandomi a mio agio in canottiera alle 09:00 del mattino.
Molto emozionante il via della Corsa, come tutte e 27 le Maratone da me affrontate precedentemente :-)
Stavolta, con tutta calma, non mi lascio trascinare da improbabili scorribande e mi metto saggiamente dietro al treno della conterranea
Incerti che sapevo con certezza avrebbe corso con eccellente regolarità.
Delle donne keniane ed etiopi non potevo sapere nulla e, visti gli ultimi exploit realizzati da queste minute atlete alle volte semisconosciute nelle mezze maratone internazionali, mi aspettavo una fuga da un "pacchetto" di due-tre a ritmi proibitivi... tanto avevano la lepre maschile che avrebbe corso a qualunque ritmo per loro!
Il marito della Incerti, Scaini, le fa da bodyguard e per enorme rispetto evito di accodarmi ai suoi talloni, temendo di poterla danneggiare per un'eventuale svista da parte mia.
Le coloured non accennavano alcun attacco ed il cronometro correva sul filo dei 3'30"/Km che andava benissimo per me e che mi vedeva molto rilassato: conveniva stare in coda al gruppo, in tutto relax ed in compagnia di altri contendenti tutti comunque molto "in gamba".
La mia tattica funziona bene per 5, per 10, per 15 Km e fino a quel momento mi godo il panorama milanese e le variazioni al percorso (avevo notato il passaggio in Via Montenapoleone) fino a che non si esce definitivamente in periferia, affrontando i lunghi stradoni milanesi poveri di pubblico e di interesse architettonico, ma solo per poco...
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Giovanni Certomà mi trova molto rilassato poco prima del via... |
Purtroppo certe cose non cambiano e credo non cambieranno mai: dopo il primo rifornimento dei 5 Km, capiterà praticamente ogni volta e con "protagoniste in negativo" differenti, la scena grottesca di trovarmi a dribblare di colpo, spingere o peggio ancora spostare con un certo nervosismo di peso una delle africane che davanti a me si bloccavano fermandosi per prendere il rifornimento personalizzato (o le bottiglie d'acqua che buttavano giù come birilli mettendo in difficoltà chi le seguiva... come me!) che chissà per quale assurda ragione non riuscivano ad individuare a distanza...
Ogni 5 chilometri rischiavo di cadere per terra, sembra una barzelletta, ma così accadeva!
Questi atteggiamenti poco professionali accadevano quando esordivo in Maratona, circa 15 anni fa e capitano ancora adesso, incredibile...
Oltretutto osservare l'organizzazione della Incerti, coadiuvata dal marito, che non perdeva un metro nelle operazioni di rifornimento ti faceva capire quanto fosse importante rendere perfetti dettagli come questo, che sul traguardo possono essere determinanti per la vittoria finale.
Iniziano i flashback nella mia mente e visualizzo il momento in cui lo scorso anno ero entrato in crisi nera: era il 23° Km circa e stavolta dovevo arrivarci con enorme rilassatezza.
Poco prima del passaggio alla Mezza Maratona si affronta un lungo cavalcavia che portava su un ampio ponte simile in tutto e per tutto al Pulaski Bridge della New York City Marathon, halfway della corsa newyorkese.
Sogno di non cedere e vado avanti in tutto relax, canticchiandomi in testa canzoncine per l'infanzia, pensando molto al mio piccolo (probabile) tifoso :-)
Poca strada più avanti e ci si avvicina all'Ippodromo che si correrà per gran parte del suo perimetro: a quel punto era passaggio alla
Mezza Maratona ed avveniva in 1h 14' 30", con eccellente regolarità.
Tutte le protagoniste erano presente in gruppo e nessuno muoveva foglia, nessuno accennava un attacco e la Incerti sembrava più caparbia che mai.
Poco più avanti lo scorso anno sarebbe giunto il cedimento e la resa ma stavolta no.
Ormai guardavo avanti fino al 30° Km o quasi dove avrei dovuto mantenere la stessa disinvoltura.
Solo che in quella fase, con il passare dei chilometri, iniziavo a sentire sempre meno reattivi i piedi e ragionavo sulle difficoltà patite nei mesi precedenti...
Non pensavo alla crisi ma pensavo fortemente di raggiungere i -10 Km all'arrivo.
Purtroppo al 30° Km ero già bello che staccato dal gruppo ed iniziavo a sentire un cedimento fisico oltre a preoccupanti crampi allo stomaco.
Non ero ancora molto staccato e vedevo non molto lontano una delle tante keniane che avevano anch'esse accusato il colpo.
Provavo a reagire ma non era facile, stavolta i meno dieci erano tutti in salita ma non impossibili da raggiungere.
I crampi allo stomaco si fanno sempre più pressanti e sono costretto
poco dopo il 35°K a dover effettuare una sosta veloce "in bagno": perderò circa un minuto tra sosta e ripartenza e mi sentirò più svuotato di prima, ma pur sempre avanzante.
Ahimè, ero entrato nella vera e propria crisi ed i chilometri avanzavano lentamente...
In quel momento mi trovavo in uno dei viali secondari dalla stretta carreggiata e da lassù sentivo applaudire: qualcuno dal balcone stava seguendo la corsa in diretta e gli applausi erano rivolti a me stesso.
Da ragazzino agli esordi, quando non sapevo come si correva e sentivo parlare della Maratona di Palermo lunga 42 chilometri e 195 metri, immaginavo chissà per quale motivo, che la corsa dovesse passare sotto il balcone di casa mia, cosa che non accadeva di sicuro, ma ero affascinato da questo pensiero...
Un altro flashback della vita mia ed il pensiero al mio piccolo cucciolino tanto lontano dal cuore destavano la sofferenza delle gambe...
Ormai i flashback si susseguono, tornano in mente le crisi che mi hanno colpito raramente negli anni durante le varie maratone e quando manca davvero poco e gli avversari continuano a sorpassarmi inesorabilmente, pur provando a reagire lo stesso, realizzo che la fatica è davvero troppa e che probabilmente
"non dovrei più correre una maratona", pensando a tutta la fatica ed ai sacrifici che faccio durante il giorno, oltre al correre, per gestire un bimbo piccolo, una famiglia e me stesso.
Ma questo pensiero dura poca strada quando, superato l'attraversamento del parco, iniziano gli ultimi due (o poco più) chilometri che presentano due salitelle che sono l'apogeo della difficoltà di quel giorno.
Anche la Giovanna Epis (G.S. Carabinieri) mi sorpassa arrembante e con uno slancio più che positivo corre molto forte verso il traguardo senza poter reagire.
Quando perdi un minuto al chilometro non ci puoi fare niente, il tuo corpo e la tua mente vagano a rallentatore e non vedi l'ora di premere il tasto "pause" che corrisponde al traguardo raggiunto.
Quando mancano ormai poche centinaia di metri ed il tifo è sempre più coinvolgente, riesco addirittura a provare un allungo finale, conosco bene quella strada che porta alla salvezza!
Agguantato il rettilineo finale, il mio unico pensiero è per la mia famiglia che è rimasta a Palermo e la dedica è per il mio piccolo bimbo, chiudendo con il pollice in bocca, con un
IN-Soddisfacente 2h 36' 12", al 28° posto assoluto, overall.
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Ma la migliore sei tu, Giovanna C., a soli 2 Km dal traguardo osservi l'agonia di ognuno di noi maratoneti... |
Come raccontato su Social, se il mio obiettivo fattibile era di correre in 2h 29' circa, il che significava distanziare di poco il trenino delle donne, avrei chiuso al 7° posto, ed invece il crollo l'ho pagato con gli interessi.
All'arrivo trovo una raggiante Anna Incerti che, esultando, continua a ripetere
"non sono finita allora, non sono finita", forse mettendo a tacere alcune voci che la vedevano ormai sul viale del tramonto, specie dopo l'amaro ritiro agli ultimi Giochi Olimpici di Rio de Janeiro.
Ma come le definireste delle voci che mettono in discussione la carriera della Campionessa di Bagheria?
Beh, lasciamo perdere!
Anna ha fatto un garone, forse irripetibile, sfiorando la vittoria; stessa cosa per la grinta della Epis che ha dimostrato di aver preparato alla perfezione l'evento, chiudendo in fortissima spinta, ad occhio sui 3'30"/Km negli ultimi chilometri.
Bello essere professionisti, ma almeno per loro è strameritata questa posizione!
Dopo il ritiro della medaglia, con i muscoli indolenziti, mi trovo un bagno chimico per espletare le "ultime funzioni": quella domenica il mio stomaco aveva deciso di dare il peggio di se, ma anche queste situazioni non le puoi controllare.
Durante le ore successive alla gara, con uno sguardo mesto mi aggiravo per le strade milanesi cercando il riposo, rifocillandomi con una banana mandata giù a fatica e reidratandomi poco alla volta e... riflettendo.
Il Prof. Liga aveva pronosticato un roboante 2h25' - 2h26' ma ero ben cosciente che quel crono non si poteva raggiungere stavolta, ma almeno ciò mostrava molta stima sul lavoro da me svolto che comunque non è da buttare via.
Piuttosto, considerato che restava fermo ed irrevocabile il pensiero sulla bontà della mia tattica, al di la dell'episodio dei crampi allo stomaco, non trovavo lacune sull'alimentazione pre-gara e comunque ritengo di essermi idratato bene durante la corsa, senza saltare alcun rifornimento.
Probabilmente usufruire di ristori personalizzati avrebbe migliorato le cose ed avrebbe posticipato la crisi, ma la sostanza sta nei chilometri mancati in allenamento, in alcune settimane di vita vissuta fortemente stressanti che hanno contribuito a
togliere spazio ad allenamenti focali per il successo della preparazione e ad altre dinamiche complesse che, temporaneamente, mi colgono in difficoltà.
Ecco perchè, al di là di ogni risultato, sarei rimasto comunque contento di portare a casa un'altra bella medaglia, per il mio piccolo :-)
Dopo poco tempo scoprirò che la mia corsa era stata seguita da un nutrito gruppo di appassionati ed amici, dalla Sicilia e dalla Calabria, che hanno fatto il tifo per me,
attraverso la diretta TV sul canale tematico Fox Sport e che a lungo hanno assistito alle gesta della Campionessa Anna Incerti.
L'atletica in diretta TV, questa sconosciuta!
Tutti questi attestati di stima, i complimenti (immeritati) ricevuti, tutte le cose belle che ho, fanno di me una persona felice, comunque, senza guardare al risultato da ottenere a tutti i costi.
Oggi preparare una Maratona per me ha un costo in termini di impegno, tempo e spazio, davvero difficile da gestire, ma quel fugace pensiero, quell'effluvio che mi ha sfiorato il cervello durante la corsa, di potermi ritirare dalla gara più amata perchè più sofferta, di certo non accadrà.
Ho voluto svelare alcuni lati della mia vita privata in questo post e va bene così, chi mi conosce di persona sa molto altro ancora e se anche stavolta vi siete emozionati per aver sofferto insieme a me, state certi che i racconti andranno ancora avanti, di corsa!
(Ringrazio per le foto Antonio Capasso, Podisti.net, Giovanna oltre che un caro saluto a Giovanni Certomà presenti alla corsa milanese)