41° New York City Marathon - 20° Posto Assoluto - 1° Europeo

41° New York City Marathon - 20° Posto Assoluto - 1° Europeo
Un Sogno Ad Occhi Aperti...

venerdì 15 giugno 2018

Supermaratona dell'Etna - Da 0 a 3000m - Indescrivibili Emozioni

Il fatidico arrivo - E ringrazio Maurizio Crispi
che ha saputo immortalare in momento
Marina di Cottone (CT) - Sabato 09 giugno.

Inizia tutto alle 05:30 del mattino, il punto di partenza è vicino anche se bisogna pensare anche alla famiglia che si passerà una giornata a mare.
Il clima è ancora freddino così come l'acqua, ma il cielo è sereno seppur leggermente ventoso.
Il lido, praticamente sgombro, sarà uno spasso per il resto della mia famiglia che mi lascerà.

Ci dirigiamo verso il punto di partenza, il lido attaccato alla strada provinciale che porta verso l'ingresso autostradale distante pochi chilometri.
Quella strada l'avevo percorsa in auto il giorno prima per il ritiro del pettorale, il numero cinque, a Linguaglossa, altro punto focale e di passaggio della corsa.
Quelle pendenze e tutte quelle curve mi sembravano irte.
Domando: "Quant'è l'altitudine qui?" La risposta è: "solo 700m circa".
Mi aspettava un'impresa dal sapore dell'ignoto...

Faceva caldo, maledettamente caldo alle 08:00, orario di inizio gara, il sole era già alto e i corridori presenti da più parti d'Italia e d'Europa (ma quasi la metà dei circa 500 partenti - numero chiuso -  Palermitani!) scherzavano e ridevano con molta allegria.
Io ero solo teso, avevo timore, dovevo sfiorare delicatamente l'asfalto e non dovevo disidratarmi.
Avevo paura e smitizzavo sorridendo agli amici e conoscenti lì presenti.

Il via è con i piedi sulla sabbia e parto con molta calma, senza cercare le posizioni di testa.
Quelle arriveranno poco dopo, ad un ritmo che definivo molto blando.

Pensare che per i primi 3 chilometri si correva sul piano e addirittura in discesa!
Subito dopo, iniziavano le prime dure rampe che, affrontate a quel ritmo, intorno i 5'00"/Km, sembravano uno scherzo.
Ci trovavamo su delle strade secondarie non trafficate e potevo correre dove volevo.
Questo lungo strappo durerà abbastanza tanto da spingere un pò troppo in avanti i battiti cardiaci.

Partenza, da Marina di Cottone
Beh, stavolta avevo scelto di indossare la fascia cardio pur non utilizzandola mai in allenamento o in altre gare.
In questo caso è stata utilissima perchè quando i battiti aumentavano da "zona rossa" (circa oltre i 160) abbassavo il ritmo basandomi sul concetto che più lavora il cuore, il muscolo principale che pompa ossigeno ai muscoli, più esaurirò le forze prima.

Qui, invece, dovevo dosare al meglio le forze e finalmente ho trovato utile la fascia cardio, che sa dirti con esattezza quando stai esagerando (e non dovresti).
Ahimè, invece, già dovevo fare i conti con le prime grosse sudate ed ogni volta che c'era possibilità afferravo una bottiglietta di acqua che consumavo lentamente, quasi per intero.
Faceva caldissimo e sapevo che tutto questo mi avrebbe ridotto l'autonomia, il più grosso handicap con cui dovevo combattere.

Eppure, quella bellissima strada asfaltata invita a correre, a correre più forte.
Così, senza volerlo visto che andavo più piano di certe giornate "no" che avevo in allenamento, mi ritrovo a correre da solo ed a staccare uno ad uno gli avversari.

A quel punto, decido di correre per i fatti miei e comunque non da solo visto che ero scortato dalla moto di testa e dai mezzi ufficiali di gara.
Un'organizzazione perfetta, dove tutto è studiato a puntino, quella della 0 - 3.000m!

Primi chilometri su strada lisci, qui a Linguaglossa
Inzio a mangiare qualcosa oltre i 10 Km, mangio una banana intera quando la strada è meno pendente ma accade molto raramente.
Quelle pendenze che mi sembravano molto dure in auto, le lascio alle mie spalle con evidente facilità sotto i 5'00"/Km , alle volte anche 4'30"/Km.

Mi sento bene, non forzo mai e controllo costantemente la barra del cardio che ho sull'orologio GPS, ben più importante del ritmo che tenevo.
Raggiungo prima Piedimonte Etneo, successivamente Linguaglossa a 14 Km circa con una rilassatezza senza pari.
Ero già molto sudato, mi idratavo costantemente persino bagnandomi la testa.
Da dietro già avevo dato distacchi di alcuni minuti.

Evviva la strada, da lì in avanti non avevo idea di cosa mi aspettasse.
Il percorso tuttavia era  molto semplice: esiste una sola strada così diretta per raggiungere le pendici dell'Etna ed era la statale che forse qualche anno fa percorrevo in auto.
Avevo ricordi offuscati, ma sotto gli occhiali da sole la vista non lo era, anzi, mi riparava dal sole caldo che non smetteva di nuocere.

In compagnia del motociclista, sentivo il rombo della motocicletta da cross borbottare per chilometri e chilometri.
Ogni tanto passavano i supporters dei podisti o delle staffette previste in gara.
Niente, ero concentrato tanto che alle volte mi dava molto fastidio essere affiancato da qualcuno.
Mi sa che fossero i primi segnali di un cedimento.

Aver lasciato i centri abitati da così tanti chilometri mi lasciava solo ed inerme al destino.
Più tardi raggiungevo con la costanza e la saggezza, il chilometro 23, ne mancavano solo 10 all'inizio della gara vera, del momento tanto atteso da più di un mese.
Mi facevo forza e continuavo a bere, a ristorarmi, a prendere un primo gel (con la bocca impastata nonostante avessi bevuto attimi prima), sotto quel sole smorzato ogni tanto dai freschi alberi e dall'aria che pian piano si rinfrescava.
Piano Provenzana Km 33

Un'ora e mezza fa ero con il mare a due passi, adesso il mare lo vedevo da lontano e dall'alto di quei tornanti, un panorama mozzafiato che non ti faceva capire dove ti potevano portare quelle strade.

A colpi di 5'30"/Km avanzavo senza più tanto scherzare ed alle volte mi sorpassavano ciclisti che si allenavano su quelle strade o motociclisti con le Harley strombazzanti che si dirigevano verso le baite montane, probabilmente.

Degli avversari nessuna traccia, adesso dovevo badare a me stesso.
Mancava poco all'arrivo a Piano Provenzana posto a quota 1.800m, e verso il chilometro 30 in un tratto molto più veloce e scorrevole, ascolto il consiglio dell'uomo sulla motocicletta che mi invita a bere (per l'ennesima volta) ed a mangiare una banana perchè di lì a poco avrei affrontato un muro verticale prima di trovarmi dinanzi a Sua Maestà l'Etna.

Finalmente l'aria era davvero fresca, piacevole ventilata, ma non per questo non ero accaldato, tant'è che sotto la testa il sole picchiava come all'inizio.
Pensavo di trovarmi di fronte ad un sentiero molto stretto per affrontare quel fatidico "muro" descritto dal motociclista, e invece mi trovo davanti ad un bivio larghissimo che dava su un "belvedere" che si prestava ad essere il "balcone" da cui guardare sicuramente un magnifico panorama (che mai vedrò perchè impegnato in corsa).

Quel muro arriverà, eccome se arriverà!
Tanto che decido, una volta trovatomi solo e perso, di fermarmi a camminare, per la prima volta.
Era il segnale che il sole, il sudore ed i chilometri affrontati in salita, poco alla volta mi avevano picchettato.
Quella pendenza per me diventava killer, quando con delle gambe fresche l'avrei affrontata di slancio ma non senza difficoltà.
In quel preciso istante, il mio diretto inseguitore, un ragazzo dalla canotta giallo fluo, mi sorpassa e va avanti senza fare una piega, senza avvertire il colpo.
Dico dentro di me che quello sarà il vincitore finale, perchè stava ancora troppo bene e continuava a correre facilmente...

Quel tempo a camminare lo passo alimentandomi e rifrescandomi.
Poco dopo riprendo a correre.
Accanto a me, in quell'ultimo chilometro asfaltato, due in Mountain Bike arrancavano peggio di me e non mi lasciavano solo...

Piano Provenzana è giunto, in appena 2 ore e 43 minuti, credo sia il mio limite fisiologico allo sforzo visti gli allenamenti (onesti ma incompleti) passati su e giù per Monte Pellegrino.

Un chilometro a Piano Provenzana, un muro che interrompe la corsa,
maledettamente bello
Afferrata l'ultima bottiglietta e messo piede sul paesaggio lunare, inizio molto male, camminando.
Quelle pendenze le conoscevo già: tolto l'aspetto della terra lavica, poco più consistente della sabbia ma molto, molto più affascinante, erano quelle del tratto dei fedeli di Scala Vecchia a Montepellegrino, solo con aria più rarefatta e gambe praticamente sfinite.

Ancora faceva caldo, e continuavo a bagnarmi e in quelle prime battute non volevo darmi per vinto.
Superata la fase iniziale dove mi demoralizzavo molto all'idea di camminare "solamente", alzavo la testa già a lungo chinata per spingere di gambe, e riprovavo a correre.
Niente, inutile, valeva la pena camminare perchè la spinta durava troppo poco.

In poco tempo vengo superato da altri partecipanti, di cui alcuni mai visti nel gruppo lasciato a inizio gara e altri facenti parte delle staffette.
In quel momento sono confuso e penso soltanto ad avanzare; ogni tanto do l'occhio verso il basso per vedere se qualcuno rimontava... accadeva sempre.

Dopo una ventina di minuti circa, tra tentare di correre e camminare energeticamente, mi accorgo che il rapporto era di 8'30"/Km su 13'00"/Km circa.
Ciò significa che ogni chilometro stavo perdendo un abisso... impietoso.

Beh, in quel momento capivi quanto sarebbe stato importante allenarmi molto di più, a lungo e affrontando la salita finale magari dopo le 2 ore e mezza di corsa.
Tempo che non avevo a mia disposizione e che non potevo mai inventarmi, senza contare le enormi esigenze di recupero muscolare e di riposo che non potevo mai avere.
In quel frangente capivo che dovevo allenarmi di più, più alungo e con le gambe doloranti.
Tutto il resto delle ripetute era stato ben svolto, mancava maledettamente la tenuta, la durata ed il fresco che non c'è stato mai...

In quei momenti quando stai solo a camminare nel silenzio pensi a tante cose: alla famiglia lontana, agli avversari sempre più vicini, alle posizioni che potrai ancora perdere e ti metti con la schiena dritta, dai motivazioni a te stesso e vai avanti.
Sono davvero stanco di vedere a 10 cm di distanza le mie Mizuno Wave Shadow ormai color giallo ingrigito arrancare così, meritano molto meglio e voglio andare avanti, proseguire con la corsa.

Paesaggi Pazzeschi, ho corso là dentro...
Ogni tanto riesco a correre, ma dura poco, troppo poco.
Il traguardo è ancora lungo, infinito, specie quando cammini.
Ne sono cosciente e lucido, l'aria è sempre più fresca e sembra di respirare affannosamente anche per poco; i battiti cardiaci sono ormai calati ai limiti della normalità, perchè l'intensità dello sforzo fisico si è ridotta quasi a zero...

Forse il caldo mi ha battuto di nuovo, questo fantasma che ti priva le energie, non mi do colpe perchè ho davvero passeggiato su strada e nonostante ciò nessuno mi toglie dalla testa di raggiungere la vetta.
Purtroppo atleti come Antonio Recupero e qualcun'altro mi passeranno via continuando a correre.
Il francese che vincerà la gara, J. Kiredjian, farà una rimonta incredibile perchè recupererà circa 10 minuti di distacco in poco più di metà montagna, correndo costantemente come se fosse un 4 x 4, mentre il ragazzo dalla canottiera giallo fluo (Angelo Direnzo), in testa con enorme distacco su tutti, si fermerà di colpo stramazzando al suolo in preda a fortissimi crampi.
Peccato, la vittoria era sua ma Sua Maestà L'Etna colpisce senza pietà i suoi avventori...

Qualche crampo ce l'avrò anch'io perchè ogni tanto la strada spianerà e tentare di correre per un centinaio di metri per recuperare l'irrecuperabile mi provocherà giustamente irrigidimenti alla pianta del piede...
Purtroppo quel traguardo non arriva, non faccio altro che desiderarlo e sono felicissimo di leggere il cartello del chilometro 40.

Ne mancano solo tre, ormai la vetta è vicina!
Quel paesaggio lunare sempre più remoto, con l'aria sempre più fredda che ti asciuga finalmente il completo da corsa, la pelle che brucia pensando fosse lo sfregamento e invece era la scottatura del sole, i banchi di ghiaccio ancora buttati lì ed infine la natura che vince su tutto.
Edizione Memorabile, temperature alte fin quasi alla vetta

Mandrie di cavalli che scendevano da là sopra, ciuffi di piante o di fiori colorati che si infrangono sul grigio affascinante del Vulcano, un panorama che avevo visto solo in foto e che stavo vivendo sul serio.
C'erano anche le vetture del "Discovery Etna" che salivano per i turisti che non vogliono farsela a piedi... peccato che in mezzo a tutta quella polvere alzata c'eravamo noi atleti con tanto di pettorale...

Ormai la fine era vicina.
Un amico di Palermo era lì appostato a fotografarci, apparso come un oracolo, mancavano poche centinaia di metri e potevo toccare il cielo per davvero!
La strada spianava di botto e dopo aver percorso velocemente la curva da buon stradista, mi ritrovo l'immagine di tutta l'intera corsa: una rampa verticale di circa duecento metri e l'osservatorio vulcanologico gremito di persone: un sogno che si avverava finalmente!

Voglio provare a correre questo breve tratto finale, per la gloria, ma non c'è verso e sono costretto a camminare anche lì, fino alla fine, finchè non taglio il traguardo bello e possibile.

E' stata breve la sensazione che non finisse più quella lunga ascesa, ma sono rimasto sempre lucido contando i chilometri che mancavano all'improbabile finale.

In pochi minuti, giusto il tempo di riprendermi dallo sforzo e dalla grande fatica, mi infreddolisco.
Bevo qualcosa di caldo, mi accorgo che la divisa di gara era asciutta mentre la pelle nella parte della schiena lasciata scoperta bruciava un pò tanto.
Nella confusione post gara, penso solo a coprirmi rapidamente ed a cambiare i vestiti con qualcosa di asciutto ed in poco tempo riuscirò a scendere alle pendici del Vulcano grazie alla vettura messa a disposizione del Corpo Forestale, gentilissimi.
Ci mettiamo più di mezz'ora a scendere, le gambe facevano male maledettamente e poco importa se non ero riuscito a scendere sul percorso veloce di 5 Km che l'organizzazione invogliava a provare.
Podio di categoria
L'avrei fatto se non mi fossi ridotto così male, ed è un'utile trovata per snellire il servizio di accompagnamento dei podisti: molti di loro una volta tagliato il traguardo dovranno aspettare parecchio al cospetto di una gelida brezza prima di riuscire a scendere con i mezzi messi a disposizione dell'organizzazione.

Incredibile quantificare quale e quanto sia immenso lo sforzo che l'organizzazione dell'Etna Trail mette per offrire a soli 500 fortunati partecipanti un simile spettacolo.

Nel tardo pomeriggio ci saranno le premiazioni, mi vedrò per una sola posizione fuori dal podio assoluti con cocente amarezza, tanto da sorridere vanamente ad un primo posto di categoria che non vale poi così tanto...

Mi accontento perchè sapevo che poteva andare a finire così con così poco allenamento (chilometricamente parlando) ed immediatamente mi immagino il prossimo anno di nuovo al via, consapevole di dovermi allenare di più.
In realtà non posso sapere se ciò accadrà, ne sarei contento se così fosse, intanto mi godo una settimana di meritato riposo e penso ai prossimi obiettivi estivi, non più lunghi di 10 Km :-)

Ringrazio tutta l'organizzazione dell'Etna Trail, Carmelo Santoro, i Fotografi Ufficiali, la famiglia Regonese per le foto, Ultramaratone, maratone e dintorni e tutti gli amici e sponsor che mi sostengono)

Nessun commento:

NEW YORK CITY MARATHON 2010 (Foto Podisti.net)

NEW YORK CITY MARATHON 2010 (Foto Podisti.net)
PRONTI A PARTIRE...