Gran bella foto di L. Inguanta ma ahimè giornata di crisi! |
Una settimana davvero esaltante, rovinata da una domenica che doveva essere il coronamento della stessa, magari con una gara dal finale poco brillante, che servisse come valido allenamento.
E invece una parola sola: annientato.
La mia vita da sportivo è stata sempre caratterizzata da prove difficili e da gare praticamente poco scaricate o volutamente affrontate sotto pressione.
Ho realizzato allenamenti dentro le gare che se li ripenso mi vengono i brividi, mentre invece oggi avere i brividi è diventata cosa rara.
Ed il mio caro amico Gas che tira fuori la battuta che sorride amara: "ma tu non vivi in antartide!", il che è vero, purtroppo, vivo in una terra che ormai non sa più cos'è l'inverno...
Eppure, come detto, era stata una settimana-super, guarda caso, più fredda delle ultime appena passate.
Quando c'è poco da temer il caldo, il mio corpo va in economia, non esborsa quantità di calore da "centrale di energia nucleare" e corro senza problemi per molti chilometri, ed è bello, e ritrovo la poesia del correre.
Mercoledì 02 marzo era il giorno perfetto per provare il lunghissimo di 2h30', il limite massimo per me che rappresenta circa i 37-38 Km di corsa ininterrotta.
Partendo mi sentivo rilassato ed avevo subito voglia di spingere.
Man mano che passavano i primi chilometri mi sentivo spumeggiante ed il clima attorno a me era fresco come raramente accadeva, tutto era perfetto.
Mi convinco di provare il percorso tra i più classici del genere, ovvero scendere fino a Mondello e raggiungere la riserva Naturale Orientata di Capo Gallo fino al Cancello del Faro omonimo e tornare indietro: in quel frangente lungo circa 20 minuti solo me, il rumore delle onde del mare del mio respiro e dei miei passi, bellissimo.
Risalgo fino allo Stadio di Atletica, sento di stare ancora bene nonostante il percorso sia meno che piatto ed alle 2 ore inizia ad imbrunire: temo il calo da un momento all'altro, invece realizzo che posso spingere di più e inizio a scendere costantemente sotto i 3'40"/Km fino alla fine, gestendo lo sforzo alla perfezione: erano secoli che non provavo a vivere i chilometri così bene!
Temendo che sarebbe stata una "sparata" settimanale e che nulla più avrei prodotto, mi tengo accorto nei giorni successivi ma venerdì 04 tocca ad un altra prova, che non voleva essere troppo impegnativa, e scelgo una "soluzione di comodo" per portare a casa i chilometri: 8 volte (1.250m circa forte + 1.250m recupero) eseguiti sul percorso di Parkrun di Parco Uditore, quindi ricco di curve e leggeri saliscendi su sterrato.
E' stato un venerdì da leoni, tant'è che non soffro mai alcuna di queste ripetizioni e nell'ultima tiro fuori un bel 4'09" più forte di una 15ina di secondi dai precedenti, più o meno sempre gli stessi.
Altra bella prova durata quasi 1h10' e sempre più ottimista, gambe allegre!
Ed eccoci alla domenica: inizia con una sveglia molto presto, alle 05:00 e senza tentennamenti, la mia trasferta agrigentina.
Con la compagnia in auto il viaggio passa più facilmente ma non è una passeggiata la tremenda Palermo - Agrigento con tutti quei cantieri aperti.
Arrivati sul lungomare di San Leone (AG), sede della partenza di gara e gran parte del percorso della mezza maratona, troviamo pochi attimi di relax ed una temperatura sempre più in crescendo, cosa che mi incuteva parecchio timore.
Alla partenza vedo tanti avversari e favoriti alla vigilia, più un irlandese sosio del celebre Ryan Hall, campionissimo americano appena ritiratosi dalle gare agonistiche.
Ed è lui a farsi pochi problemi nel tirare la corsa, che si trovi con o senza vento.
Perderà la gara sicuramente per questa spavalderia che comunque gli fa merito.
Il ritmo, incalzato dall'irlandese di stanza in Sicilia, è di circa 3'20"/Km che poteva essere tirato per me ma non troppo, e invece già da subito sento le gambe svogliate e con poca forza e agilità, brutto segno.
Il lungomare di San Leone nei suoi 6 Km di prologo sfuggono via e lo abbandoniamo verso il nuovo confine che è rappresentato dalla vetta della Valle dei Templi, situata in alto su di un percorso in leggero e dal continuo declivio.
Non appena la strada diventa più pendente, soffro il ritmo costante del terzetto formatosi (Dooley, Idrissi, Catania) e mi stacco in modo netto e deciso.
Non ci mette molto tempo nel riprendermi e staccarmi nettamente un saggio e pimpante Filippo Porto, portacolori Universitas Palermo, mentre gli altri avversari dietro apparentemente salgono sul mio ritmo che ai miei occhi appare disastroso.
In quel frangente, infatti, avrei voluto ritirarmi.
Eppure stringo i denti e provo a cambiar passo, cercando l'agilità, ma non dimentico che le gambe sono stanche e che forse non avrei dovuto correre tanto durante il venerdì ed il sabato.
Ma nel salire i pensieri fioccano ed il principale è portare a termine la missione, per il bene della Maratona di Milano, mio principale obiettivo.
Gli avversari letteralmente si dileguano e si involano al giro di boa in discesa; noto con piacere che l'irlandese era staccato in quel frangente, ma tornerà all'attacco in discesa ri-presentandosi sul lungomare per la fase finale avanti agli avversari prima della resa finale.
Passa il tempo e passano davanti a me i Templi che riesco ad ammirare con l'acido lattico negli occhi e, una volta raggiunto l'olimpo degli Dei del giro di boa e terminata la lunga ascesa di circa 3 Km, provo ad involarmi in picchiata e provare a riprendere almeno F. Porto, che non desiste e scende anche più forte di me.
In quel momento non volevo abbattermi, credevo in un improbabile recupero, ma il sole era sempre più forte ed il caldo sempre più opprimente: la mia divisa già grondava di sudore ed era un palese disagio..
Correre in discesa non è facile.
Podio di categoria, sempre gli stessi! |
Ero solo, sconsolato e volevo ritirarmi, ma l'incitamento di tanti amici podisti mentre scendevo non poteva essere deluso così.
Ero sfinito e lo sentivo già, a 5K dal termine.
Vorrei arrivare il prima possibile a quel giro di boa ma è lungo e laborioso, sempre attorno i 3'44"/Km, una vergogna se ripenso a quel lunghissimo di martedì scorso...
Temo un altro sorpasso e di perdere almeno la quinta attuale posizione, un'altra onta e tramo il ritiro, proprio a meno tre dall'arrivo.
Vedo Idrissi involarsi verso la vittoria, lontano come non mai e mi chiedo dove fosse finito il me stesso di Aspra che gli era arrivato dietro di un metro in volata e con centinaia di chilometri in più sulle gambe.
Non vorrei darmi per vinto ma il caldo anomalo mi fa soffrire e spero in quell'ultimo chilometro che arriva e che mi fa sperare nella fine dello sforzo.
Finalmente, nella delusione di un giorno infausto, arriva quel traguardo e chiudo in un mesto 1h16' che mi fa piegare in due e mi fa riflettere, tanto.
Lo sforzo lo pago e non mi do pace: doveva essere una giornata completamente diversa ed invece ho pagato caro la tecnicità di un percorso ad eliminazione che ha premiato i più bravi.
Le apparenze spesso ingannano e stavolta ho scritto una pagina di questo sport legata dall'umiltà del gesto di un podista tra le più difficili di tutti i miei trascorsi legati all'atletica.
Non c'è tempo di domandarsi "perchè", è tempo di reagire e mostrare il vero carattere e la vera determinazione...
7 commenti:
Filippo, dalle difficoltà si impara sempre più che dalle facili vittorie! E saper raccontare le sconfitte è segno di grande maturità.
felipe, è una preparazione maratona particolare questa volta e per il motivo che ben conosci ormai, ma non voglio mollare un metro e non mi volto indietro alla prima difficoltà.
Sono stato sempre coraggioso ad affrontare gare ed allenamenti con lo stesso spirito battagliero degli anni della gioventù, in questo non cambierò mai e per questo motivo rispondo: andiamo avanti, c'è il Test finale di Pergusa che mi aspetta!
...e che rende questo blog ancora più interessante fino al traguardo di Milano!
Ciao Filippo,
non può essere semplicemente un po' di stanchezza dovuta alla settimana di carico?
Sono certo che arrivandoci con le gambe più fresche avresti fatto sfracelli!
E comunque sei sempre fortissimo, complimenti!
Filippo De Conto
Conegliano (TV)
Questo blog diventa sempre più un gruppo di amici che si seguono, benvenuto Filippo, sappi che vorrei venir presto a trovarvi tutti alla prima occasione!
Le settimane di carico maratona, specie nell'ultimo mese, sono sempre stressanti e lo diventano sempre più quando aumenta la difficoltà.
Prima dell'ultimo atto, cioè domenica, di questo sempre e comunque bel racconto nella marcia di avvicinamento a Milano, mi sono reso conto che combattere con la Natura (cioè il clima) è una battaglia persa.
Quando ho corso nelle giornate fredde (intendo circa 11°C) volavo, di contro quando qui si passa a circa 20°C con alti tassi di umidità posso far poco o nulla contro il peso dei chilometri.
Lo stress accumulato poi non è facile da smaltire con del semplice riposo.
Programmerò le ultime due settimane prima della maratona davvero "soft" nella speranza che tutto il lavoro svolto vada a buon termine.
E, come penso sai, tutto dipende da come andra il fatidico giorno nel quale peserà l'intera preparazione.
E ti do un'anticipazione: sono davvero un pò stanco di correre e allenarmi da solo (per vari motivi) e vorrei cambiare qualcosa nella mia vita da atleta, magari offrendo i miei anni di esperienza con una nuova collaborazione.
Ma tutto questo, dopo Milano.
Ciao Filippo, l'altro De Conto ;-)
Chissà di vederci presto!
In bocca al lupo per Milano, ed anche per i cambiamenti in vista (non so quali siano, ma so che ho sempre molto da imparare da te)!
Ciao
Ciao Anonimo, se sei quello di sopra, ok, speriamo si di vederci presto... a caccia di Geveri!
Vediamo, testa bassa e correre, Milano sarà una tappa importante e dopo di essa la vita andrà avanti con tante belle sorprese :-)
Be positive, sempre!
Scusa ho dimenticato di firmarmi!
Vita dura qui, tra Geveri e fratelli veloci...
Ciao
Filippo De Conto
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