07 Novembre 2010
Il fatidico
Marathon Day è iniziato con la sveglia obbligatoria delle 05:45 (cambio di orario incluso).
Per qualcuno sarà anche il giorno del proprio compleanno da festeggiare...molte migliaia di numeri dietro di me, e sarà una delle poche persone che viaggeranno nei miei pensieri il giorno della gara.
Poche persone, ma preziose da un certo punto in avanti, solo avanti...
Da quel momento è iniziato un conto alla rovescia cadenzato da un cronoprogramma del'organizzazione NYRR tanto dettagliato quanto preciso nel cadenzare ogni attimo del nostro avvicinamento al momento del fatidico colpo di cannone.
Al mattino,
ore 06:30 precise (con te o senza di te) siamo tra gli ultimi a partire, su pullmann scortati dal NYPD; prima di salire rigoroso controllo dei chip (uno per ogni scarpa) e dei pettorali (avanti e dietro) correttamente spillati sulla maglia da gara.
La quiete delle strade illuminata da un tiepido sole basso mattutino fa presagire una giornata perfetta e senza nubi all'orizzonte, resta il dubbio di quanto freddo potrà fare.
Con me nel pullmann semivuoto un giovane, anzi giovanissimo ragazzo del New Jersey con il quale inizio a scambiare qualche parola in inglese ma lui mi risponde in Italiano: è
Chris Pannone, del NYAC (New York Athletic Club nel Centro di Manhattan).
Ancora un ragazzino, a dispetto della mia ormai veneranda età degli over 30, mi racconta tutte le sue speranze e convinzioni di correre sotto il proprio personale di 2h 18' (eccellente) proprio nel difficile percorso di New York.
Non potevo che pensare fra me e me:
"Notevole!"
Ma ero con i piedi piantati a terra, secondo il mio audace schema che tenevo in mente e con tutti i suoi piani di riserva, A, B, C, D...
La verità è che da quando avevo messo piede all'Hilton entrando nell'olimpo degli Dei di Maratona (ed a questo dedicherò un racconto a parte), poco alla volta mi ero sempre più convinto di poter fare meglio di qua

nto mi era paventato nella testa; in più negli ultimi giorni la caviglia aveva dato cenni di grande miglioramento e proprio il giorno della gara riuscivo a correre in piena efficienza e spinta su entrambe le gambe.
La settimana di scarico aveva dato i suoi frutti, tutte le mattine alle 08:00 ad attendere nella Hall dell'Hotel il buon
Abderrahime Bouramdane, forte atleta del Marocco tra i grandi favoriti.
Vivere gli ultimi giorni del pre-gara con un Uomo di tale semplicità come
Matt Downin cui ringrazio di aver potuto condividere tali attimi, mi ha portato quella quiete ed ambientamento finale che forse difficilmente avrei trovato in un terreno, quello dell'Elite Mondiale, mai vissuto prima.
Il clima era molto freddo, e l'ambiente scoperto di Staten Island con a pochi passi il Ponte di Verazzano sullo sfondo dei miei passi di riscaldamento portava frequenti folate di vento freddo.
Ma per me la decisione era perentoria (conoscendo i miei "bollenti spiriti"): indossare unicamente la Maglia
Adidas Adizero Mana creata apposta per l'evento.
L'organizzazione, impeccabile, ci chiama a consegnare le borse ed iniziamo l'avvicinamento alla linea di parteza.
Siamo pochissimi, mi guardo attorno, li conosco tutti ormai!
I Sub-Elite, con gli amici
Tiberti ed
Achmuller (caro amico di tante battaglie in Maratona), ci seguono da dietro ma partiranno dalla strada con percorso parallelo al nostro.
Ultimi "Good Luck" reciproci e ormai via verso le telecamere...
I minuti dell'attesa prima del via con i vari allunghi, stretching, svestizione finale dell'abbigliamento da consegnare pochi attimi prima del via, saranno i più lunghi che ricorderò.
Con essi la presentazione dei migliori 5 atleti... davanti il nulla, dietro una massa di persone incredibilmente incalcolabile...

Pochi attimi dopo l'Inno Nazionale e le poche parole della Presidentessa Mary Wittemberg, sotto i miei occhi ed il "
Colpo di Cannone!"
Tale era l'enfasi del botto che siamo stati presi tutti di sorpresa a partire!
Questa volta non sentirò nemmeno una nota di "New York, New York" di Frank Sinatra per quanto sarò già avanti...
Le gambe girano, per i Grandissimi il
Verrazano Narrows Bridge è fase di studio: quanto freddo fa, quanto vento tira (trasversalmente) ed è anche il momento per qualche fuga per la vittoria di qualche metro, ma poi si comincia a fare sul serio...
Ma... quanto sul serio?
Mi mantengo costantemente in seconda ruota, non voglio togliere il palcoscenico a nessuno, ma resto lì, inquadrabile a vista di tutto il Mondo trasmesso sulla Televisione, meno che per la RAI.
Considerando che l'Italia ad oggi è la Nazione straniera con più alto numero di partecipanti alla Maratona più importante al Mondo, decidere di togliere agli utenti del Servizio Pubblico un tale evento mi ha lasciato sbigottito... (e non aggiungiamo altro).
Riesco a percorrere con i migliori tutte le due miglia del Ponte, fino alla sua fine, regalandomi probabilmente una decina di minuti da assoluto protagonista, con i più forti...
Prima o poi avrò una copia registrata di questa Maratona? Spero di si...
Al termine del ponte Haile e gli altri iniziano a correre più seriamente e per me inizia la mia gara.
Tutti gli Elite di grido restano incollati al gruppone, io preferisco continuare del mio passo più consono alle difficoltà del percorso finchè non vengo raggiunto da un gruppetto capitanato dal Messicano
Odilon Cuahutle Rojas che viaggiava di ottima lena, attorno i
3'20"/Km.
Assieme a me si alternano diversi atleti che per la prima parte di gara mi saranno utili compagni, tra cui uno spagnolo dalla parvenza molto fresca, uno svedese ed un paio di etiopi di stanza negli Stati Uniti con i propri clubs o College.
La strada per i primi 15 Km si mantiene molto percorribile senza grossi strappi ed il frastuono della gente della Downtown si fa sentire assordante.
In questa fase pochi i tifosi italiani che mi potevano incitare, si vedevano quasi esclusivamente comunità e bandiere sudamericane, specialmente quelle Messicane.
Tutti a fare il tifo pe

r questo formidabile atleta quarantenne, Cuahutle, anch'egli Elite che macinava chilometri davanti con notevole disinvoltura.
Io ero molto concentrato, ma nel contempo rilassato.
Se nel 2009 all'esordio scelsi di godermi il pubblico a discapito di qualunque altro risultato, quest'anno, sentito il peso della responsabilità, avevo scelto di correre concentrato con me stesso, interagendo il meno possibile con il pubblico o forse solo nel finale di gara.
Vista la splendente giornata, sono risultati fondamentali gli Occhiali da Sole
Adidas Adizero L con lente LST Polarized nei quali mi sono calato in un autentico stato d'animo interno, quieto e solitario, leggendo continuamente i messaggi che il mio corpo mi inviava.
Quella mattina erano solo messaggi positivi: mai una giornata così azzeccata, il freddo che per molti è stato un ostacolo finalmente per me si traduceva in una risorsa organica insostituibile dato che sudavo appena qualche goccia!
Finalmente non avevo l'esigenza di bere sempre e comunque e la muscolatura era salva da crampi o crisi organiche, bastava qualche goccia (gelida) ogni tanto tra i molteplici ristori presenti ad ogni miglio per far passare la sete.
L'incognita sarebbe stata la traballante (o non perfetta) preparazione iniziata verso fine agosto quando la caviglia e tanti altri problemi stavano pian piano procedendo verso la pacifica conclusione: avrei avuto la forza muscolare necessaria per affrontare le ultime miglia, le più impervie?
Sicuramente quella forza, interiore, c'era e lo avvertivo!
Raggiunti verso il
15° K altri concorrenti andati in fuga solitaria realizzando un 10K d'effetto, si procede con un cadenzare perfetto ma sempre sul piede dei 3'20"/Km.
Il tifo della gente rendeva sostenibile tale andatura e non c'era strada dove si potesse ascoltare la propria voce tanto era il frastuono e l'entusiasmo che faceva apparire la gente!
Tutto questo accelera il proprio cammino e la gara scorre via con inaspettata celerità.
Sono in tre avanti che dettano il ritmo e nell'avvicinarsi alla Mezza Maratona sfruttano ogni salita o discesa per incrementare il passo.
Inizio a stentare, fatico a stare attaccato, ma non sento una crisi...
Molti altri componenti del gruppetto si staccano e poco prima dell'
Half Mar
athon dopo alcune curve dislivellate rimaniamo proprio in quattro.
Il passaggio alla Mezza Maratona è silenzioso, si passa per il
Pulaski Bridge, si abbandona il
Queens...
Guardo il Cronometro:
1h 10' 20", ottimo tempo per me!
Questo momento appare decisivo per le sorti della mia Maratona: quei tre continuano in un forcing davvero difficile da gestire e bastano pochi chilometri per vederli allontanare, dopo un altro piccolo incremento di ritmo da parte loro...
Entro in leggera crisi per starci appresso e non perdere la loro scia ma devo mollare, il
K 25 è alle porte così come l'ingresso più affascinante e spettacolare di tutta la Maratona: il
Queensboro Bridge, il Gigante di metallo.
Mancano quasi 10 miglia, inizia il conto alla rovescia...
Al curvone del Queensboro mi attende come da sua indicazione
Giampiero Vicari che mi urla con tutta la sua forza "Forza Filippo, Forza Palermo!" con il conseguente effetto-eco su tutta la lunghezza del ponte, già parzialmente attraversato.
Raggiungo un corridore keniano più in crisi di me e ne approfitto per fare il punto della situazione: afferro la borraccia personalizzata che avevo consegnato al sabato e trovo l'integratore gelido, la barretta energetica attaccata con il nastro adesivo dura come la pietra...
Fa freddo ma sento il bisogno di mangiarla, un poco alla volta!
C'è silenzio intorno a me, mi preparo ad una scarica d'adrenalina che dovrò sfruttare...
Poco prima di iniziare la parte in discesa vedo accostato sul bordo del ponte il Campione Europeo di Maratona, lo
Svizzero Roethlin e penso...
..."Forse potrei essere primo europeo?"...
Mi ritrovo d'animo, inizio ad uscire dal ponte e mi godo lo spettacolo: entro a Manhattan e nella doppia curva larghissima un boato di gente... da brividi per l'emozione!
Se in Maratona normalmente mi riserbo un solo colpo da sferrare per riuscire a cambiare ritmo o iniziare una progessione, beh, quel momento doveva essere quello seppur parecchio lontano dall'arrivo!
Sento una forza impressionante dopo aver pennellato quelle tre curve che immettono nella
First Av. ed ero solo...
Inizio ad avvertire una tifoseria sempre più partecipe nei miei confronti.
La bandiera italiana cucita sul petto, il logo "Sicily" stampato sulla Maglia Adizero Mana creata per l'occasione si combinano a meraviglia con i due pettorali fornitomi dall'organizzazione.
Già avere addosso il proprio Cognome restituiva non poca soddisfazione.
Come godevo nel sentire il mio Cognome storpiato: lopiccòlo, 'lpicclo, loopicolo, ecc... ma gridato con l'entusiasmo di chi ti vuol fare solo andare avanti.
La First è lunghissima ma non contenevo la mia irruenza: si parte ad incrociare la 60th strada e affrontavo i blocchi con l'animo del guerriero, convinto di raccogliere vittime per strada, qualcuna ogni tanto la trovavo.
Il primo fra tutti uno di quei etiopi che erano scappati avanti a me da quel gruppetto... era solo una grande motivazione.
Si arriva in fondo alla strada, verso la 110th incontro Giovanni Vicari che mi vede all'ultimo, sarà per la prossima volta il Gatorade!
Il
30th K si avvicina: il
Willis Av. Bridge non è tappetato di arancione ma si va forte lo stesso, inizio a raggiungere qualche concorrente femminile.
Corro sempre convinto, costante, ormai solo sorpassi, peccato essere in fuga solitaria.

Un fugace saluto ai ragazzi del
Bronx, questa volta "Respect" e pugno sul petto con i ragazzi della zona ed inizio ad entrare in scena.
Il Giapponese di punta è stato già raggiunto con estrema facilità: come scoppiare inspiegabilmente dall'alto del suo 2h08' di PB
Si entra nella
Fifth Av. zona calda...
Finalmente gli Italiani hanno il sopravvento e per me questa fase risulta fondamentale: ogni urlo di incitamento mi fa volare avanti ma la meccanica non è più efficiente...
Iniziano ad insorgere vari problemi tra i quali il solido alluce rigido che mi impedisce la spinta, ma io provo a rilanciare lo stesso l'azione!
Ormai
mancano solamente 5 Miglia alla fine, ripenso alla gara della Poland, inizio ad incitare me stesso, così come lo fanno gli spettatori sulle strade!
Non posso credere di essere ancora così in condizione, dopo tutto ho realizzato una preparazione incompleta e nemmeno tanto solida in Palestra, ma sono ancora a lottare con me stesso.
Ripenso alla bufera di Cagliari ed alla crisi di caldo accaduta nell'ultimo lavoro di 24 K assistito dall'amico Gaspare... chissà cosa starà facendo in gara...
Penso ai pochi amici che ho, a Francesco che non ho potuto salutare la sera prima, alla mia famiglia, momenti decisivi.
Dopo poche centinaia di metri passo un giovane, mi volto ed è Chris Pannone!
E' saltato purtroppo, faccio di tutto per portarlo con me ma non reagisce in viso minimamente...
Come mi dispiace, davvero, ma l'azzardo alle volte si paga, e caro!
Finalmente il curvone artificiale di gente, si entra a Central Park, come tutte le ultime mattine, strade che ormai conosco bene.
Mi tuffo ad ogni discesa, mi arrampico ad ogni lunga salitella, le conosco a memoria, raggiungo un primo atleta, poi un altro.
La strada è sempre più impervia perchè le gambe sono stanche ma non il cuore e l'animo.
Raggiungo altri due opponents a vista: uno africano, l'altro lo raggiungo dopo una salitella difficile.
Era proprio quel Messicano protagonista della prima fase!
Lo passo in tromba e manca poco meno di 1 Miglio...
Gli italiani a Central Park sono la maggioranza si sa, ma mi colpisce quan

do uno di loro urla il mio nome di battesimo, si! Mi conosce bene!
Mi volto con tutta la carica che ho dentro e lo indico, vado avanti.
Si esce nuovamente da Central Park, ci si reimmette sulla Fifth per farti raggiungere il curvone dell'ingresso da Columbus Circle.
Punto con lo sguardo da lontano il palazzo della Time Warner che svetta su tutti, ma in realtà aspetto il momento fatidico di ricevere gli applausi del pubblico.
Il timore che il piede mi tradisca con quel crampo c'è eccome e provo a mantenere rilassata la gamba.
La paura di fermarmi per un crampo, la maledetta beffa che rovina tutto, sempre più lontana quanto si avvicinava il Palazzo dalle doppie Colonne a forma di pettine...
Come al solito
Podisti.net immortala i passaggi ed anche quest'anno l'immagine raffigura lo stato d'animo.
Già esultavo, non vedevo l'ora di arrivare e finalmente ero sicuro del risultato acquisito, buono a spanne.
I soli 400m per entrare nuovamente nel Parco, iniziare la fila di bandiere schierate ed individuare la mia, forse Primo Europeo nella testa!
Affronto la salitella con le ultime forze, provo ad individuare qualcuno nel pubblico ma è impossibile scorgere mia sorella o gli amici, poi rallento e mi godo la festa:
2h 23' 10" - 20° Posto - 1° Europeo!
La sequenza come al solito e rigorosamente ogni 5K:
16'56" (5K) + 16'38" (10K) + 16'41" (15K) + 16'29" (20K) + 16'54" (25K) + 16'39" (30K) + 17'25" (35K) + 17'40" (40K) + (7'48") (42,195K)
Prima Half: 1h10'20"; Seconda Half: 1h12'50"
Giancarlo Colombo per Omega/Fidal mi scatta qualche foto, ma la Federazione reputerà giusto non citarmi tra le sue notizie nel Sito Online...
Segno della Croce, bac

io a terra, ed esultante come non mai, in maniera elegante, contenuta ma soddisfatta.
L'assistenza della Maratona è subito da me, contento ma senza sapere quanto.
I minuti dopo la gara ritrovo i vari amici, Hermann, Tito, Chris, Mattew e ricevo i complimenti di
Franca Fiacconi...
Che giornata memorabile!
Grandissimo anche
Francesco Duca (Violettaclub), con il suo
32° posto in 2h27'48".
Hermann secondo italiano (ma per il Manager è Tedesco ;-) ed un fantastico
29° posto in 2h26'52"
La Doccia del post-maratona non si dimentica mai, ti rilassa, mi vesto e salgo al 44th piano dell'Hilton a vedere la Classifica.
Leggo Ventesimo Assoluto, urla di gioia con Mario Fesi del
Giro podistico Internazionale di Castelbuono, lì presente.
Una grandissima giornata, tanti anni di sacrifici ripagati e la gioia di aver portato la mia Terra ai vertici d'Europa nella Maratona più Bella ed Entusiasmante del Mondo.
(Grazie a Podisti.net per le Foto ed agli spettatori che mi hanno scattato bellissime immagini condividendole GRATUITAMENTE tramite Flickr.com)