Grazie Milano, davvero, e non sai quanto mi dispiace... |
La cara Milano che corre, che mi ha accolto con quel tipico carattere uggioso, un pò imbruttito, che ancora corre veloce in Piazza Duomo, che ti conosce appena, che offre mille volti stravaganti in metro, quella metro che sali e scendi centinaia di volte e che corre giorno e notte freneticamente...
La adoro Milano ed adoro la Maratona di Milano, ancor più curata nei dettagli stavolta, che propone nella medaglia di quest'anno la facciata del Diamond Building, con l'ottima trovata di mostrare al Mondo i propri monumenti che, ad oggi, sono rappresentati dalle opere edili di spicco e dall'unico Design oltre che dalle nuove aree urbanizzate ricche di modernità e mondanità, fiore all'occhiello di una Città in forte slancio.
L'esatto opposto del nostro Paese...
Eh si, quella medaglia, la cosa forse più bella di questo fine settimana che andrò a raccontare, almeno l'ho conquistata...
Questa volta non ho alcuna scusa da presentare, a partire dalla discreta confidenza negli ultimi allenamenti della settimana fino al sempre temibile pre-gara dove mi ero alzato di buon ora e pimpante, nervoso e concentrato quanto basta ma rilassato nel contempo.
Eppure qualcosa è andato storto, fin troppo presto, e davvero non riesco a trovarne un motivo.
Troppe giornate di allenamenti sono andate storte quest'anno, in un rapporto del 50 (positive) e 50 (negative) e molto spesso quando osavo provare con qualcosa in più si presentava il conto salato da pagare con tanto di interessi nei giorni successivi.
Quella domenica, temo, sono semplicemente incappato in un'altra giornata opaca e la distanza ne ha naturalmente ingigantito gli effetti.
Me ne scuso qui pubblicamente, sia con il mio sponsor tecnico Adidas Running che ancora crede in me, che con il Good Race Team Palermo che rappresenta un gruppo di amici e non solo una semplice società sportiva.
Non avrei mai pensato ad un ritiro ed invece così è accaduto, nella massima serenità stavolta.
Ringraziando l'organizzazione milanese che mi ha messo a disposizione il trattamento Elite tra i migliori atleti di punta, le ultime ore di attesa sono volate via velocemente, con lo Start avvenuto nei tempi previsti e con la giusta calma.
Il tempo di vedere il noto e favorito alla vigilia Martin Lel (poi ritiratosi a metà gara) cambiare la canotta in extremis per chiari motivi di sponsor tecnico, con una del compagno di allenamenti schierato al via come lui, e si è partiti.
Lunghi chilometri all'inseguimento... |
Serio, concentrato e sereno, osservo i movimenti del miglior italiano in gara favorito alla vigilia, Tommaso Vaccina, e per quasi cinque chilometri restiamo in scia alla lepre maschile che tirava la prima donna keniana, la favorita e vincitrice della corsa.
Il passaggio è perfetto, 17'05" e resto sereno.
La giornata non è la migliore in assoluto, volevo più freddo, qualcosa che somigliasse ad un battito di denti nell'area riscaldamento ed invece già si correva sudando, il mio più grave problema.
Ma non mi curavo di ciò, ero ben idratato, avevo i rifornimenti personalizzati e non avevo nulla da temere.
Sopra, il cielo grigio e chiuso non consentiva di percepire aria fresca se non a folate sporadiche.
Tommy, come previsto, prova ad incrementare leggermente il ritmo rispetto alla donna e, con un atleta di nazionalità portoghese, lasciamo l'auto di testa della corsa femminile.
In poco tempo ed entro i 10 chilometri restiamo in due, io e Tommy, ma resto sempre dietro a studiare passivamente la mia situazione che in quelle fasi entra in un momento di forte sensibilità.
Inizio a percepire che il ritmo non era incrementato ma era rimasto costante ed il fiato non era più rilassato come prima.
Era il chilometro 8 e già sentivo la necessità di relax... incredibile, a Pergusa con lo stesso ritmo parlavo con estrema facilità...
Le forti e poderose falcate di Vaccina (Campione Mondiale di Corsa in Montagna per le lunghe distanze attualmente in carica) non conoscono sosta, anzi sembra che stesse correndo un banalissimo medio a ritmo costante e pilotato.
Il percorso è lo stesso dell'anno scorso o quasi, ricordo un leggero saliscendi che mi mette in difficoltà e subito dopo si avvista il decimo chilometro, in curva.
Il tavolino dei rifornimenti personalizzati era piazzato male, nascosto e, per non perdere la bottiglia di liquidi personalizzata, perdo tempo e si apre un buco di 30m tra me e Tommaso.
In quel momento, la folla entusiasta di staffettisti faceva un tifo sfrenato e grazie alla loro spinta provai a ricucire lo strappo.
Un volto non proprio rilassato lascia presagire il cedimento... |
Cosa stava accadendo?
Non avevo più i passettini leggeri e dinamici, non riuscivo a cambiar passo e dovevo tenermi a distanza di 50m prima, 100m poi, da Tommy.
In quel frangente, curva dopo curva, prima di abbandonare il centro cittadino per spostarci in periferia, immaginavo l'atleta avanti come se svolgesse uno dei suoi tanti allenamenti lungo l'oltrepò pavese, a fianco di quel fiume in una lunga corsa solitaria.
Lo vedevo così, solitario e indipendente che non aveva bisogno di compagnie e di fatto, continuando con la sua costante azione, si piazzerà primo italiano al traguardo con il tempo di 2h 25' 34", notevole se consideriamo che l'abbia corso esclusivamente da solo!
La sua figura si allontana sempre di più, poco visibile e solo nei lunghi rettilinei che in quel momento stavamo percorrendo e, come da natura, non voglio mollare ma rifletto su un possibile riassorbimento alle spalle da parte di qualche atleta rimontante.
Circa al 18° chilometro, quindi, dopo una lunga cavalcata solitaria a ritmi già superiori ai 3'30"/Km, vengo riassorbito sia dall'atleta portoghese che da un runner di team di Genova che voleva il mio supporto... mi conosceva ma non riuscii più di tanto a seguirlo desistendo dopo poche centinaia di metri, brutto segno...
Rimango in compagnia, stringendo i denti, fino alla mezza maratona e provo a vedere il fatidico passaggio, magari poteva rinfrancare i miei sforzi, ed invece leggo 1h 13' 45"...
Resto deluso del riscontro cronometrico, a Pergusa con molto meno sforzo ero passato quasi un minuto meno e tra lo scarico settimanale ed altri pensieri che passavano nella mia mente già frastornata, tra un'umidità generale sempre più crescente, temo che sarà stato quello il momento di maggiore cedimento, prima fisico e poi mentale.
Mi distacco dal compagno di via, sempre l'atleta portoghese, che purtroppo per lui non finirà la gara con un ritiro per guai muscolari (visto in diretta) e per almeno due chilometri provo a comprendere dentro di me le cause di un irrigidimento improvviso causato dal forcing (solo a 3'30"!!!) dal chilometro 10 al chilometro 18.
In poco tempo, circa al chilometro 24, mi raggiunge l'auto della testa della corsa femminile composta da più mezzi a motore che atleti (erano solo in tre compresa la donna di testa), colmando un vuoto stradale tra me e loro in pochissimo tempo.
Andavo piano, sempre più piano e non c'è stato verso per attaccarmi almeno al gruppo che si mostrava a me come un enorme salvagente.
Perso quest'ultimo treno, credo che la mia mente, con estrema serenità, abbia lanciato alle mie gambe e piedi già durissimi e poco elastici, il segnale netto del Ritiro...
Affronto l'idea con estrema tranquillità, purtroppo il giro unico della Maratona di Milano ed il fatto di trovarmi in quel momento in periferia, mi costringe a correre molto piano per ancora altro tempo, prima di poter scorgere una zona vicino ad una metropolitana.
Nella mia mente passano in quel momento mille pensieri e dietro di me soggiungono mille avversari, ma non cambio di una virgola la mia serena decisione.
Mi aspettavo che potesse capitare l'ennesima giornata sbagliata e forse dentro di me ero preparato inconsapevolmente a questo evento semmai fosse accaduto.
Fasi iniziali di gara, eravamo in tre... |
Mi dispiaceva l'idea del ritiro ma serviva a preservare il mio fisico da inutili stress, e intanto la gente incitava, incitava ed incitava a più non posso...
Chiedo costantemente la prima fermata metro possibile ma nessuno della gente assiepata sulla sede stradale riesce a darmi risposta e così, in breve tempo supero il 30° e poi il 35° chilometro.
Tutta quella strada era poco assiepata di tifosi ma già a breve si entrava a Corso Sempione, scenario finale di gara.
Con il mio passo costante superiore ai 4'30"/Km ed ormai rassegnato al mio destino, provo a scorgere una fermata di Metro esattamente come lo scorso anno, e tutto questo non arriva.
Arriva però il 38°Km, poi il 40° Km e come un maratoneta dei tempi andati, che non si ferma per alcun motivo (ma io si, l'avrei fatto se avessi potuto!) al termine della corsa cambio leggermente passo sui 4'00"/Km per chiudere con un minimo di dignità.
L'arrivo lo ricorderò per molto tempo e mi verrà da dentro il cuore un lungo applauso che dedico ai Milanesi che hanno avuto la pazienza di aspettarmi all'arrivo come davvero non era previsto nel film della gara che avevo pensato per mesi...
La cosa più bella, che non avrei potuto toccare con mano semmai mi fossi ritirato, è la medaglia, che si aggiunge alle altre già conquistate, ma che ha un sapore amaro, che ha una classifica che non conta e che lascia un vuoto dentro, subito colmato dalla medaglia stessa.
In fondo, lo so bene, senza quell'arrivo ci sarei rimasto male, ancor di più...
In questi giorni ho ripreso a correre subito, ho trovato delle persone amiche pochi giorni dopo la disfatta, con una bella visita alla sede italiana della Silhouette, produttrice dei miei occhiali da Sole Adidas Sport Eyewear, con gente sportiva e competente e, Signori, vi ringrazio dal più profondo...
Ho svoltato, il cambiamento lo racconterò al primo vero risultato di rilievo che ormai sarà in Pista e poco meno su strada.
Serve tornare alle origini, alle distanze brevi e ad una tecnica di corsa efficiente.
Intanto è stato bello tornare in Pista e riassaggiare dopo tantissimo tempo un 5 x 1.000m (R.3'30") tra 2'53" e 2'59".
Allora qualcosa c'è ancora da raccontare...
9 commenti:
Filippo, ero già a conoscenza del tuo tempo ma non ne conoscevo le cause. lo so che per te che sei un semi-professionista se non di più è una sconfitta. ma consolati a chi quei tempi se li sogna di notte
io so che tornerai a far bene..!
intendevo "pensa a chi quei tempi se li sogna di notte"
di sicuro ti rifarai alla prossima.
ps
ti ho inviato la foto che ti ho scattato al primo cambio della staffetta con messenger
Ciao Francesco, già ti ringrazio per avuto la pazienza di leggere il racconto, era il capitolo conclusivo di un racconto, una storia che comunque mi è piaciuto raccontare.
Ho nuovi stimoli adesso, ma ancora non è momento di fare finti proclami.
L'estate detterà nuovi risultati e spero siano positivi molto presto!
Sto bene, il resto ormai è acqua passata...
Grazie Pimpe, in fondo in fondo conosco i motivi per i quali ho corso in modo così discontinuo, e se anche questa volta non mi sono sbagliato, può darsi che tornerò davvero quello di prima entro i prossimi due mesi...
Speriamo, intanto è stato bello tornare a calcare la Pista!
Nino, grazie per la foto ed anche per l'incitamento.
La prossima maratona ci sarà e, se preparato come ai tempi andati, ipotizzando di restare sempre in salute, potrà essere tutta un'altra storia.
Dopo Niagara Falls ho dimostrato di non saper più correre una Maratona come si deve, anche Palermo, al di la del risultato, del piazzamento e della difficoltà altimetrica, doveva essere almeno un 2h37', cosa che non è accaduta...
Tempo al tempo, grazie per il tuo commento :-)
Caro Filippo, le cose e le situazioni cambiano repentinamente ed i ritmi frenetici a cui siamo sottoposti ci tengono sempre a 1000 ed ogni tanto è meglio rallentare, ma spesso non ce ne reandiamo conto.
Sei un atleta tenace e pieno di passione, e sono sicuro che delle risposte te le sei date! sai bene "cosa c'è che non va" anzi non mi piace questa frase, mi correggo "sai bene cosa è cambiato" o molto probabilmente hai solo bisogno di rallentare i ritmi per un po e goderti a pieno questo sport senza "forzare".
Io sono l'ultimo che può darti consigli.. ma sono sicuro che tornerai a correre con i ritmi di un tempo...datti il tempo di cui hai bisogno...
Ti abbraccio forte amico mio...
Ciao Luca, un abbraccio lo rivolgo anche a te, è troppo tempo che non ci vediamo!
E' già cambiato qualcosa, ho cambiato tecnico e sarà motivo di nuovi racconti e introspezioni di una vita, quella dell'atleta a tempo non pieno, ricca di difficoltà e alla continua ricerca di nuovi stimoli e motivazioni.
Era facile riuscire a far tutto con l'apparente impressione di non forzare, ma era connesso a del duro lavoro che mai è mancato ma che per ora non porta a grossi risultati.
Lo stress può anche significare cercare il risultato in una distanza che per il momento è meglio non toccare per vari motivi, il caldo in primis.
Quindi relax significa anche provare a correre al meglio una distanza che non faccia soffrire inutilmente l'organismo.
La volontà c'è ancora, adesso ho trovato una compagnia, un gruppo che inizia ad essere qualcosa di importante, più di prima.
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