
In quest'ultimo mese ho messo davvero in difficoltà il Coach con situazioni sempre a limite dell'emergenza: dopo aver corso il Campionato Italiano di Cross con un certo indolenzimento ogni giorno era rivolto alla speranza ed... alla disperazione (scherzando rendo l'idea!).
Già all'Adidas Running Tour di Milano di giorno 5 marzo le cose andavano verso il deciso miglioramento ma correre a lungo e forte mi arrecava ancora notevole fastidio ed il tempo stringe...
Giusto per rendere l'idea, l'indomani giorno 10 marzo, decido di attaccare la salita stradale di Montepellegrino ma non ne uscirà niente, preferendo concludere la scalata a metà strada per evitare di infierire sulla gamba ancora indolente a certi sforzi.
Boston si avvicina sempre più, che fare?
Mai disperarsi, specie quando senti che comunque le cose vanno verso il miglioramento.
La settimana dal 07 al 13 inizia ad essere confortante quanto risolutiva.
Ricordo benissimo l'accordo con il Coach: "D'accordo, rischiamo, si va in palestra e proviamo a lavorare con le macchine"... nonostante ancora il dolore sia ancora presente seppur latente.
Finalmente una mossa azzeccata!
Il lavoro finale, mirato solamente a far girare le gambe, soddisfa appieno e la mole di lavoro premia la struttura restituendo in quella giornata maggiore solidità.
E' l'inizio di una maggiore presa di fiducia in me stesso.
Si riprende a doppiare: inizialmente assunto come un rischio anche questo, iniziando pian piano al mattino metto un discreto leveraggio chilometrico che si concretizza con un lavoro svolto al venerdì 11: fartlek 17K: 3K - 3K - 3K - 2K - 2K (R.1K).
La serie esce pulita quanto prudente:
9'49" - 3'35" - 10'00" - 3'48" - 9'52" - 3'50" - 6'29" - 3'39" - 6'50"
Riesco a trovare momenti di esaltazione quando corro attorno i 3'10"/Km ma sento che la struttura non li regge e devo rallentare un pò il passo...
Damn!
Questa giornata passa per essermi reso conto che al massimo non posso ancora andare e devo accontentarmi purtroppo...
L'ultimo 2K, controvento ed in leggera salita (solito scenario di Via dell'Olimpo) mi restituisce un filo di serenità chiudendo in 57'55" alla media di 3'24"/Km... ordinario.
Ma si sa che questo è solo l'inizio...
Ci vuole tutta l'intera settimana dal 14 al 20 per rendermi conto che in questi casi di emergenza un elemento fondamentale non deve mancare mai ed è il riposo fisico.
Si... quello che ti rilassa il corpo ed eviti contratture e spossamenti fisici deleteri per tutta la gestione di allenamenti sempre più intensi.
E la Boston Marathon è sempre più vicina...
Inizio la settimana nuovamente con un'altra seduta in palestra: carichi leggermente aumentati (al 1/2 squat lavoro sempre con 45 Kg ma aumento il numero di sollevamenti a 25 volte per 4 ripetizioni di esse).
Questa volta la corsa consiste in 8 x (3' forti + 1' recupero) e seppur faticando chiudo bene la giornata.
Il fisico non ne risente, evidentemente è abituato a tali sforzi, ma il problema sta sempre nell'assorbire il carico di 1h 30' di palestra i giorni successivi!
Accadrà che da quel lunedì inizierò a sentire inesorabile uno stato di sconfortante spossatezza muscolare rendendo il passo svogliato, incerto...
La mazzata ce la daremo mercoledì 16 quando d'accordo con il Coach all'ennesimo: "Si, bene, rischiamo", andrò a cercare la vetta di Monte Pellegrino dopo 45' di lungo corsi già non al massimo (e lo notavo).
Dal primo metro si arranca non si fa altro che questo.
Lontano anni luce dal PB (partenza da Villa Igea) giungo ai piedi del Santuario senza altro da aggiungere e me fuggo dritto a casa... con la coda tra le gambe!
Gamba leggermente indolenzita quanto il tendine della stessa sotto al polpaccio: ancora le salite non riesco a digerirle bene!
E' chiaro che anche il lavoro di potenziamento ha influito sul rendimento dell'allenamento in questione.
Il lavoro va in archivio ma nemmeno due giorni di lungo mi aiutano a risolvere questi problemi di instabilità che si traducono in una insicurezza cronica dopo l'ora di corsa.
Grave, gravissimo!
Quando soggiunge il fine settimana.
E' troppo tardi per correre ai ripari, ma continuo ad allenarmi.
I dolori recenti appaiono ormai sfumati e lo stretching ha preso campo tutti i giorni.
Il senso di disagio mi pervade sin dal riscaldamento al pomeriggio: il lavoro uscirà male e dovrò fermarmi prima del previsto purtroppo.
Complice un clima assurdo (vento fresco misto a 20° C di temperatura) che mi farà sudare come "peggio" posso fare, dovrò accontentarmi di 17 K così suddivisi:
10'00" - 3'40" - 6'42" - 3'44" - 10'27" - 3'50" - 7'12" - 3'45" - 10'37"---> Tot. 1h00'00"
Facile notare come fossi ben disposto nei riguardi del recupero e che le gambe rispondessero "assente" quando era ora di aumentare il ritmo con tempi clamorosamente modesti.
Boston è sempre più vicina e sento che la soluzione passa attraverso un sacrificio completo.
La chiave è il riposo, più del "normale" per una persona "normale", e le cose sembrano girare meglio, finalmente un maxi lavoro confortante per reazioni e prestazioni.
Il grande classico 25 x 400m R.45" viene lunedì 21 nell'incertezza generale di aver recuperato o meno ma come sempre più spesso accade: "Coach, mi sento meglio, rischiamo!"
Parto con molta scioltezza e agilità, conscio che la stanchezza potrebbe stroncarmi da una ripetuta all'altra e inizio ad inanellare una serie di 70" continui.
La sequenza appare confortante, ogni tanto un aiuto da un ragazzo del CUS lì presente a fare dei 500m e fino alla ripetuta n°15 tutto bene.
Da li in poi è stata una gestione difficoltosa dello sforzo, ma stringendo i denti quella media di 70" è rimasta salva.
L'ultimo si poteva far meglio, in 67" ma sono lontano ancora dai tempi migliori e l'incremento dei chilometri è alla base di questa spossatezza da gestire sempre meglio.
Il giorno dopo, martedì 22, a termine di una lunga giornata lavorativa in ufficio, riteniamo giusto inserire le 2 ore di lungo proprio all'indomani del maxi lavoro in pista.
Inizialmente a disagio con le caviglie che da tempo non erano così stressate nell'inanellare tanti giri, riesco a trovare agilità proprio dopo la prima ora fortunatamente accompagnata dal nobile cultore dei Trail Castiglia.
Filippo mi lascia dopo una piacevole chiaccherata a buon ritmo che mi dona morale; l'ora successiva resta ampiamente gestita facilmente attorno i 3'50"/Km.
Se riuscissi a risolvere definitivamente un problema al piede sinistro tutto filerebbe liscio tant'è che non avverto spossatezza nel finale... pazienza almeno la sciatalgia è un ricordo!
Terminare la giornata oltre le 20:00 di sera... sacrifici che donano immensa soddisfazione!
Domenica 27 grande grosso impegno alla Treviso Marathon come Pacemaker per circa 30 K del gruppo di seconda fascia.
Ce la farò?
Risposta semplice: Devo Farcela!
(Foto Getty Images - Adidas Running Tour 2011)