Il C.A.R. (chiamiamolo pure "addestramento" con molto coraggio) di Taranto era giunto a termine: non ricordo un mese più triste di questo passato in quella caserma nella mia vita.
Ma era finito, eravamo appena all'inizio e la prova più dura, d'impatto, superata.
Ricordo marginalmente l'avvenuta proclamazione. Neanche la mia famiglia era venuta a vedermi, non la ritenni utile, un'esperienza da ricordare dopo quello che avevo passato.
Sono stato sempre maledettamente concreto in quello che faccio, pensavo soltanto a non sfigurare al mio imminente approdo al Centro Sportivo - FINE.
Da Taranto a La Spezia partii con maggiore serenità, un pò disorientato. Ero uno degli ultimi a scendere da quel treno, un lunghissimo viaggio e un altro mondo nuovo e inesplorato.Ricordo marginalmente l'avvenuta proclamazione. Neanche la mia famiglia era venuta a vedermi, non la ritenni utile, un'esperienza da ricordare dopo quello che avevo passato.
Sono stato sempre maledettamente concreto in quello che faccio, pensavo soltanto a non sfigurare al mio imminente approdo al Centro Sportivo - FINE.
Ero ancora un pulcino che usciva dal guscio; il mio mondo, la mia vita erano legate agli usi e alle abitudini di Palermo e quasi mai ero andato fuori Città, mai avevo provato a sfruttare ogni singolo attimo di una trasferta sportiva. Il mio carattere, chiuso, ma in lento e progressivo cambiamento stava iniziando a cambiare.
Per questo l'esperienza-militare l'avevo presa positivamente.
La citta di La Spezia, polo militare dell'interforze Marina, era abitata esclusivamente o quasi da Militari in carriera con famiglie al seguito.
L'aria che si respirava era influenzata da queste persone e da un ambiente, quello del servizio militare di leva, non proprio prestato all'ottimismo.
Ci volle poco tempo per capire che l'intercalare del linguaggio di molti cittadini era purtroppo votato a quell'intercalare tipico di chi prende "male" la leva militare...
Mi faceva proprio male alle orecchie, e soprassedendo, mi rivolgevo per lo più a chi non aveva questa bruttissima abitudine.
La Città, uno dei capoluoghi di provincia ligure, era una cittadina tranquilla, dalle strade percorribili, piatta quasi per intero, con le regole di vita del Nord Italia: massimo rispetto alla guida, per i pedoni, gente tranquilla che mai alzava la voce e rigorosamente chiusa in casa dopo le 20:30. Insomma, non proprio come Palermo...Mi sono trovato bene, in fondo. Si poteva sfruttare una VERA pista ciclabile per correre (ma gli Architetti e ingegneri palermitani del Comune quali droghe hanno assunto per realizzare questo scempio in città chiamato "pista ciclabile"?)
Il Centro Sportivo "A. Montagna" è un centro militare vero e proprio gestito dallo Staff del C.S. Marina Militare ma nobilmente aperto ai giovani civili che ogni giorno venivano ad allenarsi.
Dotato di una discreta pista di atletica dove usualmente lo Spezia Calcio veniva ad allenarsi (ci rispettavamo reciprocamente), ve ne era una seconda più piccola da 200m sulla quale molta gioventù si esercitava tra velocità ed ostacoli.
Il Centro Sportivo "A. Montagna" è un centro militare vero e proprio gestito dallo Staff del C.S. Marina Militare ma nobilmente aperto ai giovani civili che ogni giorno venivano ad allenarsi.
Dotato di una discreta pista di atletica dove usualmente lo Spezia Calcio veniva ad allenarsi (ci rispettavamo reciprocamente), ve ne era una seconda più piccola da 200m sulla quale molta gioventù si esercitava tra velocità ed ostacoli.
Mi sa che qualche attuale professionista ligure dei giorni nostri sia cresciuta in questo centro (ma non me ne ricordo)!
Il mini-parco attorno al Centro era abbastanza elegante, si poteva tranquillamente correre il cinquantino di lungo la mattina dopo la colazione, per correre di più si usciva in strada e si realizzava un giro di circa 20' attorno alla Città.
Sto ripensando a tutte le curve di quelle strade: se dovessi tornarci credo che le emozioni sarebbero davvero intense!
Il mini-parco attorno al Centro era abbastanza elegante, si poteva tranquillamente correre il cinquantino di lungo la mattina dopo la colazione, per correre di più si usciva in strada e si realizzava un giro di circa 20' attorno alla Città.
Sto ripensando a tutte le curve di quelle strade: se dovessi tornarci credo che le emozioni sarebbero davvero intense!
Per le ripetute stradali si utilizzava un anello parecchio insidioso attorno al Centro Sportivo stesso di circa 2 Km segnato a intervalli di 500m (tipico :-).
Quante volte avrò girato là: indimenticabile quel percorso che proponeva una salita insidiosa iniziale e proseguiva con un lungo tratto di discesa leggera per poi terminare in un lungo rettilineo ombreggiato da alberi. La mia maratona l'ho preparata tutta lì!
Ma di questo ne parlerò più avanti, ovviamente.
Nella mia vita non ho mai cercato raccomandazione alcuna per riuscire nelle poche cose fatte; per certo ciò che ho raggiunto è stato frutto della mia onesta applicazione.
Salutavo Palermo quell'anno con un primo accenno alla mia nuova personalità.
Avevo infatti cambiato società sportiva quell'anno cambiando radicalmente ambiente, a 23 anni soltanto.
Ero passato, di mia ferma volontà, alla "Pol. SBM Palermo" del buon National Nando.
In quel periodo questa era l'unica vera società in Sicilia interessata alle corse di lunga durata, dai cross a tutte le prove su pista e strada e l'opportunità di entrarne a far parte era l'occasione per trovare ulteriori motivazioni al mio lavoro.
Tra l'altro annoverava tutti i più forti atleti fondisti in Sicilia non militari; alcuni di loro sono attualmente in attività, e la possibilità concreta di non trovare posto in squadra in certe occasioni per me era uno stimolo a fare meglio.
L'anno 2001, il precedente, il mio tesserino Fidal diceva "Pol. Delta Palermo", una piccola società conglobata con la Sfera-CUS Palermo: in quell'anno furono presi accordi tra le società per distribuire gli atleti tra diverse società sportive, senza chiedere parere all'atleta.
Per me che stare in Pol. Winners Palermo (anno 2000) (succursale CUS fucina di grossi talenti, ormai defunta) era già tanto, quel passaggio alla Delta Pa senza neanche chiedermelo mi suonò male.
Più che altro dovetti sobbarcarmi un anno di "bile" con un tipo che ancora fa attività allo Stadio ma che di allenatore ne vedo ben poco (forse... polemizzatore!), e di un presidente a dir poco despotico e paziente ancor meno...
Insomma, il 2001-2002 fu proprio l'inizio del "breakdown" caratteriale, della presa coscienza della mia autonomia ed indipendenza.
Con non poche polemiche interne e le ultime parole a me rivolte di quella sottospecie di allenatore: "Io ti do un calcio in c..o come ho fatto con altri in passato, per me te ne puoi andare via!" misi la mia firma per la SBM sancendo la mia effettiva libertà da assurdi vincoli.
Non è possibile che per correre con serenità bisogna stare appresso alle chiacchere da Stadio!
I dirigenti massimi del CUS Palermo, non dissero assolutamente nulla in merito alla mia volontà, per loro non potevo essere atleta da CUS Palermo nè diventare un buon fondista. Solo attività su pista o se non mi andava di sottostare al loro volere potevo andare via...
Evidentemente non se ne facevano nulla di un atleta versatile come me...
Che questa mia testimonianza sia di sprone ai giovani che sempre più spesso vengono confusi dai fumi più o meno spessi emanati dalle società sportive! Sentite voi stessi e abbiate il coraggio di cambiare se lo sentite dentro forte!
I Societari Nazionali di Cross di quell'anno (tanto per cambiare) andarono male con la SBM Palermo, ma ebbi la possibilità di conoscere Antonio, colui che divenne il mio Coach per quell'anno in Marina.
Il mio approdo al Centro Sportivo non è che fu annunciato da fiati di trombe, ma dentro di me era scattata una consapevolezza dato che potevo lavorare duramente se volevo minimamente affermarmi.
La concorrenza interna era spietata: diversi mezzofondisti con tempi rilevanti erano per certo uno stimolo, ma non ero affatto sprovveduto.
Purtroppo tutta una serie di infortuni vari aveva messo K.O la squadra intera di corridori e l'anno non iniziava nel migliore dei modi per un Team che doveva confermare la Serie A Argento.
Tra i vari atleti (ricordo proprio tutti) legai particolarmente con Nello, un promettente atleta già militare di professione in Marina (come altri componenti del gruppo): al mio arrivo lo trovai ritto con le stampelle, infortunatosi per un banale incidente domestico...
Lanciatori di Peso (Andrea ;-), Giavellotto (Marco ;-), velocisti, ostacolisti, saltatori, mezzofondisti veloci (Michele, Fausto e Paolo ;-), lo spogliatoio era il luogo di quotidiano incontro e scambio di veloci battute.
Ma io sempre con i miei lunghi allenamenti.
Il Coach Antonio lavorò per me con una certa dedizione, evidenziando da subito i miei lati negativi e correggendo per quanto possibile. La scuola Sicilia di atletica era diversa in molti aspetti, ci misi tempo per adattarmi.
Penso che i risultati dell'anno seguente, il 2003, furono ottenuti anche grazie al buon lavoro svolto in Marina.
I primi approcci non furono esaltanti. In pista non andavo neanche a spinta, andavo costantemente più lento rispetto agli ultimi mesi da "civile" e non esisteva mai un giorno esaltante.
Ovviamente la vita militare non era tutta una vacanza: a turno bisognava fare le guardie al Centro Sportivo o ai piani della Camerata (sita nel Maricentro poco lontano), l'alimentazione non era curatissima e ad orari tassativi (non avevamo affatto privilegi noi sportivi rispetto alla massa di picciotti che andavano e venivano di mese in mese dal maricentro), ostacolando a varie riprese il normale svolgimento degli allenamenti e come al solito bisognava fare sempre e comunque da se!
Quanti panni ho lavato ;-)
Inoltre, mai un militare con l'ombrello! Solo che... pioveva sempre :-(
Salutavo Palermo quell'anno con un primo accenno alla mia nuova personalità.
Avevo infatti cambiato società sportiva quell'anno cambiando radicalmente ambiente, a 23 anni soltanto.
Ero passato, di mia ferma volontà, alla "Pol. SBM Palermo" del buon National Nando.
In quel periodo questa era l'unica vera società in Sicilia interessata alle corse di lunga durata, dai cross a tutte le prove su pista e strada e l'opportunità di entrarne a far parte era l'occasione per trovare ulteriori motivazioni al mio lavoro.
Tra l'altro annoverava tutti i più forti atleti fondisti in Sicilia non militari; alcuni di loro sono attualmente in attività, e la possibilità concreta di non trovare posto in squadra in certe occasioni per me era uno stimolo a fare meglio.
L'anno 2001, il precedente, il mio tesserino Fidal diceva "Pol. Delta Palermo", una piccola società conglobata con la Sfera-CUS Palermo: in quell'anno furono presi accordi tra le società per distribuire gli atleti tra diverse società sportive, senza chiedere parere all'atleta.
Per me che stare in Pol. Winners Palermo (anno 2000) (succursale CUS fucina di grossi talenti, ormai defunta) era già tanto, quel passaggio alla Delta Pa senza neanche chiedermelo mi suonò male.
Più che altro dovetti sobbarcarmi un anno di "bile" con un tipo che ancora fa attività allo Stadio ma che di allenatore ne vedo ben poco (forse... polemizzatore!), e di un presidente a dir poco despotico e paziente ancor meno...
Insomma, il 2001-2002 fu proprio l'inizio del "breakdown" caratteriale, della presa coscienza della mia autonomia ed indipendenza.
Con non poche polemiche interne e le ultime parole a me rivolte di quella sottospecie di allenatore: "Io ti do un calcio in c..o come ho fatto con altri in passato, per me te ne puoi andare via!" misi la mia firma per la SBM sancendo la mia effettiva libertà da assurdi vincoli.
Non è possibile che per correre con serenità bisogna stare appresso alle chiacchere da Stadio!
I dirigenti massimi del CUS Palermo, non dissero assolutamente nulla in merito alla mia volontà, per loro non potevo essere atleta da CUS Palermo nè diventare un buon fondista. Solo attività su pista o se non mi andava di sottostare al loro volere potevo andare via...
Evidentemente non se ne facevano nulla di un atleta versatile come me...
Che questa mia testimonianza sia di sprone ai giovani che sempre più spesso vengono confusi dai fumi più o meno spessi emanati dalle società sportive! Sentite voi stessi e abbiate il coraggio di cambiare se lo sentite dentro forte!
I Societari Nazionali di Cross di quell'anno (tanto per cambiare) andarono male con la SBM Palermo, ma ebbi la possibilità di conoscere Antonio, colui che divenne il mio Coach per quell'anno in Marina.
Il mio approdo al Centro Sportivo non è che fu annunciato da fiati di trombe, ma dentro di me era scattata una consapevolezza dato che potevo lavorare duramente se volevo minimamente affermarmi.
La concorrenza interna era spietata: diversi mezzofondisti con tempi rilevanti erano per certo uno stimolo, ma non ero affatto sprovveduto.
Purtroppo tutta una serie di infortuni vari aveva messo K.O la squadra intera di corridori e l'anno non iniziava nel migliore dei modi per un Team che doveva confermare la Serie A Argento.
Tra i vari atleti (ricordo proprio tutti) legai particolarmente con Nello, un promettente atleta già militare di professione in Marina (come altri componenti del gruppo): al mio arrivo lo trovai ritto con le stampelle, infortunatosi per un banale incidente domestico...
Lanciatori di Peso (Andrea ;-), Giavellotto (Marco ;-), velocisti, ostacolisti, saltatori, mezzofondisti veloci (Michele, Fausto e Paolo ;-), lo spogliatoio era il luogo di quotidiano incontro e scambio di veloci battute.
Ma io sempre con i miei lunghi allenamenti.
Il Coach Antonio lavorò per me con una certa dedizione, evidenziando da subito i miei lati negativi e correggendo per quanto possibile. La scuola Sicilia di atletica era diversa in molti aspetti, ci misi tempo per adattarmi.
Penso che i risultati dell'anno seguente, il 2003, furono ottenuti anche grazie al buon lavoro svolto in Marina.
I primi approcci non furono esaltanti. In pista non andavo neanche a spinta, andavo costantemente più lento rispetto agli ultimi mesi da "civile" e non esisteva mai un giorno esaltante.
Ovviamente la vita militare non era tutta una vacanza: a turno bisognava fare le guardie al Centro Sportivo o ai piani della Camerata (sita nel Maricentro poco lontano), l'alimentazione non era curatissima e ad orari tassativi (non avevamo affatto privilegi noi sportivi rispetto alla massa di picciotti che andavano e venivano di mese in mese dal maricentro), ostacolando a varie riprese il normale svolgimento degli allenamenti e come al solito bisognava fare sempre e comunque da se!
Quanti panni ho lavato ;-)
Inoltre, mai un militare con l'ombrello! Solo che... pioveva sempre :-(
Entro i primi caldi primaverili riuscii a correre con Nello ripresosi dall'infortunio, ottimo interprete dei 3.000m. Bei momenti; ricordo in estate ormai avanzata un bell'allenamento in salita culminato con un 1.000m mortale che riusci (lui!!!) a correre attorno i 2'40" (io, poco sotto i 3'00"). Tutti a torso nudo, all'americana.
In quei momenti di serenità non mi mancava molto casa.
Era questo ciò che sognavo di fare nei mesi da pro, e ogni tanto è accaduto.
Non mi sono mai infortunato, solo qualche piccolo fastidio muscolare ogni tanto.
La stagione in pista culminò con un 5.000m organizzato all'interno del Meeting per gli atleti in Marina (open per tutti i militari in servizio) nel quale conobbi meglio colui che da sempre è stato il mio mito vivente di Maratona: VITO.
Vito quel giorno partì e arrivò da solo vincendo agilmente sotto i 15'00".
Io continuai quel trend non proprio esaltante chiudendo attorno i 15'50"...
Corsi anche ad un meeting in Campania, ad Avellino, fotocopiando lo stesso risultato di La Spezia.
Purtroppo (e meno male che sia così) questa è l'atletica: rigide equazioni matematiche determinate dalla base degli allenamenti svolti.
A Genova ne corsi molte di gare in pista, ma il copione era sempre lo stesso. Mai primato personale, mai una gara degna di nota.
Eppure il Coach Antonio credeva sempre in me, lui vedeva in me qualcosa di buono.
Le gare estive su strada mi avevano ridato un pò di fiducia. Come sempre la strada è stata spesso mia amica, alcune erano state corse come interforze con rappresentativa (nostra) al seguito. Belle esperienze, indimenticabili con la bianca maglia della Marina.
Ormai agosto si avvicinava, molti atleti in Centro pensavano al mare, al riposo, per me invece iniziavano gli allenamenti in vista del Challenge Stellina, un'esperienza irripetibile, un modo diverso di vivere la corsa.
8 commenti:
Non esaltante 15.50... è cattiveria nei confronti degli umani.
Io al car a Taranto nel 1982 passai 3 settimane a dar lezione di tennis(allora facevo la coppa Italia N.C.) ad un capitano che non sapeva proprio giocare, ma andai 3 volte in licenza ad ogni fine settimana e durante i mondiali(vinti) venire a respirare l'aria di Roma mi aiuto' non poco.
Bello conoscerti in questi post, dove parli di te. Da quello che ho capito sei anche una brava persona, oltre che un buonissimo atleta. Belle anche le foto: in qualcuna, complici delle bragotte buffe risulti divertente! :-)
Immagino che in questo periodo ci starai dando dentro coi carichi di lavoro... Continua così, che mi aspetto belle soddisfazioni dalle tue gare in pista!
Ciao campione!
Sempre un piacere leggere i tuoi post !
P.s. scrivi come corri, un giorno dovresti scrivere un libro !
@Gian Carlo, dovresti comprendermi... A quei tempi volevo provare ad essere PRO e gente che correva in 13' e ... ce ne stava diversa (almeno una decina).
Se l'anno prima almeno 15'20' lo facevo alternando gli allenamenti allo studio, lì che dovevo soltanto allenarmi, fare 15'50" a stento era una bella mazzata sul morale!
E il bello stava nel fatto che ero motivatissimo...
Per quanto riguarda il CAR a Taranto, la "cosa" più sporca mai vista in vita mia, mi hai BATTUTO: per le due fasi di cross regionali ero riuscito a scendere due volte a Palermo in 1 mese: già mi sembrava tanto, complimenti anche per i risultati nel tennis (quello di una volta era un'altra cosa, tifo da sempre Edberg, Becker, Ivanisevic, gente che non tornerà più con il tennis attuale... :-(
@Mic, a guardare quelle foto avrei voglia di tornare anche per una settimana, in fondo ho nostalgia di quei posti...
Beh, ammetto che gli shorts erano troppo avvolgenti, ma questo mi passavano al Centro!
Pensa, li ho ancora, sono della Champion, bel tessuto ma taglio ampio non proprio adatto alle lunghe distanze, si vede da questo l'esperienza di un marchio sportivo (Improvvisato da Champion nel Running).
@Diego, aspetto che Baldini la finisca con i suoi libri e poi mi metto a scrivere io :-)
Scherzi a parte, puoi scrivere solamente se sei famosissimo: secondo me Giorgio Nazionale può scrivere e avere successo.
Il bello di un blog (che ripeto, non lo vado dicendo a nessuno che conosco, lo scoprono da soli) è che puoi raccontarti e far vivere le tue storie.
In altri ambiti non troveresti spazio, addirittura dovresti combattere con le critiche di redattori/collaboratori...
Non mi va!
Sono contento che la sezione "Years Ago" stia piacendo, grazie!
nel blog si racconta a chi è interessato, ma riuscire a farsi leggere con continuità è merito di quello che si scrive e di come lo si scrive.
e questo blog, ha la tendenza ad essere frequentato e commentato con assiduità (due ottimi indizi)
@Felipe, vai tranquillo che se mi mettessi a pubblicizzarmi triplicherebbero i contatti.
Ma non mi va di farlo, non è nel mio stile.
Secondo me nemmeno il Coach sa dell'esistenza del blog...
Invece diverse persone come Monumental Matteo che lo hanno scoperto da sole, beh, lo hanno apprezzato eccome!
E solo in questi casi sono rimasto contento di ciò :-)
Stessa cosa per te :-D
In bocca al lupo per Praga: fallire (o quasi) il lavoro lungo non fa mai male: le mazzate prese in allenamento non hai idea di come ti aiutino nella gara, la VERA prova!
Ciao Filippo, sono d'accordo con i commenti precedenti, al di la della tua bravura di atleta hai la dote di sapere scrivere in una maniera molto coinvolgente. Grazie del bel commento che hai fatto sul mio blog, mi ha fatto veramente piacere !
@Rocha, come detto sono contento che la rubrica "Years Ago" piaccia, forse perchè riesco a raccontare bene le emozioni vissute.
Aver vissuto da solo per 3 lunghi anni privato di ogni "comodità" ti fa apprezzare le cose più importanti ed essenziali della vita, ed è un peccato che ormai a questo mondo poche persone (femmine...) la vedano come la vedo io...
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