41° New York City Marathon - 20° Posto Assoluto - 1° Europeo

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Un Sogno Ad Occhi Aperti...

mercoledì 16 aprile 2014

Un Siì Nuddu! (Non Sei Nessuno)

Correre a Sferracavallo, anche se solo per un'ora è semplice poesia...
Palermo,
da sempre luogo di fatica, sudore e allenamenti intensi, torna ad essere il banco di prova primordiale delle mie capacità, tutte da ricostruire.

Sono passati molti mesi da quando ho iniziato a combattere strenuamente contro la mia difficoltà fisica, peraltro molto comune agli sportivi, e stavolta, anzichè argomentare di allenamenti, distanze e ritmi, rifletterò sulla forza interiore di un vero sportivo che non si piega alle prime difficoltà ma che vuole con tutte le sue forze uscire da uno stato che, nolente, non si è cercato se non con gli allenamenti ed i tanti ma tanti chilometri quotidiani.

Oggi, ritorno a correre e tutto attorno a me resistono gli elementi di acqua, aria, sole e terra e gli splendidi scenari della Sicilia, di Palermo, a darmi conforto che, si, sta andando tutto per il meglio.

La lotta dura ormai da molto tempo, continue tensioni muscolari che a stento sono state placate da innumerevoli esercizi quotidiani alla ricerca dell'equilibrio perso, tra posture difficili da mantenere ed anche lo Yoga, che il più dei banali esercizi risulta per un Runner dai muscoli forti e poco elastici sofferenza e sollievo allo stesso tempo.

Poche le risposte positive e tanto confuse, mille pareri, visite e accertamenti "quasi obbligati" per sentirsi dire sempre: "ma tu non hai niente, il muscolo è di per se sano"... ma allora perchè ancora del dolore latente, cosa andava fatto e cosa era andato storto tuttavia?

Una visita da un medico specialista a Milano ha aperto finalmente una breccia dando il via alla lenta e faticosa risalita.
Laddove mi si fosse consigliato un massaggio leggero e non stressante per i muscoli, la risposta è stata: "trova un massaggiatore che lavori con molta energia e vigore, al fine d sciogliere gli indurimenti muscolari".
Dubbi atroci, chiariti in pochi attimi come mollare i plantari correttivi personalizzati, laddove non avessi trovato un efficace riscontro (o scarsa utilità) e concentrarsi, ancora e sempre sugli esercizi per la postura e sulle tecniche note utilizzate per rompere gli indurimenti muscolari causati dai lunghi esercizi quotidiani degli ultimi anni.
Riflettevo sui tanti microtraumi, sugli ultimi anni di costante crescita muscolare, sulle diverse contratture avvertite, tutti segnali di irrigidimento ora da sciogliere, con il tempo, la disciplina, la costanza.

... and the other side!
Tornavo a casa con delle idee chiare, una direzione da percorrere, niente più facce rassegnate all'idea di vedermi per l'ennesima volta di fronte ad un problema irrisolto, perchè ben poco è irrisolvibile se credi sempre in te stesso e nelle tue capacità.
I problemi vanno affrontati e risolti, molto spesso serve la guida giusta e credere in essa.

A volte la rassegnazione degli altri fa più male del tuo "accettare la realtà", che devi stare fermo per un pò e trovare soluzioni alternative.
Il Runner ha sempre fretta di rientrare, ogni settimana, ogni mese c'è sempre una gara importante e, a seconda di come viene inteso questo amatissimo sport, la rinuncia fa sempre male e dipende dall'entità di essa.

Nelle mie pur discrete qualità, durante un anno agonistico, ho sempre tirato fuori delle gare ben corse, interpretate oltre i miei limiti grazie a delle doti che mi fanno andare oltre la soglia di fatica che fai in allenamento.
Allora accade che ti immedesimi nell'evento e che rinunciarvi porta allo sconforto, e ti butti giù.
E' capitato nella settimana dei Campionati Italiani di Mezza Maratona corsi a Verona, è capitato la domenica della Maratona di Milano (mio target di rientro per il 2014) e vedere le classifiche di certo bene non mi ha fatto.
Ma lo sconforto mi ha fatto reagire e finalmente ho trovato un nuovo percorso, imparato nuovi aspetti legati alla corsa che non sono tanto disconnessi dalla stessa disciplina, tanto dinamica come lo è.

Oggi mi alzo al mattino, trovo vicino al letto le scarpe da gara, da Maratona, le ho messe apposta lì.
Le guardo e voglio ripartire, verso le lunghe corse che tanto adoro e che tanto mi stanno facendo penare in questo primo mese.

Aria, terra, acqua, sole...
Ed è per questo che mi ripeto tutti i giorni un qualcosa che, molto simpaticamente mi disse un mio amico Runner quando lo incontrai qualche mese fa, nel più bel dialetto che esiste: "Un siì nuddo", ripetendolo.
Eh, si, se vuoi risalire le difficoltà devi capire che "non sei nessuno" e devi rimboccarti le maniche, devi nuovamente portare rispetto alla fatica ed al sudore che scorre nuovamente grondante sull'abbigliamento tecnico.
E' stata una battuta molto simpatica, che ho apprezzato tanto, che da lì in avanti è diventata il mio "motto" di tutti i giorni di allenamento.

I ritmi inizialmente sono stati ridicoli ma li lascio dettare dal mio fisico, senza andare oltre senza strafare.
Sono stato fiducioso ed è accaduto che, giorno dopo giorno, finalmente tornare a correre il fondo lento sotto i 4'00"/Km è diventata realtà.
Percorro i sentieri del Parco più difficili ed i nuovi percorsi che occasionalmente trovo quando non sono a Palermo di certo non sono delle lingue asfaltate.
Per adesso bisogna ricostruire un minimo di forza muscolare e trovare propiocettività, correre nei saliscendi del Parco è cosa importante.
La Pista, tanto adorata, può ancora attendere, ancora serve mettere qualche tassello importante prima di meritarmi un tanto agognato Allenamento, uno di quelli Veri.

Il debutto, oserei dire, il nuovo me stesso, sempre combattente ma con un pizzico in più di saggezza, è quasi vicino al ritorno alle gare, per cercare di trovare da ora in avanti un equilibrio, ciò che serve a separare il limite della fatica a quello dello stress muscolare.
So bene di essere sempre esigente con me stesso, ho voglia di correre, ho voglia di sognare un'altra volta di correre una Maratona e, stavolta, di riuscirci.

8 commenti:

Albe che corre ha detto...

L'umiltà è una dote dei campioni...quelli veri! ...inboccalupo per tutto Fili.
P.S. Io ho risolto il problema ai miei tibiali posteriori semplicemente buttando via i plantari e recuperando bene prima di fare un lavoro di qualità..

Luca Vittorio_Veneto ha detto...

che dire amico mio..hai scritto tutto tu! :-)... ma il tuo amico che ti disse :"un sii nuddu" e lo stesso che mi disse."T'allenari"! adesso che sei rientrato la strada e lunga ma ci sei abituato alle lunghe distanze.. :-) un abbraccio. Luca

Filippo Lo Piccolo ha detto...

Ciao Albe, sono tornato da un viaggio da turista nel quale mi sono allenato, bella notizia :-)

Bello ri-leggerti, ho passato dei mesi davvero complessi nel cercare di capire da dove provenissero le cause dei punti dolenti ed alla fine, dopo mille consigli, esami e... tutto l'inverso, ho trovato una strada percorribile.

I plantari sono una brutta storia, c'è gente che non può farne a meno e c'è gente come entrambi (ma ne ho conosciute altre) cui fanno più male che bene.
In tal caso, dopo un completo recupero, è sempre bene indirizzarsi su un percorso impostato su elasticità e coordinazione durante la corsa.

Sarà dura, presto tornerò con i primi allenamenti seri e vedremo se avrò avuto ragione delle mie scelte.
Grazie e felice rientro!

Filippo Lo Piccolo ha detto...

Caro Luca, noi le cose ce le diciamo in anteprima ^_^

La cosa più bella di tutto questo sarà che verrò a trovarvi e che ne avrò una voglia matta, il che, motivazione principale a parte, mi mette nelle condizioni di dare sempre e comunque il meglio.
Un abbraccione!

Unknown ha detto...

Ciao Filippo, è da un pò che non venivo sul tuo blog ed è stato bello leggere il tuo "Un Sii Nuddu!".
Ti ho visto a Terrasini e in altre manifestazioni. Tu che abituato a essere fra i protagonisti in queste gare e adesso la fuori nelle transenne con gli occhi bramosi di assaporare di nuovo le sensazioni di gara, l'adrenalina del subito post gara, la rabbia o la felicità della gara andata bene o male ma comunque aver gareggiato e mi sembravi un pò triste e sinceramente non mi andava di fermarmi e chiedere come avranno fatto in molti "come va?" Se eri a posto sicuramente eri a correrla la gara non a guardarla.
Comunque come dici tu bisogna avere la forza di rialzarsi e continuare anche se non si va veloci come si vorrebbe, anche se si pigliano randellate da atleti che prima non erano neanche in scia (sempre sportivamente parlando e senza presunzione ;-)) bisogna essere fiduciosi dei propri mezzi.
Ti faccio i miei più sinceri in bocca al lupo e sperando che invece di chiederti come va, chiederti dire finalemnte: come è andata la gara?.
Un abbraccio. Fausto

Filippo Lo Piccolo ha detto...

Ciao Fausto :-) :-)

Si, non potermi esprimere mi rende triste, è vero, ascoltare tante domande o consigli (gli ormai per n che tende all'infinito) mi ha stufato.

Ed è per questo che sono andato da un medico ortopedico esperto e se lui mi ha dato dei consigli non posso far altro che farli miei e non sentire più altri numerosi pensieri discordanti.

C'è voluto troppo tempo ed ancora un altro intoppo per tornare in gara, fosse anche senza essere preparato alla perfezione, purtroppo sono cose che capitano, ma non tutto ha il suo lato negativo.

A Terrasini ancora il bicipite femorale pizzicava un pò, oggi dopo altre cure non fa più male, è elastico, una gioia immensa!

C'è ancora qualcos'altro da sistemare, spero di riuscirci a breve, ho un'idea, nel frattempo, se ce la farò, proverò a...

Tagliare il traguardo domenica prossima, 01 giugno, a Palermo per una gara organizzata dalla UISP, una 10K.

Non lo sa nessuno, lo tengo per me, qualunque posizione agguanterò per me sarà una vittoria.

Magari ci vediamo lì ;-)

Tommaso ha detto...

Carissimo Filippo,

dopo un lungo silenzio meditativo sono torno ora a scrivere sul tuo sempre più interessante blog, sempre più carico di umanità da quanto posso leggere. Già perchè prima di essere atleti amatori o professionisti siamo uomini e persone; quest'inverno ho raggiunto un traguardo importante, sono riuscito a contenere la mia pubalgia (osteite pubica) ormai cronica sotto i duri colpi del generale inverno qui sulla bassa padana aimè...Socrate diceva "conosci te stesso" ed è proprio così, lo sport ma soprattutto la regina degli sport, la corsa, ti aiuta nel conoscere te stesso, il tuo corpo, i segnali che ti invia ma allo stesso tempo ti fa capire quando un segnale è pericoloso e quando non lo è. Ero caduto in un limbo in cui il condizionamento psicologico e la paura del dolore erano più forti della voglia di correre, ho avuto modo di capire che a volte invece l'ascoltare troppo il proprio corpo è sbagliato; io dico sempre il calciatore si spezza un unghia e si ferma, il podista tende a correre con calcificazioni sui tendini di 2,5 cm; questo è la "mensura" che ci distingue dagli altri atleti. Alla fine del periodo estivo la paura di tornare a sentire dolore per colpa del freddo, soprattutto quello umido, era fortissima, ma è andato tutto bene; salvifico è stato il consiglio di un amico nonchè di un grande atleta, ossia quello di abbandonare completamente nella stagione invernale lo sterrato; mai consiglio fu più saggio, grazie ad allenamenti, anche lunghi 25-30 km (distanze per me nuove) sempre su fondo asfaltato sono riuscito non di certo a guarire ma a gestire con grande successo la mia malattia. Dopo ben 3 inverni passati a correre sul dolore tra antiinfiammatori vari ecco il mio traguardo. Incredibile come un fondo sterrato con un conseguente appoggio "sporco" del piede, con evidenti tempi di appoggio maggiori che sull'asfalto, possa cambiare così radicalmente le sensazioni di corsa. Mercoledì della settimana compio 30 anni, so di non poter competere più con ragazzi di 10 o 25 ma mi va bene così, correre, correre forte, per distanze più lunghe di prima e correre senza dolore o cmq con un dolore non limitante.

Scusa per la digressione; torniamo a noi. Ho letto il tuo articolo sulla adios boost, acquistata da me ieri. Venendo dalla boston 3 (a mio avviso una delle migliori scarpe mai progettate da adidas" puntavo le energy boost ma più rivenditori alcuni dei quali anche molto quotati, me l'hanno fortemente sconsigliata in quanto provenendo dalla boston 3 l'avrei sentita molto forse troppo morbida; perciò mi è stata consigliata la adios annoverata da alcuni non tra le "racing flat" ma tra le "fast training shoes". Nel mio caso di 55 kg di peso, altezza 170 cm è utilizzabile anche per ritmi intermedi compresi tra i 3'45" - 3'30" al km e quindi non forzatamente sotto i 3' al km. Chiedo a te che sei un luminare di adidas di confermarmi queste informazioni. Ti ringrazio in anticipo e buone corse estive.

Filippo Lo Piccolo ha detto...

Ciao Tommaso! Benvenuto, le porte sono sempre aperte a discussioni e consigli.

Un runner davvero fa fatica a fermarsi e quando lo fa è troppo tardi, quel dolore che sottovalutava prima, è diventato semi-cronico o peggio, ci vuole del tempo prima che passi.

Io per inseguire un sogno (che non faceva per me) ho cozzato contro un muro, involontariamente e da quell'agosto dell'anno scorso non potevo scrollarmi di dosso del dolore fisso alla "coscia".
Puoi correre così?
Assolutamente no, eppure mi invitavano a farlo...

Ho avuto ragione, finalmente dopo ulteriori e profondi massaggi (che non dovrò lasciare più) il dolore mi ha lasciato e con esso sono tornate vive le speranze.

Risolverò anche un problema alla caviglia che mi tormenta un pò, creatosi dopo tanti e innumerevoli chilometri corsi per preparare le mie maratone.

Il mio è stato un lavoro onesto e ancora lo sarà, non devi dire che hai 30 anni e che non puoi competere più, hai un bagaglio di esperienza maggiore, conosci meglio te stesso e ripartirai da qui, ponendoti nuovi obiettivi da superare.
Alle volte serve Troppo Tempo per far passare un infortunio, ma queste tempistiche non le decidiamo affatto noi...

Devi trovare altro spazio alle tue idee di atletica, credendoci sempre e senza mollare mai, non porre mai fine alla tua passione, corsa nel modo in cui sarai in grado di farla.

Andando alla questione Adios Boost, la ritengo pur sempre una grintosa Racing Flat, quindi adatta a ritmi rasenti i 3'00"/Km ma più comoda e sicura delle altre sul mercato.
E' realizzata con enorme cura e Boost, pur se sottile, reagisce al solito con molta reattività e non si schiaccia.

Le Energy Boost si colloca un gradino sopra in termini di morbidezza e peso alla Adizero Boston, che alla sua quarta versione si è alleggerita di più della terza, quindi ti suggerirei:

1 - utilizza con parsimonia la Adios Boost, non esagerare con i chilometri e vedi come la senti.

2 - Semmai dovessi avvertire affaticamento muscolare o tendineo (sei leggero ma reduce dai guai gravi all'inguine...diciamo) pensa di passare alla Adizero Boston 4 (più leggera e sempre perfettamente calzante) o alla prossima e attesa novità, la Boston Boost, del prossimo inverno.

In mezzo c'è la Energy, che per calzata estremamente fasciante e grip non all'altezza della Boston ti sconsiglio, ma per reattività e ammortizzazione, semmai dovessi correre ancora lunghe distanze (dalla 21K in su) potrà essere la scelta giusta.

Mai si Molla, ascolta sempre le tue motivazioni e non quello che ti dicono gli altri!!!

NEW YORK CITY MARATHON 2010 (Foto Podisti.net)

NEW YORK CITY MARATHON 2010 (Foto Podisti.net)
PRONTI A PARTIRE...