41° New York City Marathon - 20° Posto Assoluto - 1° Europeo

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Un Sogno Ad Occhi Aperti...

mercoledì 25 gennaio 2012

Anno 2001 - La svolta dopo l'esperienza Delta Palermo (Prima Parte)

Sono tanto legato a questa vecchia foto...
Iniziavo a far sul serio e dietro colui che diverrà
il mio Grandissimo Amico oltre che esempio...
Quest'anno segnerà una marcata svolta in me stesso, e niente male all'età di appena 22 anni!

L'anno era incominciato un poco alla rinfusa, senza più la guida tecnica del mio primo allenatore e maestro di "disciplina atletica" che tanto aveva formato il mio carattere.
Renato... lo conoscono tutti i Race Walkers delle mie parti...

Per diverse settimane continuavo ad allenarmi seguendo grosso modo i suoi insegnamenti ma non riuscivo a sentimi a mio agio senza un traghettatore che mi indirizzasse verso la giusta via.
La Winners Palermo non aveva più bisogno di me, o meglio: i dirigenti di società alleate tra loro chiesero in prestito alla dirigenza CUS Palermo (che gestiva in tutto la Winners Pa) diversi atleti e... senza interpellarmi venni affiliato alla già morente Delta Palermo.
Questa società nel recente passato gestiva atleti di tutte le discipline Track and Field ma negli ultimi tempi l'interesse del Presidente era scemato relegandola a società di sole corse.

Giovane e immaturo com'ero mi presi tranquillamente il trasferimento confortato dal solo fatto che almeno qualche altro mio coetaneo che si allenava più o meno regolarmente ci fosse in questa squadra tanto da comporre un team per fare le prime trasferte nazionali e così avvenne...
Purtroppo i guai erano solo all'inizio e presto mi resi conto che quella fu l'esperienza atletica più bassa della mia pur giovane vita atletica.

Senza ancora alcuna personalità (o almeno in fase formativa) venni dirottato automaticamente verso una guida tecnica che rimarrà nelle mie memorie come la più penosa di sempre: mai seguito di persona (per svariati motivi che non narro in questo ambiente) e sempre a fare gli stessi ripetitivi compitini tutto l'anno.

Io stesso, che poco più avanti grazie al Coach mi scoprirò fantasioso nelle tecniche allenanti, arriverò a stento a sopportare tale andazzo sentendomi decine di volte durante l'anno trascurato e abbandonato, cercando di imparare a gestire me stesso nel migliore dei modi dato che la mia voce non era mai ascoltata.
Mi resi conto che stare allo Stadio dopo gli allenamenti era una clamorosa perdita di tempo per gli altri miei impegni e pian piano cambiai le mie abitudini a quelle attuali.

Spesso cercavo di rendere meno piatto l'allenamento inventandomi i primi percorsi difficili da affrontare con il carattere di sempre, ma con meno "follìa suicida" che aveva caratterizzato i primi anni di allenamento.
Fortunatamente non mi aspettavano più allenamenti estenuanti ma semplici lavori più concreti e velocizzanti, solo che... erano sempre e solamente gli stessi!
Una piacevole parentesi episodica renderà più bello e gradevole un 2001 ricco comunque di miglioramenti importanti e fondamentali per il mio futuro.

Ci resti male... quando vieni ripreso a suon di rimproveri a voce alta dal tuo Presidente!
Quando correvi forte era tutto positivo ma quando c'era di promuovere il tuo atleta o di spendere dei soldi per le scarpe da Running... quante lamentele e pure belle forti!
La cortesia non era di casa in questa società, ma probabilmente questo comportamento esclusivamente applicato a me stesso, era dovuto alla mia giovane età ed al mio carattere ancora fin troppo timido e assecondante...

Ma in atletica si parla in termini di risultati e così, nonostante le emergenze, tirai fuori molto del mio carattere agonista e la mia continua voglia di affermarmi.

Gli allenamenti invernali erano caratterizzati da un buon potenziamento fatto di salite (lunghe o ripetute) e di lunghi o ripetute sulla sabbia con attacco finale della Salita di Mondello.
A quei tempi gli uomini del CUS Palermo (con dentro tanti Campioni) trionfavano nei Cross lavorando tantissimo sulla Spiaggia di Mondello e di conseguenza la voglia di emularli era un pò fattore comune per tutti.
Il bigiornaliero diventerà consuetudine tutto l'anno (con le dovute pause e nei termini dei soliti 10-11 allenamenti settimanali) e ammetto che da giovane riuscivo a svegliarmi maggiormente che adesso ;-)

La stagione dei Cross finalmente segnerà una piccola svolta in me: nelle due prove dei Societari svolte a Regalbuto (EN) mi piazzerò nelle due prove al 4° ed al 6° posto assoluto e considerando che a quei tempi c'era ancora tanta gente che correva forte iniziai a destare l'attenzione e la simpatia di tutti.
Infatti, quell'elemento silente e sconosciuto come me che comunque si allenava "come un mulo" tutti i giorni allo Stadio, iniziava a fare risultato e addirittura nella prima di queste due prove per una buona parte della gara mi trovai in testa nettamente avanti a tutti pagando a caro prezzo (e irriso da molti) nel finale.
Ma era solo l'inizio di questa mia favola atletica...

La Società ci manderà tutti successivamente alla prima indimenticabile trasferta nazionale, attesa dopo tanti anni di allenamento: I Campionati Italiani di Società di Cross a Caserta!
Indimenticabile... scenario irripetibile dentro la Reggia di Caserta e quei grandi giardini immensi!
Ricordo i primi incroci con atleti siciliani che stravolgeranno (in positivo) la mia vita sportiva, quale un Francesco Duca in cattive condizioni quell'anno e relegatosi poco più avanti a me, piazzatomi all'87° posto (lui che è un asso dei cross, sempre e regolarmente tra le prime 30 posizioni)...

Ma non c'è anno senza amarezze e la prima la coglierò una settimana più avanti, il 18 febbraio ai Campionati Regionali Individuali a Biancavilla (CT) battuto nel finale dopo aver fatto il vuoto per gran parte della corsa.
Recuperato, riassorbito e sorpassato... un 2° posto che mi fece tornare silente per tutto il viaggio di ritorno in pullmann...
La trasferta dei Nazionali individuali me la guadagnai lo stesso ed alla Cinque Mulini, ricoperta di nevischio e fango, tra un mulino e un altro, tra un dosso e un fosso, portai termine la durissima prova al 35° posto tra gli italiani (che è pessimo ad un C. Italiano da sempre poco frequentato): i Cross da sempre non facevano per me!

Un inizio di stagione così mi rendeva il ragazzo più contento del Mondo: prime lunghe traferte, primi viaggi in Aereo, iniziavo a capire timidamente come girava questo Mondo che volevo scoprire...

Gli allenamenti successivi, come detto fotocopia per tutto l'anno mi vedevano a far salite di 10 x 200m (R. discesa) e 1.000m in pista (tra i 2'50" e 2'55" fisso) oppure combinazioni di ripetute di 2.000m e 1.000m, le classiche ripetute di 400m e 500m e i medi tra gli 8K e 12K.
Cose che anche un neofita dell'atletica dopo un anno di allenamenti conosce e capisce...
Io ci mettevo del mio e l'impegno costante tutti i giorni, nonostante la boria di questi lavori; migliorerò i miei PB grazie al mio solito carattere e probabilmente una diminuzione di lavori altamente stressanti quell'anno beneficiò il mio pur giovane organismo...

Il Vivicittà dell' 8 aprile, infatti, mi vedrà posizionato ad un discreto 6° posto, entusiasta di entrare a far parte dei "protagonisti" e, ancora una volta, contento di scambiare quattro chiacchere con Francesco Duca, l'atleta che "viene da lontano" come lo immaginavo inizialmente...
Tutto aprile segnò miglioramenti generali e lo si notava per come giravo in pista:
17 aprile - 10 x 1.000m (R.2') finalmente tutti sotto i 3'00" di media.
19 aprile - 8 x 500m tra 1'22" e 1'25" (R. 300m suppless)
23 aprile - 1.000m dopo le salite in 2'47" e PB per molti anni...

I tanti allenamenti culminarono la preparazione con un 10.000m in 32'15" corso in una pista diroccata come quella si Siracusa: decisamente un PB da ricordare.

Le prime apparizioni nelle corse su strada avvennero proprio in questo anno, nel 2001 come alla Trecastagni Star.
Ma la pista aveva maggiore priorità e tentai per diverse volte la strada dei 5.000m opera ancora incompiuta per me:
Catania - 19 maggio - C.Reg.Soc. - 5.000m - 15'25" - PB
Catania - 19 maggio - C.Reg.Soc. - 3.000m - 9'08" - PB
Altra doppietta di gare, questa volta "in casa":
Palermo - 02 giugno - 5.000m - 15'16" - PB
Palermo - 02 giugno - 3.000m - 8'58" - PB

Purtroppo, a fronte di tanti allenamenti sui 1.000m e multipli di esso, la velocità stentava a venir fuori e, guardando l'agenda di quell'anno, difficilmente scendevo sotto i 30" nei 200m...

Sicuramente non potevo che destare l'attenzione su queste caratteristiche dedite alle lunghe, forse lunghissime distanze da parte dei tecnici che mi vedevano proiettato sulla Maratona.
A quell'età, però non volevo, imparando dai grandi atleti che giravano tanto in pista e poco su strada.
Volevo ancora far meglio sulle distanze più brevi e rimandare chissà a quando l'esordio sulla 42K.

Ai primi di marzo, però, avvenne una piccola svolta, un episodio che mi segnò nel carattere e mi aprì una breccia verso la distanza che a breve sarebbe stata mia...
La nota Campionessa Italiana Agata Balsamo, atleta matura e specialista sulle brevi distanze, dopo una carriera improntata maggiormente su Pista e Cross, decise (con malavoglia a dire il vero) di debuttare in Maratona.
Fu un immenso piacere ricevere l'onore di accompagnarla nei lavori lunghi più difficili e scortarla a passo costante lungo il Giro dell'Addaura e correre per lei tanti, tanti chilometri.
Penso che proprio in questi appuntamenti imparai e scoprii di essere un discreto Pace-Maker capace di tenere costante l'andatura (di 3'30" circa) per tanti chilometri e l'idea di correre una Maratona iniziava a non dispiacermi più di tanto...
Laddove Agata mi avrebbe probabilmente "legnato" in pista (atleta capace di 15'14" nei 5000m), si trovava in netta difficoltà sulle lunghe distanze che non digeriva affatto: un bel ricordo incitarla a non mollare e aiutarla negli ultimi chilometri di lavori estenuanti per lei...
Anche i lunghissimi non li digeriva, eppure, il 29 aprile 2001 alla Maratona di S.Antonio a Padova, riuscì a chiuderla in un interessante 2h 36' 57" che completò con onore la sua lunghissima carriera ricca di vittorie.
Avrei potuto accompagnarla anche in gara ma scelsi di non farlo... forse avrei dovuto col senno di poi...

Cara Agata, la divisa della Nazionale Italiana che mi hai donato in quel periodo è custodita come un premio tra i più belli ricevuti in vita mia...

Si entra in giugno e iniziano le corse su strada.
Corleone (nella foto di archivio), un ricordo simbolico importante della mia vita: un giovane Francesco Duca dietro a inseguirmi (con un fisico più smagrito di adesso e addosso gli occhiali da vista) e poco dopo raggiungermi e staccarmi, chiusi al 7° posto con tanto di caduta e una voglia di correre sempre più forte.

(fine parte prima...)

13 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao Filippo,direi che sei stato fortunato a trovare una guida tecnica a cui sei tuttora legato...penso che la scarsa quantità di tecnici particolarmente competenti soprattutto in fatto di corsa di resistenza sia un problema che c'è ed è riscontrabile soprattutto in diverse province del Sud Italia...me ne sono accorto di persona tanto che adesso sono ''autodidatta''

Filippo Lo Piccolo ha detto...

@Daniele, è vero...
Chi mi conosce bene e a fondo sa che quando mi lego con delle persone non vedo il motivo per lasciarle via e negli anni il rapporto (professionale, di amicizia, personale) non può che crescere migliorando.

Non è stato facile negli anni con il mio pur sempre attuale tecnico: prima ero io fuori dalla Città, poi lo è stato lui, spesso non mi può seguire di persona e si fa affiancare dal suo Vice...
Ci diamo da fare ma non molliamo alle prime difficoltà perchè c'è stima reciproca.

Oggi siamo molto indipendenti e ci capiamo al volo, proponiamo entrambi sempre nuovi allenamenti per essere un passo avanti alla preparazione precedente e non molliamo mai la corda.

Tutto potrebbe essere più semplice se stessimo bene, ma si sa che oggi in Italia trovare lavoro non è facile e la vita si fa sempre più dura...
Non puoi campare se fai l'allenatore, specie dell'atletica che non becchi una lira!

Il punto è proprio questo: la competenza, la bravura, l'intesa che si crea senza badare ai biechi interessi personali.
Per questo sono ormai 9 anni con lo stesso tecnico, 8 anni in Violettaclub e 5 anni in Adidas...
Un legame personale quando è forte non è schiodato da nessun altro interesse materiale...

E' in fase di sperimentazione il mio lato di me "che allena" ma per motivi di tempo non riesco a seguire (ovviamente).
Ho timore di non riuscire, mi faccio forte dell'esperienza che ho e di un pizzico di buonsenso che ho maturato da trentenne.
Per ora chi sto seguendo è entusiasta, forse troppo ma aspetto un primo risultato prima di esultare.
Ma è solo un "esperimento", niente più.
Magari... quando fra 10 anni smetterò con l'agonismo cambierò mestiere :-)

Anonimo ha detto...

Filippo,quanto scrivi mi da occasione di porti una domanda particolare,inerente una situazione specifica realmente capitatami.
Già in precedenza mi avevi spiegato come ritieni preferibile sempre che l'atleta sia seguito da un tecnico,anche non specificamente di persona come avviene anche tra te e il tuo coach.Detto questo,ritengo che se non c'è un rapporto di feeling importante tra coach e atleta sia meglio allenarsi per conto proprio e credo che questo tuo ultimo messaggio me ne dia conferma.
Ma ciò che vorrei sapere è come sia giusto a tuo avviso comportarsi se si entra in contatto con un tecnico con il quale c'è pure un feeling importante da vari punti di vista.Però tale tecnico richiede un pagamento(seppur non cifre proibitive),in quanto a suo dire ciò conferisce una maggior professionalità e quindi anche qualità al suo apporto e poi così fa con i diversi atleti che segue a prescindere dal livello(non numerosi perchè,sempre a suo dire,seguirne troppi non gli consentirebbe di farlo in modo preciso per persona...e poi in parte ''campa''pure di questo).Mi interessa molto il tuo parere,perchè da un lato le sue ragioni possono essere giuste,dall'altro ho maturato l'idea che il farsi retribuire corrisponda a un non credere davvero in un atleta,giovane e nella possibilità di contribuire a farlo arrivare a un livello quantomeno medio...cosa ne pensi?grazie

Anonimo ha detto...

ho aggiunto un ultimo commento anche al post precedente

Filippo Lo Piccolo ha detto...

@Daniele.
Questo blog mi rende tanto contento quando analizziamo tanti aspetti anche seri come questo.
Ripercorrere il passato non significa altro per me che vedere con gli occhi (maturi) di oggi le scelte fatte nel passato e gli avvenimenti intercorsi.
Sto sempre più ispirandomi al modello di un sito molto interessante della Campionessa Lauren Fleshman:

http://asklaurenfleshman.com/

Parla di argomenti molto interessanti e sto riflettendo su come virare il blog in tal senso.
Per ora... area commenti open!

Filippo Lo Piccolo ha detto...

@Daniele, andiamo alla questione "tecnico di atletica".

E' un argomento difficile da affrontare ed in Sicilia sono stato educato in una certa maniera.
MAI e poi MAI il mio Coach attuale ha chiesto denaro in cambio degli allenamenti ed in passato mi seguiva anche assiduamente nei lunghissimi lavori estenuanti.

Stessa cosa di Peppe, il suo Vice, che sta imparando tanto seguendomi e applicando la sua bravura nell'insegnarmi gli esercizi tecnici che tanto bene hanno fatto alla mia tecnica di corsa.

Le vittorie sono sempre da dividere tra tecnico e atleta così come le grandi fesserie in allenamento!

Premesso questo, nessun allenatore in vita mia ha chiesto denaro in cambio di essere seguito e diciamo che l'andazzo continua ad essere così.
Oggi correre a livello semi-professionale mi porta ad avere un piccolo rientro economico.
Mi ritengo sufficientemente intelligente da pensare che sia giusto dare un minimo di contributo a chi lavora da tanti anni per me...

Quando ti prendi cura di un amico tuo e gli insegni i fondamenti del Running puoi mai chiedergli del denaro in cambio?
E' vero che mi sto rendendo sempre più conto che c'è tantissima ignoranza su come si prepara un evento (che sia una 10K, una mezza, una maratona) e l'idea del "Personal Trainer" potrebbe diventare redditizia ma non ci penso per ora minimamente.
Essere atleta è una cosa ma diventare allenatore può non rispecchiarsi altrettanto bene...

Andare a lucrare su ragazzi dai 16 anni in su che studiano e che credono tanto in questo sport mi sembra quantomeno ALLUCINANTE.
Io stesso se li allenassi li porterei anche a delle corse per portarsi a casa i soldi per uscire il sabato sera a prendersi una pizza ma più che altro mi impegnerei a formarli mentalmente in modo da non perdere di vista lo studio.

Se di tratta di un amatore magari il discorso è differente perchè comunque è perchè vuole fare "il salto di qualità" e si affida ad una competenza nota nell'ambiente.
Sai quanti "Maestri" e "Santoni" girano nel nostro Stadio?
Tanti...

Detto ciò, porre già le mani avanti a chiedere un compenso in denaro, alla breve distanza comprometterà il rapporto professionale stilato perchè tutto l'interesse girerebbe al rientro economico e non all'obiettivo impostato durante la stagione.

E tanti altri noti allenatori come fanno a non chiedere denaro?
Beh, li paga ampiamente la loro società (spesso finanziata da enti come le Università, i Comuni, ecc) e per questo fondono la loro passione con il rientro economico.
Ma quanto l'atleta diventa professionista stai tranquillo che quasi tutti poi vogliono essere pagati seppur in percentuale...

Per ultimo, c'è chi riesce benissimo ad allenare se stesso con grande bravura; io su di me non ci riesco perchè tendo sempre a pretendere troppo dai miei allenamenti ed esagerare alla lunga non paga.
Una guida tecnica mi è sempre servita a tirare le briglia quando serve... è nella mia forma mentale!

Luca Vittorio_Veneto ha detto...

Molto interessante il commento sull'allenatore.
Condivido a pieno il tuo pensiero e questo mi fa capire molto su di te come atleta ma soprattutto come persona.
Il racconto è veramente interessate e ritornare al passato con questa lucidità beh, mi fa davvero impressione! (in senso positivo)
L'incontro col "Capitano" mi è sembrato di rivedere la fotocopia del mio..leggendo le tue parole ho rivissuto le stesse sensazioni di quella giornata del 20.08.2011 trascorsa insieme a Lui, l'unica differenza e che tu ormai l'hai raggiunto nel livello e nei risultati io non credo ci riuscirò mai, forse quando lui avrà 50 anni :-))
Ciao Filippo, ti seguo sempre volentieri!

Filippo Lo Piccolo ha detto...

Caro Luca, il Capitano presto tornerà: da lui mi farei allenare ciecamente per esempio!
Il problema di diventare allenatori a tempo pieno proprio... il tempo a tua disposizione perchè se vuoi far le cose per bene devi comunque sacrificarne tanto per il tuo allievo.
I ricordi riaffiorano quando sfogli l'agenda degli allenamenti e tutte le sensazioni vissute in anni tutti differenti ed indimenticabili...

felipe ha detto...

http://blog.libero.it/corsaytango/10944132.html ecco un posto dove descrissi "il maestro".
certo, i racconti di un giovane atleta svelati con semplicità e schiettezza, sono nettare per gli amatori che sudano e faticano duramente per una manciata di secondi in meno in una maratona... come nonnappassionarsi....

Filippo Lo Piccolo ha detto...

@felipe, non ci arriverò mai a raggiungerti nell'originalità ed eleganza dei contenuti (sono fin troppo schietto alle volte, come hai ben affermato), ma è sempre un piacere per tutti leggerti, specie se tra le righe vieni citato ;-)

felipe ha detto...

e che andando più piano si notano alcuni particolari...

Filippo Lo Piccolo ha detto...

@felipe, visto che ero "piccolino"? :-)

felipe ha detto...

piccolino, ma già tosto!

NEW YORK CITY MARATHON 2010 (Foto Podisti.net)

NEW YORK CITY MARATHON 2010 (Foto Podisti.net)
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