41° New York City Marathon - 20° Posto Assoluto - 1° Europeo

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Un Sogno Ad Occhi Aperti...

martedì 17 aprile 2018

Milano Marathon 2018 - Una Nuova Visione della Competizione

L'arrivo, sognato ed un po meno sofferto
Ciao Milano, 08 aprile 2018.

Finalmente torno a viaggiare, nella Città che negli ultimi anni ho sempre più apprezzato.
Detto da un meridionale affezionato alla propria terra fa quasi effetto, ma la concretezza, l'organizzazione, la pulizia e la modernità di questa Città mi affascinano.
Ed ogni anno vengo alla Maratona sicuro che tutto andrà per il verso giusto ed apprezzerò il calore degli amici lasciati lì e l'organizzazione di alto livello.

Mi domandavo se mi fossi davvero stufato di correrla questa Maratona, ma in realtà dovevo domandarmi se era giusto presentarmi lì.
Nelle ultime tre settimane dal Grande Evento, avevo provato il tutto e per tutto, improvvisando tra l'altro un improbabile fartlek di 24 Km dentro il Parco Uditore (di soli 1.250m di giro, su sterrato, erba e ricco di curve anche strette) solo per essere il più vicino a casa e gestire al meglio il poco tempo a disposizione.
Era un sabato pomeriggio ricordo, il 24 marzo, motivato solo perchè ripetevo a me stesso: "ma cosa devo andare a raccontare a questa Maratona?" ed essendo un Parco cittadino man mano che avanzava il pomeriggio arrivavano sempre più famiglie con bambini che mai si spostavano dal percorso per passeggiare con bimbi, cani o biciclette.
Eppure sono riuscito a chiudere aiutato dal segnale GPS un totale impietoso di 21 Km ed una media alta, quasi vergognosa, con la testa che quasi mi girava e, senza altro da dare mi ripetevo: "ma cosa devo andare a raccontare a Milano?"

Pochi giorni dopo, a metà settimana, durante un varco giornaliero più ampio, butto giù ed improvviso il lunghissimo di 2h30' e mi impongo che sia un percorso difficile ma non il solito e monotono che ripeto.
Stavolta passo velocemente dentro il parco della Favorita e da lì corro su asfalto lungo il giro dell'Addaura molto vallonato.
Tutto bello, tranne per il fatto che quel pomeriggio il fisico non ne voleva sapere di correre a lungo, mi chiedeva ripetutamente di fare un'oretta tranquilla ed io dovevo farne due e mezza con un discreto caldo: tremendo!
Il giro che imposto mi forza a correre perchè se no sarei troppo lontano da casa, ma sulla via del ritorno (ancor più difficile) decido di terminare gli ultimi 15 minuti a passo di jogging e concludo con 2h15' da buttare.
Sempre stanco a sera, nell'ultima settimana di scarico sotto la doccia continuavo a ripetermi: "cosa dovrò raccontare alla Maratona di Milano?"
Il senso della mia frase è semplice per chi non l'abbia capito: la Maratona è un esame difficile da superare, alle volte ci metti un anno intero per superarlo, i più esperti impiegano soltanto tre mesi, ma sempre un duro esame è.
E quando ti presenti all'esame impreparato è molto facile che farai scena muta o nel caso podistico, finirai male, molto male.
Ed ero preoccupato, giustamente.

Avevo la serenità del volermi divertire, ho aiutato un mio amico a preparare la sua Maratona di Roma nei lunghissimi ed in qualche altro specifico e chiuderà in 3h00' lo sforzo.
Sarà soddisfatto della prestazione ed io con lui.

Giunti a Milano al venerdì 06 con l'intera famiglia al seguito, non ho potuto vivere le sensazioni di scarico pre-gara nè alimentarmi con minuziosa attenzione: dopo una mattinata infinita giunti alla stazione Centrale di Milano, ho divorato una pezzo di pizza gigante ed un paio d'ore dopo sono riuscito a correre i miei 40 minuti per scaricarmi dal viaggio.
Il mio stomaco l'aveva assimilata come se nulla fosse, brutto segno, ero in evidente crisi di fame...
In partenza con l'amico di mille battaglie, Vito Sardella!

Dato per scontato che al sabato 07 il copione sarebbe stato lo stesso, inseguendo costantemente un bimbo tanto piccolo tanto voglioso di correre su e giù per i prati, per le strade milanesi e che adora fare le salite (!) riesco a prendere il pettorale all'Expo Mi.Co. gremito di persone al mattino per via dell'evento pensato per le famiglie che ha avuto enorme successo vista l'enorme quantità di persone presenti per le strade che attorniavano i Tre grandi grattacieli (di cui uno in costruzione).

Volevo passare a ringraziare Renzo Barbugian (nome noto nel panorama running milanese) per avermi omaggiato il pettorale, senza passare da canali ufficiali, inviti, hotel e altro, purtroppo non ci siamo potuti vedere, spero ci sarà un'altra occasione.
Ed una menzione speciale anche all'amico Michele, qui coordinatore del gruppo dei pacemakers, che vedo raramente, ma con il quale si condividono gioie ed emozioni :-)
Il numero di pettorale alto forse può dar fastidio a qualcuno, ma a me non importa nulla: avevo l'accesso in griglia attaccato agli Elite ed è andata benissimo, il pettorale non fa l'atleta si dice ;-)

La sera, in un raro momento di serenità, facevo il briefing in famiglia e sistemavo il pettorale sulla maglietta (scelta ponderata per via del caldo annunciato oltre che del vento freddo che insisteva in quei giorni) e leggevo il prontuario sulle regole da seguire la mattina della gara.
Non riuscivo a capire cosa significava la dicitura: "non garantiamo il tuo accesso in griglia se ti presenti ai cancelli del Parco Indro Montanelli dopo le ore 07:45" (o giù di lì) dato che la partenza era ampiamente prevista per le ore 09:00, ma capivo che con le nuove norme antiterrorismo il giardino era completamente blindato, la fermata metro sotto il giardino era chiusa e nessun'altro poteva entrare lì dentro oltre ai soli atleti.
Quindi sveglia prestissimo e via con la sacca trasparente dotata dall'organizzazione!

Quella mattina, giunti al Gate di ingresso da me deciso (altra singolarità delle nuove norme), realizzai subito che dovevo mettermi subito in coda per entrare dentro il parco: una attesa infinita mi aspettava prima di superare il varco d'accesso che prevedeva il controllo di ogni singola persona con soli due metal detector.
Un quarto d'ora dopo il mio arrivo in coda all'ingresso, la fila era divenuta insostenibile e presto avrei capito che forse sarei riuscito in tempo appena per sistemarmi in griglia e nulla più...

Durante il tempo di attesa non ero visibilmente nervoso, ma la tensione pre-gara attaccata allo stomaco mi chiedeva di fare una sosta in bagno che non riuscirò a fare.
Fortunatamente era gestibile ma l'unico pensiero che mi veniva in mente era: "vent'anni fa era più bello correre, tutto più spontaneo, genuino... Oggi ti stanno facendo passare la voglia, il Mondo sta cambiando solo in peggio...".

Devo fare in fretta, mi cambio al volo per consegnare la sacca con gli effetti personali ed a malapena corro solo cinque minuti: poco male, sapevo bene di avere una autonomia di gara molto risicata e che mi potevo tranquillamente riscaldare nella gara stessa.

L'accesso in griglia è molto comodo, c'è molto spazio dentro la griglia attaccata agli atleti invitati e sono molto più sereno, l'ordine regna ed il clima è rilassato... almeno la giornata volge al meglio ed il sole spunta in cielo senza fare troppo male.

Finalmente si parte, in perfetto orario.
Vengono messi a disposizione dei "Super Pacemakers": da 2h35', 2h40', 2h45' e 2h50'.
Esordio con la maglia Mizuno!
Inutile dire che quando guardo i Campioni nei nomi di Giovanni Gualdi e Stefano Scaini che traghetteranno le 2h35' non perdo l'occasione e sono consapevole che due atleti così esperti correranno con ritmo costante e preciso!
Come immaginato, penso a divertirmi per i primi chilometri e mi godo la gara.
Il percorso subisce qualche piccola modifica rispetto allo scorso anno, così i primi dieci chilometri mi godo in pieno relax il ritmo assestato sui 3'40"/Km per le vie cittadine e molto presto affianchiamo il sempre fantastico Duomo.
In pratica dopo poco tempo riesco a capire che il percorso viene modificato di modo tale da lasciare il centro cittadino tre chilometri dopo circa, consentendo di correre meno in periferia.
Psicologicamente sarà una scelta apprezzatissima per me affezionato spettatore in corsa dell'evento.

Purtroppo il segnale GPS va per i fatti suoi molto presto e sfalsa aggiungendo centinaia di metri dalla misurazione ufficiale.
Il mio orologio, pur essendo molto preciso ed implacabile, stavolta ha sbagliato o meglio, probabilmente ha misurato anche i cambi di direzione che capitavano specialmente durante i rifornimenti d'acqua e sali ogni 5 Km...

La corsa sfila rapidamente sui binari della tranquillità con il folto gruppo che costituiva il sempre costante e positivo supporto dei due Top Runners adibiti a Pacers.
Dentro il gruppo spiccavano due donne: una spagnola ed una biondissima, sconosciuta, che man mano scoprirò essere italiana o meglio... lombarda e ben motivata dal pubblico e dalla crew che l'ha allenata in questi mesi: Laura Gotti.

Passaggio alla mezza maratona in 1h17'00" ed il senso della precisione ci sta tutto.

Ormai siamo abbandonati a noi stessi (nel senso del percorso): fuori mano abbastanza da trovare pochissima gente sul percorso, ma non aspettavo che giungesse il momento di passare intorno all'ippodromo.
Come detto, se lo scorso anno era il passaggio a metà gara, stavolta già eravamo sui 24 Km ed era fantastico: il muro dei 30 K era molto più vicino.
Bevo e mi alimento regolarmente, i due gel che avevo ai lati del pantaloncino li ho già consumati con sapienza, pensavo alla colazione non molto abbondante, ma non avevo fame quella mattina.

Gualdi ci sprona, è un vulcano di ottimismo ed energia e tutto questo mi serve perchè da lì in avanti la gara cambia.
L'amica Giovanna immortala l'esatto momento in cui deciderò di lasciar
andare via il gruppetto ormai ridotto a poche unità
Il ritmo subisce un leggero incremento e solo le due donne, agguerritissime reagiscono all'allungo, oltre ad un runner torinese costantemente attivo in testa a tirare la corsa, come se volesse qualcosa di più da quel ritmo.
Resisto e riesco a rintuzzare la difficoltà, voglio essere trascinato da tutta quella positività ed in fondo non è una scelta sbagliata.
Giungo al 30° superando il ponte cittadino ed afferro altri due gel offerti dagli sponsor, e resto con i pochi superstiti del gruppo.

Le cose si fanno difficili e stringo i denti, non voglio perdermi il momento dell'aggancio della Rosaria Console da parte delle due ben meno note atlete arrembanti.
Cadono i primi birilli e siamo al 35°K, e non voglio arrendermi, ma i piedi iniziano a darmi brutti segnali.
Se arrivi vicino al 40° K e non sei nemmeno capace di passeggiare a 3'40"/Km o poco sotto, sai bene cos'è che non va: hai scarsa autonomia, non ti sei preparato nel modo ideale ed hai fatto pochi chilometri nei mesi precedenti.
Ben vengano tutti gli allenamenti sullo sterrato, molto stimolanti e sui percorsi impervi, ma le lacune si pagano nel finale di gara.

Entriamo in corso Sempione ed a malapena riesco a marcare i meno cinque prima di lasciare andare via il gruppetto di Gualdi e Scaini, ormai ridotto all'osso.
Non voglio troppo soffrire e quella mattina cerco solo la dignità, non il Personal Best lontano anni luce.

Una volta entrato dentro il Parco Sempione, mancano meno tre e lo scorso anno ricordavo che la Epis mi passava quasi a doppia velocità, in preda ai crampi allo stomaco ed alla forte delusione di aver fallito l'ennesima preparazione incerta ma voluta.
Questa volta non sono messo meglio, ma continuo del mio passo, senza troppi stravolgimenti.
E' la fine della, tutti felicissimi, soprattutto le donne!
Non riuscirà a passarmi nessuno infatti, ma gli ultimi due scollinamenti che anticipano il finale di gara fanno male sempre e comunque.

I piedi non ci sono più e perdo quel minuto che avrebbe regalato altre emozioni ed altri sorpassi eccellenti, ma voglio sorridere all'arrivo e sono consapevole che manca poco all'abbraccio del pubblico.
Il countdown è vicino, tifosi e accompagnatori ti spingono negli ultimi 500 metri e raccolgo serenamente la medaglia della pace e della serenità: 1h17'00" + 1h17'13" e chiudo finalmente in 2h34'13" al 30° posto assoluto.
Cosa ho cercato in quel crono... Nulla di che, tranne l'aver vissuto un altro bel momento di sport.
Correre su un binario della prudenza passeggiando per tutta la gara non è mettere alla prova se stessi, nè tantomeno dimostrare sul campo tutto quello che hai dato nella lunga preparazione.

Figuriamoci se ho dato qualcosa di concreto a questa preparazione, soltanto uno spunto timido a quel che volevo veramente fare: non crollare all'arrivo.
Non è da me essere così... arrendevole, nè così può valer la pena di indossare un pettorale così importante, ma con questo poco interessante 2h34' posso almeno essere cosciente di stare in un buono stato di forma, utile per affrontare future imprese.
Non è nella mia filosofia correre così riparato nè l'ho fatto mai, nè tantomeno ho atteso passivamente che si concretizzi lo striscione d'arrivo: ho sempre provato ad attaccare nelle mie migliori maratone, con risultati a volte superiori alle mie aspettative.

Terminata la corsa, scappo in bagno, mi rifocillo ed ai Giardini I. Montanelli incontro gli amici che volevo.
Chiedo di Alessio Terrasi, incrociato dopo il decimo chilometro in totale solitudine: chiude la gara in un eccellente 2h22' vista la grossa difficoltà di correre tutto il tragitto da solo.
Poteva osare il treno delle 2h15' (che magari diventavano 2h16' sul traguardo) oppure correre con prudenza, fatto sta che il ragazzo di Altofonte ha dimostrato una solidità mentale che non gli avrei mai dato e spero vivamente che potrà riuscire a correrli questi 42K in 2h16'...

Sono contento, il pomeriggio passa via pian piano con la frenesia della famiglia e l'adrenalina che mi tiene sù.
Ed è un'altra maratona, un'altra sfida vinta ed un crono sul suolo Milanese migliore degli altri anni.
Così è la vita e così va lo sport.

Voglio sperare di andare avanti così e di trovare soddisfazioni anche sulle distanze più corte una volta recuperato lo sforzo, la Milano Marathon ha dato tanti sorrisi e tanto entusiasmo, un nuovo modo per vedere la Competizione sportiva.

(Ringrazio sentitamente Giovanni Certomà e Antonio Capasso per l'amicizia e per le foto)

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NEW YORK CITY MARATHON 2010 (Foto Podisti.net)

NEW YORK CITY MARATHON 2010 (Foto Podisti.net)
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