41° New York City Marathon - 20° Posto Assoluto - 1° Europeo

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Un Sogno Ad Occhi Aperti...

mercoledì 7 dicembre 2016

Perchè l'infortunio arriva sempre sul più bello?

Saper arrivare al traguardo in allegria è frutto di sagge scelte ;-)
Disclaimer: NON mi sono infortunato ;-)

Questa volta mi va di interrompere la solita routine dei racconti e degli allenamenti che da qualche settimana/mese stanno andando sempre meglio.
Sento maggiore confidenza con la fatica, spesso gli sforzi vengono premiati, il lavoro in gruppo porta i suoi frutti e vorrei allenarmi anche di più inserendo qualche seduta mattutina che per adesso è difficile da svolgere.
Tutto sembra filare liscio ed è in questo momento che molto spesso nella vita di un runner, arriva la mano pesante dell'infortunio a far crollare tutto il castello di sabbia che hai faticosamente costruito.

Già, perchè scorrendo indietro negli anni, sarà un caso, eppure ho sempre dovuto interrompere le corse e gli allenamenti sempre sul più bello, e spesso è stato un duro colpo dovermi fermare perchè le occasioni perse non erano di poco conto (come la wild card persa per la Maratona di Chicago del 2012...).

In fondo è semplice capirne il motivo, un runner non vuole fermarsi mai e per nessuna ragione.
Tant'è che esistono quelle persone che se vengono stregate dagli effetti benefico/agonistici del podismo, non arrestano il loro avanzare nemmeno quando il proprio fisico inizia da giorni o da settimane a lanciare chiari segnali di tregua o di stop.
Capita, molto spesso ed è capitato anche a me quando ero poco più che ventenne, che continui ad allenarti ed a correre per testardaggine finchè il dolore diventa insopportabile ed a quel punto non c'è più nulla da fare: il pallottoliere delle settimane e dei mesi calcolerà l'indefinito periodo di stop...

Arrivare a dover ricorrere ad una operazione chirurgica è sempre più frequente nel mondo podistico e capita molto spesso a chi, ormai non più tanto giovane, si fa prendere la mano facilmente nei primi anni di attività una volta scoperta la magia di questo sport.

Oggi mi ritengo fortunato, dopo una incalcolabile mole di chilometri devoti alla distanza regina della Maratona, a non aver ricorso ad alcun intervento chirurgico, anche se qualche volta l'opzione venne sfiorata, preso dallo sconforto di un problema fisico che non passava davvero MAI...

Ed invece la parola MAI (il mai irrisolvibile nell'apparenza) non esiste se sai resistere tanto tempo senza correre, ma questo aspetto fra poco lo chiarirò.

Penso che in fondo il nostro destino sia scritto e che non tutti siano portati fisicamente per la corsa, perchè è uno degli sport non di contatto in assoluto più deleteri e degenerativi che possano esistere.
Sono convinto, infatti, di aver ricevuto un fisico davvero resistente perchè per quanti sforzi e sacrifici sia riuscito a superare, non ho mai avvicinato il "punto di rottura", pur avendolo sfidato molto spesso in giovane età con irrisoria quanto incosciente arroganza.
Quando non ti risparmi mai in allenamento o in gara, è facile accumulare stress su stress ed il ripetuto impatto sul terreno, indipendentemente dalla qualità delle proprie scarpe da corsa, a lungo termine presenta il conto...

Il nostro corpo, purtroppo, a causa di atteggiamenti posturali sbagliati che si sviluppano nel corso degli anni, seppur si possa cercare di correggerli con esercizi adatti (molto spesso pochi, sacrificanti ed efficaci), non sarà mai simmetrico e quindi caricheremo maggiormente su un arto anzichè sull'altro, provocando enormi squilibri.
Basti pensare che quando corriamo, scarichiamo a terra ben tre volte il nostro peso corporeo in energia di spinta...

Molto spesso capita che pensiamo di risolvere un problema fisico agendo sul dolore diretto quando invece la natura di quel dolore è posturale e viene da lontano.
In quei casi la lista di accertamenti diagnostici non finisce più e la confusione sale in cattedra, scoraggiando i nostri intenti...
Per esperienza non è semplice capirne qualcosa, ma non si deve perdere mai la visione positiva ed ottimistica di un quadro generale che è la sommatoria di tanti disequilibri generatisi in silenzio nel corso della nostra vita.
E non è detto che non possano convivere serenamente tutti insieme aiutandoci a convivere con il nostro sano sport ancora per molto tempo.

Per esempio, quando insieme al dolore fisso sul bicipite femorale destro scoprii di avere un eccessivo squilibrio del bacino, il mio mondo crollò...
Eppure ancora oggi, nonostante gli esercizi posturali, sicuramente quel bacino non si è allineato, resta sempre squilibrato e corro comunque come sempre ho fatto, senza patire grossi problemi meccanici.

Non saprei se rivolgersi ad un bravo chiropratico o ad un bravo osteopata risolva tutti i problemi della propria esistenza, perchè alla lunga non ho mai trovato tangenti testimonianze di chiaro ed effettivo benessere, oltre ad un incremento prestazionale...
Il vero osteopata, infatti, è il Tempo e la dedizione rivolta alla cura del proprio corpo con semplici e funzionali esercizi di allungamento posturale (si lo so, sono ripetitivo ma l'efficacia si nasconde in pochi e concreti gesti quotidiani).
Si deduce che (causa anche mio scetticismo perchè gli osteopati bravi si conteranno sulle punta delle dita in tutto il Mondo) non mi sia rivolto mai a simili pratiche, oltretutto molto rischiose se viene sbagliata la manovra.

Chi mi segue da tempo, inoltre, sa bene che ormai il mio parere rivolto all'utilizzo di plantari personalizzati è nel non andare ad acquistarli perchè a conti fatti un reale beneficio tale tipo di plantari non lo ha mai dato a nessuno (forse, a meno che non si abbiano seri ed evidenti problemi posturali)...
Infatti non mi è stato mai chiaro perchè il calcolo dell'appoggio non viene eseguito con l'azione di corsa oltre che stando fermi sul posto...
E' evidente che l'azione di corsa è tutta un'altra cosa rispetto a quando si resta statici su una pedana e se il plantare viene disegnato in base al solo parametro statico qualche dubbio ulteriore me lo da sull'effettiva utilità sportiva.
Piuttosto, fare attenzione alle pratiche quotidiane come la postura sul divano, stare dritti sulla sedia in ufficio, non tenere il portafogli sulla tasca posteriore dei propri jeans o altro, è il modo migliore per dare longevità al nostro sport.

A tal proposito, sempre con la dovuta gradualità, risultano più utili i cari e vecchi esercizi di andature che rafforzano i piedi in maniera straordinaria: data la loro varietà possono essere inseriti al posto di un allenamento specifico e donano un sano divertimento oltre che sono di grande efficacia per migliorare la forza e la resistenza agli infortuni.
Un piede debole comporta una corsa debole che scarica tutti i problemi da qualche altra parte nel proprio corpo, ed è un peccato che vengano sistematicamente abbandonati dalla più giovane età adolescenziale in poi, a meno che non ci sia l'occhio attento del proprio allenatore nel sollecitarli.

A proposito di allenatore: di veri atleti che nella propria carriera siano riusciti ad allenare se stessi ne ho visto per davvero pochi, e si è sempre trattato di gente molto in gamba e con un carattere ben stabile ed equilibrato, ovvero gente di successo nello sport.
L'allenamento "fai da te" ha in tarda età indubbi vantaggi, in primis la gestione del poco tempo a disposizione che si ha per andare a correre, senza stare appresso a tabelle, appuntamenti ed obblighi morali con chi ti segue, ma molto spesso non si trova la giusta soluzione allenante.

Facendo il mio esempio, riconosco il fatto che non saprei allenarmi da solo in quanto, pur essendo un tipo solitario, non riesco a saper equilibrare gli allenamenti fatti su me stesso e tendo ad esagerare, pretendendo troppo.
Di conseguenza potrebbe capitare che molto spesso terminerei l'allenamento prima del previsto con evidente scoraggiamento e confusione.
Mi chiederei se avrei preteso troppo dalla giornata o se ero troppo esigente, generando confusione.
Essere giuria e giudice non aiuta, ecco perchè serve la voce imperante dall'esterno di un Coach, competente, che almeno ti sappia instradare sulla via più equilibrata.
Oltretutto, almeno dentro di me, sapere che devi portare a compimento un obiettivo, diciamo "imposto" da un allenatore, è fonte di enorme stimolo ed è stato così sempre, sin da quando ho iniziato prendere sul serio questo sport, sarebbe difficile oggi cambiare questo tipo di mentalità.
Infine, è innegabile, è un grosso vantaggio allenarsi in gruppo, ne beneficiano tutti e ti diverti di più, alla lunga correre da solo aliena te stesso ed appanna i tuoi obiettivi agonistici.

Per ultimo, dedicato a chi si scoraggia facilmente o abbandona ogni speranza, posso raccontare brevemente le mie esperienze con infortuni più o meno cronici che mai e poi passavano, e parlo di problemi che durano oltre un anno...
Credo di poter affermare che solo in questi casi estremi il massaggio sportivo sia stato efficace, ma devi anche saper trovare la persona brava e dedita che si sa applicare.
Troppo spesso ho sentito parlare di pratiche terapeutiche applicate laddove non ve n'era bisogno (leggi l'abuso della Tecar Terapia), e mi dispiace perchè quando l'infortunio ti scoraggia e ti butta giù è facile accettare la possibilità di poter sprecare denaro per tentativi che si rivelano inutili.

Purtroppo, a conti fatti, quando il dolore persiste nella sua fase acuta o il danno è recente ed appare di difficile risoluzione, nulla e ripeto nulla ti aiuterà a risolverlo nel breve periodo.
Il tempo in questi casi è l'unica soluzione, che aiuta a riparare il disastro fatto poco alla volta e si deve avere così tanta pazienza che è difficile immaginarla.
In un paio di infortuni per me è andata così, sembrava non si risolvessero mai, eppure il peggio è passato, avendo pazienza, quando ormai avevo perso le speranze.
Non è stato facile sopportare il fatto di stare tanti mesi fermo senza la parvenza di un miglioramento, ma se oggi non avverto più alcun fastidio è perchè non ho caricato sulla struttura quando il segnale infiammatorio era più che evidente.

Ovviamente quando si è recidivi e quando un'ecografia unita alla corretta interpretazione di un bravo medico evidenziano che sulla muscolatura o sul tendine sono presenti lesioni ripetute e cicatrici figlie di ripetuti traumi (come nel caso di continue contratture che provocano infiammazioni ed allungamenti dolorosi, o peggio uno strappo muscolare), è chiaro che una volta guariti, si dovrà fare molta attenzione e cambiare la preparazione atletica finalizzata al rafforzamento generale della struttura attorno alla zona indebolita.
Solo così, nel tempo si potrà tornare a correre con la massima serenità.

Ecco qual'è il motivo che ti porta al facile infortunio: esagerare e pretendere troppo da se stessi, quando si sta bene e quando si è lanciati verso risultati entusiasmanti.
La soluzione è semplice: gestire con la massima serenità il periodo positivo e non lasciarsi prendere troppo dall'entusiasmo: se solo sapessimo moderare l'intensità degli allenamenti e correre con una marcia in meno, riservando solo il meglio in gara, saremmo tutti dei runners provetti che sanno tirare fuori il meglio di noi stessi.
In questa sede parla un atleta che non si è mai risparmiato e che quando sta bene prova ad applicare queste teorie ma invece di scalare una marcia preferisce scalarne mezza...

Che sia Maratona o 1.500m su pista non esiste disciplina podistica di minore stress o rischio infortunio, l'unica differenza è la rapidità del logorìo fisico che ne determina tale disciplina, ma quando dai tutto te stesso per un periodo prolungato è facile cadere in un periodo infelice.

D'altronde chi corre a lungo deve essere una persona paziente per avere successo :-)

(N.B. il presente post è frutto di tanta esperienza accumulata negli anni e della mia personale interpretazione che penso possa essere d'aiuto ed ispirazione a chi si approcci alla corsa e niente altro)

5 commenti:

Adriano ha detto...

Non ti nascondo che leggendo il titolo ho cominciato a preoccuparmi, hai fatto bene ad inserire subito il disclaimer...
La parola che piú mi ha colpito è sicuramente testardagggine, quello STUPIDO atteggiamento di noi runner (ma per fortuana/purtroppo non solo di noi runner) che ci porta a sottovalutare i vari segnali che il nostro corpo ci invia... Io per primo ho sottovalutto,i primi segnali di un problema che mi ha poi fatto perdere la partecipazione alla Palermo Marathon (ancora oggi, dopo quasi un mese, mi rode il c...)
Di una cosa sono purtroppo sicuro, da questi errori secondo me non si,impara mai (spero di sbagliarmi)
Un abbraccio

Francesco ha detto...

ha ragione Adriano. alla fine finchè si può si corre

Filippo Lo Piccolo ha detto...

Adriano e Francesco, figuratevi che mi spremo così da circa 19 anni e non so più nemmeno io quanti errori ho commesso, credo comunque quello molto grave che ho avuto mi abbia aperto la mente, perchè oltre a provare ad ottenere buoni risultati, mi sono sempre prefissato principali obiettivi, quali continuare a studiare, trovare un buon lavoro ed ovviamente non distruggermi con un infortunio tale da finire sotto i ferri :-)
Il buonsenso alla fine ti da sempre ragione, non c'è motivo di farsi rodere il c..o, io sono straconvinto che se avessi proseguito per la marcia verso Chicago in quell'anno, mi sarei danneggiato in modo quasi permanente il tendine attaccato al ginocchio e poi, per davvero, avrei smesso di correre...

nino ha detto...

e anche io ne so qualcosa.
Intanto ti auguro Buone Feste

Filippo Lo Piccolo ha detto...

Ciao Nino, augurissimi di buone feste!
Parola d'ordine, non esagerare negli allenamenti... puntualmente ignorata da ognuno di noi :-)

NEW YORK CITY MARATHON 2010 (Foto Podisti.net)

NEW YORK CITY MARATHON 2010 (Foto Podisti.net)
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