41° New York City Marathon - 20° Posto Assoluto - 1° Europeo

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Un Sogno Ad Occhi Aperti...

giovedì 4 luglio 2013

Pistoia Abetone - Quella Medaglia Irraggiungibile

Partenza! Molto suggestiva dalla Piazza in Pistoia!
Pistoia - a pochi passi dall'Abetone  - 30 giugno.

Voglia di Ultramaratone che si apre e si chiude qui; una dura, durissima lezione che almeno mi ha chiarito che per le distanze oltre la Maratona non sono portato.
Capita di mollare in allenamento, anche ai più forti di testa: torni a casa, ti fai la doccia e si riparte con serenità e coscienza.
Ma in gara non puoi mollare, è un sacrilegio non poter tagliare il traguardo e rendere vano ogni sforzo.

La corsa di domenica scorsa ha rappresentato per me il volto umano dell'atletica che quando ci si arrende non si deve essere per forza giù di morale, o peggio.

Un anno (solare) difficile, diciamo la verità, è stato raggiunto.
Lo scorso anno di questi tempi, correndo alla Tre Campanili di Vestone (alla quale rinuncio con grande rammarico e la rimando volentieri al prossimo, facendo i miei in bocca al lupo alla riuscita della manifestazione, tra le più belle in Italia), mi rendevo conto che avrei dovuto mettere un freno alla stagione, cercando di risolvere infiammazioni tendinee che solo nell'ultimo mese corrente si sono del tutto placate.
Correre ti insegna che devi essere pronto anche a questo tipo di decisioni: sapevo che il 2013 sarebbe stato difficile e non tutto il recupero è andato per il verso giusto.

L'anno in corso, per me, si sta mutando in una sorta di "Laboratorio", imparando nuove tecniche quali gli esercizi di isometria, la giusta dose di potenziamento in palestra e la voglia di sondare altri terreni.
Che sia giusto o "non" giusto quel che tento di fare, è pur sempre un'esperienza e non lascio decidere gli altri se abbia fatto bene o meno.

Resta sempre viva in me la voglia di far bene e MAI, dico mai arrendersi o non tentare di esprimere il meglio di me stesso, così come recentemente fatto con successo ad Imperia.

Purtroppo il Giro a Tappe di Imperia, che doveva essere un ottimo punto di partenza in vista di questa corsa pesantissima, si è rivelato indigesto per la mia gamba destra che ha subito un'escalation negativa fino al ritiro (amarissimo) alla Corrinsieme.
Di lì è stata una corsa contro il tempo nel cercare di ridurre l'indurimento muscolare e ottimizzare i carichi e per questo motivo non ho potuto più dedicarmi nell'affrontare carichi esagerati e concentrandomi in special modo su dure pendenze.
Ho imparato, grazie ad un caro amico che mi segue con la sua professionalità, a perfezionare lo stretching e ad insistere sul movimento di stretching isometrico a squadra (rende bene l'idea questo link) che in poco tempo ha prodotto risultati impensabili.
Posso garantire che non avrei recuperato così velocemente ed essere in grado di gareggiare senza l'apporto di questi fondamentali esercizi.
Gara quasi tutta svolta in solitaria... con le Energy Boost!

Ma tutto questo non è bastato e credo che ci sarei arrivato lo stesso impreparato se non avessi affrontato carichi allenanti paragonabili a Lunghi oltre le Tre Ore (!) con salite annesse o chissà cos'altro.
Era normale che i Centisti spiccassero maggiormente alla distanza.

La corsa partiva alle 07:30, quindi sveglia presto, altrettanto rapida colazione (dopo aver mangiato tanto il giorno prima e praticamente riposato non c'era tanta voglia di mangiare altro); un paio di gel pinzati ai lati degli short e finalmente indirizzati nella dimensione - maratona che tanto mi mancava!
Onestamente ero tranquillo e sicuro di me stesso, parlando con atleti molto esperti come la Monica Carlin, mi si raccontava che era importante non affrontare in modo esagerato la prima lunga salita (indicata come la più dura) e di preservare le forze per l'ultima, di 17 Km, lunga ma non troppo difficile.
Quest'ultima affermazione mi aveva tratto in inganno, purtroppo!

La temperatura fresca ha aiutato decisamente tutti gli atleti e mai si è sentito un caldo atroce.
Al via, dalla Piazza principale di Pistoia, ci si trasferisce con molta calma verso la prima vera salita, prevista circa al Km 5.
Si correva sui .3'40"/Km, in leggera salita e non c'era molto da soffrire, in pratica un "riscaldamento" in gara.

Iniziata la prima serie di tornanti provo ad attaccarmi al trio che correrà tutta la corsa a ritmi da record: Buccilli - Hajji - Biwott N. ma presto dovrò arrendermi e salire del mio passo, per prudenza.
La serie di tornanti si alternano a tratti difficili ed a tratti più scorrevoli ma resto al 4° posto ed in tranquilla solitudine.
Vien voglia di correre, le strade alberate, il fresco a tratti ed un panorama immerso nel verde rilassano e fanno sentir meno la fatica.
I chilometri scorrono con difficoltà crescente ma tutto è contenuto nel "possibile" finchè non scollino ai 13,5 delle "Piastre" con relativa facilità.

Inizia il primo vero test.
Al rifornimento mi passano una bottiglia d'acqua che cerco di gestire per lungo tempo ma mi accorgo che è frizzante.
Non è il massimo della vita mandarla giù quando i muscoli dello stomaco sono gonfi e contratti e ciò sarà una consuetudine di tutto il resto della corsa... se in bottiglia solamente di acqua frizzante!
Una gara di endurance ti obbliga a bere e nella salita finale non potevi presentarti in carenza di liquidi: ogni rifornimento dei tantissimi e abbondanti trovati lungo il percorso era occasione di ristoro.

Le gambe superano prontamente la fatica accumulata in tanti chilometri e la strada invita a spingere: sono sereno, corro in solitudine come spesso mi è capitato nelle migliori giornate.
I chilometri scorrono con estrema facilità grazie anche ai lunghi rettilinei in costante, leggera discesa.
In questo frangente le Energy Boost ai piedi lavorano alla grande, trasformandosi in delle scarpe ultra reattive ed aiutandomi a tenere un buon passo facendo rilassare i piedi.

Voltandomi indietro, riuscivo a notare un gruppetto ridotto di avversari e mi immaginavo chi fossero; preferivo concentrarmi sulla gestione degli sforzi.
La parentesi in discesa dura poco.
Attraversato un centro abitato ci immettiamo in un suggestivo percorso sterrato, per un paio di chilometri.
Le gambe non erano più "frizzanti" come prima e lo notavo con degli insoliti (fin'ora) rallentamenti.
Una successiva pendenza durata poco più di un chilometro, affrontata con più calma, e degli inseguitori nemmeno la traccia.
Iniziavo ad essere meno euforico di prima, in fondo avevo già percorso 25 duri Km e ne mancavano altrettanti!
Da lì iniziava un giro di tornanti a volte molto ripidi... in quel momento qualche crampo allo stomaco iniziava a farsi sentire.
Il vantaggio accumulato svanisce del tutto e preferisco continuare a correre in compagnia.
Come previsto, eccoli piombare Di Cecco (reduce dal giro di cinque tappe della Val di Fassa con pendenze altrettanto proibitive corso poche ore prima, ovvero dal 23 al 28 giugno u.s.(!), D'Innocenti ed un giovane silente ma saggio distributore dello sforzo quale Milella che non conoscevo di persona, se non per gli ultimi risultati conseguiti nelle 100 K.

Lamentavo sempre più fastidi ed un mal di gambe che era accentuato dall'incedere in discesa che, a forza di sbuffi mal digerivo ormai.
I chilometri nelle gambe erano tanti, il ritmo non era affatto forsennato e ci si permetteva un rapido scambio di battute.
D'Innocenti capiva subito il mio disagio mentre un gel alle maltodestrine mandavo giù.

Pochi attimi prima dell'attacco all'Abetone.
Le gambe già erano dolenti...
Era il trentatreesimo chilometro, ci troviamo in località San Marcello, con forza e coraggio mentale mi approcciavo all'ultima temibile salita.
Si sfioravano le 3 Ore di corsa (mai fatte in vita mia), gli altri tre avanti, chissà dove si trovavano...

Ci si da un "in bocca al lupo" reciproco, come se le nostre strade si dividessero e si parte verso la temibile salita.
Le cose vanno subito per il verso "storto".
La fatica nelle gambe accumulata mi porta ad un brusco rallentamento.
Si forma una coda nell'ordine Di Cecco - D'Innocenti - Milella ed io già lontanamente staccato.

Non mi scompongo e non mi perdo d'animo ma c'è qualcosa che non mi suona giusto: quelle pendenze iniziano a fare davvero male!
Ero ancora lucido per valutarne la difficoltà, non erano affatto le rampe "morbide" cui mi avevano rassicurato.
Salivano costantemente con discreta durezza e con poche soste tanto da annullarne l'effetto - relax tanto erano ormai affaticate le mie leve!

Da lontano i miei diretti avversari erano sfuggiti sui lunghi tornanti, la difesa del settimo posto era il motivo del mio avanzare.

Già dai precedenti chilometri, avevo notato che la maggior parte delle strade era parzialmente chiusa al traffico, per cui se non si era attenti, si rischiava di essere investiti dall'auto che viaggiava in senso opposto al tuo.
Essendo strade montane le auto incontrate erano poche e, capito l'andazzo, avevo preso accortezza di non invadere la corsia opposta.
Sulla strada dell'Abetone, purtroppo, tale era la foga delle auto-staffetta al seguito dei podisti, che il traffico stava diventando imbarazzante anche per me che mi trovavo fino a quel momento nelle prime posizioni.

Oltre alla gara assoluti di 50 K, infatti, si svolgeva in contemporanea la "Fitwalking", la classica camminata non competitiva che portava al traguardo montano tanto ambito.
Tra marciatori, podisti e ciclisti al seguito, le auto in effetti erano un ingombro notevole, tant'è che dal nulla sbuca fuori il folle della situazione che si fionda con la sua utilitaria a tutta velocità sfiorandomi la mano sinistra con lo specchietto retrovisore.
Nulla di grave, per qualche centimetro non ci ho rimesso una probabile frattura o distorsione.
La conseguenza dell'apertura al traffico veicolare durante la parte finale della corsa...

L'avanzare è sempre più sofferto, le gambe sempre più dolenti, la mia testa ancora dura, non deve flettersi!
I chilometri iniziano a sentirsi impossibili nelle gambe, la strada incessantemente in salita mi trova palesemente impreparato a questo abnorme sforzo, nonostante mi fossi dedicato tantissimo a questa parte in particolare, i piedi non rispondono più e non esiste calzatura che possa sostituirli quando vengono meno...

Arriva il momento in cui la mia convinzione, come una "balata" di marmo, si spezza...
Inizio a camminare e nell'immediato stop alla corsa sento un trambusto interno alla mia "macchina" umana, come quando si spegne improvvisamente il motore di un'automobile.
Le gambe sembrano scoppiare ma non mi dò per vinto.
Mangio qualcosa, bevo, mi reidrato camminando, ma ormai anche i camminatori vanno più forte di me.
Riparto a correre, non mi voglio dare per vinto ma non trovo più forze per spingere...

E' il quarantaduesimo chilometro e la luce si spegne...
...
...

I walkers che avevo passato minuti prima mi incitano, da dietro avanzano in costante ascesa concorrenti distaccati di sparuti minuti tra loro.
E' una ascesa che non lascia scampo, il ritiro è obbligato.

Saranno ore difficili vissute con gambe molto dolenti ad osservare il podio dei vincitori, autori di una prova straordinaria, tutti gli arrivati, dal primo all'ultimo.

La mia preparazione è stata zoppicante: sapevo che anche qualche giorno di stop avrebbe ridimensionato la mia prestazione e non si può dire a tutti gli effetti che una preparazione completa delle mie mi avrebbe portato fin lassù al traguardo e sicuramente mai in spinta e mai sufficientemente preparato per un qualcosa inimmaginabile per la mia concezione degli allenamenti per come mi ha insegnato il Coach.

Fermarmi è stato un obbligo morale verso il mio intendimento dell'atletica ed un obbligo verso il mio fisico che si era spento, poco oltre il 42° Km...
E' un segno del destino, quest'anno non ho potuto centrare nessun importante obiettivo prefissato ma da quest'ultima esperienza di vita ne ho tratto grande insegnamento.

I limiti umani e mentali corrono lungo un filo sottilissimo per il quale spezzarlo non ha proprio senso.
Evidentemente la chiamata al ritorno in gare più brevi dal mezzofondo (accantonato per prudenza spero solo quest'anno) alla maratona suona in anticipo rispetto a presunte imprese per le quali non trovo un'identità nel mio modo di interpretare questo splendido sport.

Agognavo da anni questa imprendibile ascesa, volevo dar via ad un percorso di vita atletica leggermente differente dal solito cercando magari di trovarne un significato epico, quantomai spirituale, ma ciò non si è completato.
E' stato un bagaglio di conoscenza che ritengo prezioso ed indispensabile per un conoscitore delle corse su strada come me.

Oltre tutto, finalmente riesco a compiere la distanza di gara della Maratona (ma vale molto di più!) che mi darà grossi vantaggi quando riprenderò la preparazione verso la meta autunnale.

Gli attimi dopo il ritiro sono stati sofferti, mi sentivo infreddolito e svuotato.
Anche questa è l'atletica che mi mancava e per la quale mantengo ricordi incredibilmente vivi, attraverso queste sofferenze ed emozioni intense....

Chiarisco, infine, che per chiunque voglia fraintendere la mia riflessione che non ho nulla di contro nei riguardi degli Ultra Maratoneti, che nella splendida cornice della Pistoia Abetone, al contrario di me, hanno saputo godersi uno spettacolo immerso nella natura, organizzato alla perfezione e con un traguardo tra i più emozionanti visti in carriera.
Per chi adora le fatiche estreme, almeno una volta nella vita... da correre!

La mia esperienza con le Ultra si chiude quindi in quegli ultimi otto durissimi chilometri (eh si, mi attendevano, visti dall'auto!) mai percorsi.
Se ne vanno via altre "imprese" che da tempo avevo in mente e che mai più mi riproporrò di correre; di questi tempi, piuttosto, si corre la Tromso Marathon, altro sogno nel cassetto da inseguire...

(Pubblico la foto di Massimo Carradori che ho conosciuto personalmente al sabato presso l'expo, che ringrazio ed al quale segnalo la sua bravura e chiedo l'autorizzazione.
Segnalo, altresì, il sito di Piero Giacomelli attraverso il quale si potrebbe accedere ad un vastissimo servizio fotografico previa registrazione e versamento di un contributo in denaro)
(Ringrazio gli autori delle foto trovate su Facebook)

7 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao Filippo,a mio parere non è che ''non sei adatto all'ultramaratona''.Un maratneta del tuo livello,che peraltro è anche un maratoneta ''puro'',nel senso che proprio nella maratona fa le prestazioni migliori rispetto a gare via via più brevi,quasi sempre se vuole farlo può benissimo correre la 100Km con uguale rendimento.
La Pistoia-Abetone,che è di 50Km,è una gara che esula,secondo me,da quello che può essere un discorso generale.Perchè è una gara in salita e quindi subentra la necessità di essere molto efficienti nel correre in salita,cosa che in parte è naturale e in parte va allenata specificamente.Poi l'hai affrontata anche reduce da un periodo non facile per via di problemi fisici...per me se volessi provare una 100Km scorrevole faresti una prestazione in linea con quanto fai nella maratona classiaca...la 100Km del Passatore paragonata alla Pistoia Abetone è una gara dal percorso filante...!
Daniele

Filippo Lo Piccolo ha detto...

Ciao Daniele.

Si, il discorso quadra.
Quando non ti puoi allenare benissimo da un anno intero è chiaro che alla prima macro difficoltà vacilli.

L'aver vissuto in prima persona la gara della 50K Pistoia Abetone è un'esperienza che vivi intensamente con tutte le sue più forti emozioni.
Come sforzo fisico (intendevo) sentirla paragonata alla lineare 100K del Passatore (che non mi immagino nemmeno cosa possa essere) mi ha fatto riflettere sulla fin troppa sicurezza che avevo nell'aver affrontato questa gara.

Tutto qui, mantengo il coraggio, la voglia assoluta di mettermi in gioco ed il riadattamento alla fatica lunga.
In fondo nemmeno i ritmi di questa gara possono essere paragonati alla corsa di 42K in linea dove sei sempre sul filo dei 5 secondi di scarto ogni chilometro!
Per me era un ottimo allenamento e così è stato.

Resta la leggera delusione di non aver davvero potuto tagliare il traguardo e raccontare di quella medaglia in futuro ma come detto, si trattava di una fatica che va oltre il mio reale intendimento.

feliperun ha detto...

partecipai alla Pistoia Abetone nel 2004, lungo la salita finale incontrai Boris Bakmaz e lui sentenziò: "caldo e salita sono un cocktail indigesto"

Filippo Lo Piccolo ha detto...

@Felipe, Bakmaz d'altri tempi, la differenza tra lui e me è che negli anni ha allungato la distanza perchè le maratone ormai le sentiva troppo corte; io... ho sempre cercato la velocità riuscendoci negli ultimi anni basandola fondamentale per migliorare sulla 42K stessa.

Sono destini diversi, circostanze, modi di intendere l'atletica differente.
Per questo Bakmaz ha avuto i suoi giorni leggendari, non a caso, sulle strade del Passatore e su altre imprese come l'arrivo in quota Abetone.

Se fossero esistiti i social network anche allora ne avremmo visto delle belle... chi si allenava con il Bakmaz ha sempre narrato di lui cose impressionanti, in un'atletica dei tempi almeno in Sicilia ancora tanto competitiva...

Onore al grande interprete e pioniere delle Ultra

feliperun ha detto...

Verissimo, Boris ha un profilo di fb ricco di foto che lo ritraggono scalzo e sempre in ottima compagnia (atleti di alto livello)!

Come dici tu è stato pioniere delle ultra e così ha fatto venire voglia a molti altri di cimentarsi in quelle gare.
Ma io riconosco altre due similitudini importanti entrambi condividete con piacere la corsa con gli altri (anche modesti amatori) e nessuno dei due ha praticato l'atletica da professionista.

Anonimo ha detto...

Filippo,una domanda...per l'autunno prepari la Maratona di New York?
Daniele(lo stesso del messaggio prima,anonimo)

Filippo Lo Piccolo ha detto...

@Daniele, la risposta è si!
E sto facendo in modo che sia l'evento meglio preparato dell'anno!

Per tutto il resto attendi i racconti, ci tengo tanto nel tornare in America e nel contempo cacciar via le difficoltà con molta pazienza e dedizione!

NEW YORK CITY MARATHON 2010 (Foto Podisti.net)

NEW YORK CITY MARATHON 2010 (Foto Podisti.net)
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